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CINQUE LEZIONI PER LEGGERE BENE1

di Yahis Martari

 

In questo breve saggio proponiamo cinque spunti di riflessione sulla pratica linguistica della lettura come strumento di una didattica della complessità e della ricchezza linguistica, culturale ed esistenziale. Per semplicità di esposizione, in apertura di ogni paragrafo proponiamo un titolo sintetico del contenuto.

 

1. Una lezione di Henri Meschonnic.
Ogni sapere è fatto di linguaggio. La lettura è lo strumento di ogni conoscenza.

Per il linguista francese Henri Meschonnic, dire teoria e didattica del linguaggio significa dire teoria e didattica della complessità umana. Questo perché Meschonnic2 pensa al linguaggio e alla sua teoria non come a una scienza linguistica in senso stretto, oppure come a una filosofia del linguaggio. Piuttosto, la sua è una riflessione sullo statuto delle pratiche linguistiche, cioè sulla capacità di saper vedere e cogliere la lingua nelle pratiche sociali e culturali; una riflessione che passa attraverso tutte quelle discipline che raggruppiamo sotto il nome di scienze umane, includendovi lo studio della letteratura, della filosofia e delle arti figurative. Ma anche la linguistica non sfugge a questa riflessione, e neppure le scienza della vita e della natura possono essere escluse: per esempio lo studio delle metafore della biologia, come suggerisce Meschonnic, è uno degli elementi più importanti della riflessione sul linguaggio. Eppure non c'è coincidenza con nessuna di queste discipline in sé; piuttosto, la teoria del linguaggio, così intesa, è un territorio di sovrapposizione tra tutti questi saperi in cui l'uomo pratica la sua attività semiotica, simbolica, linguistica, attraverso strumenti cognitivi ed emozionali.
Lavorare a una teoria del linguaggio significa dunque cercare di varcare le frontiere delle discipline. Proprio quelle frontiere che individuano da un lato le scienze umane, dall'altro gli studi filosofici, dall'altro gli studi letterari, dall'altra ancora le scienze antropologiche e dell'educazione ecc. Ma Meschonnic non fa tanto un discorso intorno alla transdisciplinarità: la teoria del linguaggio deve essere considerata, piuttosto, una vera e propria disciplina a sé stante. È il progetto una "teoria critica" che si ponga in opposizione alle teorie tradizionali del linguaggio, settorializzate, frammentate, iper-specializzate e incapaci di avvicinare le scienze umane in una teoria di insieme che ne colga la complessità.

Ciononostante, la fondazione di questa nuova disciplina del linguaggio spetta proprio agli specialisti delle altre discipline; a tutti gli specialisti. Perché se essa fosse isolata, o al margine di tutte le altre discipline, non sarebbe possibile alcun tipo di comunicazione profonda tra i nuclei fondanti delle discipline stesse, e tra le strumentazioni di linguaggio che esse mettono in campo. E proprio su questa via, dunque, stendiamo le seguenti note a partire dalla prospettiva della teoria e della didattica della lettura, cercando di segnalare alcune linee di interesse generale sul leggere come pratica di complessità e comprensione di sé attraverso il linguaggio.

 


1 Le idee di questo testo, presentate in forma differente, sono state espresse in «Note sulla didattica della lettura», in Riforma e didattica , Falzea, 4/2006, pp. 54-62.
2 Meschonnic H. "Plan d'urgence pour enseigner la théorie du langage", in Morin E. Relier les connaissances, Seuil, Paris, 1999, pp. 430-434.

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