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Sogni pesanti e sogni leggeri

Mi piace spendere una parola sui sogni che i bambini raccontano e sul loro modo di considerarli “pesanti o leggeri”.
Innanzitutto i sogni si confondono con l'invenzione di storie. Nel momento esatto in cui si svegliano, i bambini possono ricordare brevi flash e raccontarli davvero, ma nei momenti successivi tendono ad inventare piccole storie esprimendo, tramite queste, desideri, paure e ricordi.
Libri dei sogni pesanti e leggeri

Libri dei sogni pesanti e leggeri
Nel caso specifico poi, la distinzione che essi stessi hanno proposto tra “sogni pesanti e leggeri” li porta soprattutto ad inventare storie con quelle caratteristiche.
E per definire il concetto di “leggero / pesante” è interessante notare come si mescolino e si confondano tra loro contenuti e materia.
È leggera l'acqua perché permette di stare a galla e non sentire la forza di gravità (naturalmente per chi non teme l'acqua!); è leggero un angelo perché vola, ma non è leggero un nonno che muore (!). In altri casi è leggera una cosa che fa “star bene”, mentre è pesante ciò che fa paura.
Convenzionalmente e culturalmente noi adulti definiamo leggero un libro o uno spettacolo che non impegnano troppo concettualmente, mentre è pesante ciò che impegna e richiede sforzo interpretativo  o che si trascina troppo a lungo nel tempo.
I bambini dunque non condividono i nostri concetti di “pesante o leggero”. Hanno teorie loro proprie ed è fondamentale accorgersene. Solo una conversazione che non indirizzi verso risultati certi e omologanti, solo un adulto seriamente interessato a ciò che davvero pensano i bambini può permettere, sostenere e facilitare l'espressione del loro modo di intendere le questioni, di qualunque natura esse siano. La discussione tra i bambini è notevole anche se qui estremamente riassunta. Vale la pena leggere e rileggere attentamente le conversazioni dei bambini per coglierne modi di pensare al mondo a volte appena accennati e, di pari passo,  anche la costruzione di un pensiero che si fa via via più complesso grazie al confronto continuo con gli altri: altre ottiche con cui guardare al mondo.

 

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