di Daniela Guerzoni
Il  laboratorio inizia con la lettura, da parte del  Prof. F.  Frasnedi 1, di alcune poesie tratte da Versi del senso  perso, di Toti Scialoja 2 . In particolare, le insegnanti sono attratte da: “L’affranta giraffa”, “Riversa sull’erba”,  Il serpe sovente”, “Una libellula” e “Il gatto soriano”.
  Nelle poesie lette compaiono molti giochi  sonori, risonanze, assonanze… È soprattutto l'aggettivo “affranto” che  richiede un minimo di filologia. Fa parte di quelle parole che sono  entrate in noi con una vaga coscienza di significato, nei nostri strati  profondi, non consciamente sedimentati: vanno tirate fuori  per farle parlare. Sono parole-chiave, perché sono le parole-chiave  della vita.
  Così come “la carpa riversa” ci permette immediatamente di  identificarci con le nostre stanchezze.
In un laboratorio linguistico si possono fare a questo  proposito discussioni davvero filosofiche. Qui il gioco linguistico convive con  spiragli di senso che emergono in modo fortissimo: la bile è lilla… labile è il nulla (c'è profondità).
Afferrare parole importanti come labile e accorgersi che c'è anche un'estetica della parola: labile è parola bellissima e  affascinante. Se vogliamo provare ad indagarla, possiamo partire da labilità, la cui radice etimologica è scivolare.
Poi ci sono immagini festose: libo a chi balla… lo stagno pullula.
E ancora, giochi di parole modificate: bellulo.
Su queste cose si può davvero costruire un vero e autentico  rapporto di lettura.
La poesia relativa al “gatto” fa emergere parole come: …sovrano,  scaltro, con l'occhio lontano… cosa ne pensano i bambini? Hanno già in  proposito esperienze di vita cui far riferimento.
Il primo prodotto  della lettura è qualcosa che sembra indicibile. Poi ragionandoci impariamo a  dire e a mettere in circolo.
Rappresentare questi  percorsi di lettura con grandi mappe che rappresentano le diverse  interpretazioni, catene di senso per ricostruire senso, si rivela davvero  interessante.
In un laboratorio di lettura è bene che i bambini facciano  sempre i conti con l'oggetto libro, le pagine scritte e ingrandite, gli e-book  (display elettronici). In questo caso non c'è più il “tuo”, ma il “nostro”: un  oggetto da vivere con tutti gli altri.
Occorre avere molta fiducia  nelle letture ad alta voce; non preoccuparsi della comprensione, ma del fascino della voce. Letture anche in  lingue diverse….e ciascuno afferrerà quel pezzetto di testo che lo ha colpito.  L'importante è, dopo, saperlo riprendere, ritornarci sopra, rifletterci 3.
1 Appunti rivisti e corretti dal relatore.
2 Scialoja T., Versi del senso perso, prefazione di Paolo Mauri, Torino : Einaudi, 2009.
3 Altro testo consigliato: Oggero M., Il compito di un gatto di strada, Torino : Einaudi, 2009.
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