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IL PICCOLO MOUCK

Sezione 3 anni

Il Piccolo Mouck si perde nel deserto

L'ultima esperienza che presentiamo comprende tutte le voci sino ad ora indicate ed esplorate, presentandosi come un'esperienza sistematica che tiene conto di tutti gli aspetti che sempre accompagnano la lettura di un testo.
Vediamoli:

•  Come cominciare: l'insegnante presenta un piccolo brano come fosse una cosa preziosa, creando in sezione la giusta atmosfera, che naturalmente cambierà di volta in volta in relazione al contenuto. Il fatto che si tratti di un solo piccolo brano (e quindi di una storia di cui non si conoscono svolgimenti ed esiti) spinge i bambini a fare inferenze, a formulare interpretazioni e ipotesi possibili, come raramente avviene. La motivazione è autentica: si tratta di un testo ormai "perduto", chissà quando e chissà dove! I bambini si trovano coinvolti da subito sul piano emotivo e questo li aiuterà anche nella comprensione e nella risoluzione dei problemi linguistici specifici. È la forte motivazione a tener alta l'attenzione e a sostenere lo sforzo concettuale che durerà per giorni e giorni, a conferma di come emotivo e cognitivo debbano procedere necessariamente assieme

•  Il sostegno dell'esperienza: mi sembra importante sottolineare ancora una volta l'importanza dell'esperienza vissuta in vista della comprensione, della capacità immaginativa e della ricerca di parole, note e non, per bambini così piccoli come quelli della Scuola dell'Infanzia (e non solo!). L'insegnante, in questo caso, mette a disposizione tutto quanto è possibile per aiutare i bambini a "vedere" paesaggi lontani e poco usuali come il deserto (luogo in cui la storia si svolge) e altri che verranno in seguito: fotografie paesaggistiche, oggetti, musiche e abbigliamento tipici di quel determinato ambiente. Del resto i bambini di questa età non hanno mai fatto esperienza di deserto, dunque come potrebbero altrimenti immaginarlo e calarsi nel contesto della storia?

•  La rappresentazione: più che una rappresentazione iconica e linguistica, è il gioco dei travestimenti, in questo caso, ad assumere un ruolo di rilievo. Mentre i bambini giocano e drammatizzano la storia (opportunamente agghindati, in una tenda simile a quelle che effettivamente si possono vedere nel deserto, e utilizzando un pupazzo chiamato "Mouk") parlano tra loro e, mentre parlano, compaiono parole note e non, compaiono punti di vista, discussioni, messe a fuoco e arricchimenti: le tante direzioni che la storia o le storie potrebbero assumere (nuove storie che l'insegnante non dimenticherà di raccogliere per loro). Nasce anche la Scatola della storia, che sosterrà la rilettura da parte dei bambini, diventerà la loro memoria, permettendo loro di continuare a drammatizzare nel tempo.

•  Le parole: in questo contesto globale le opportunità di apprendere o inventare nuove parole sono innumerevoli. I bambini scoprono, giocando con le parole, che si può passare da una parola all'altra, da una catena associativa all'altra, in un rimando continuo e infinito. Scoprono cioè che le parole sono dotate di una loro autonomia: si moltiplicano in modo esponenziale dando vita, di volta in volta, a diversi universi linguistici e di senso. È una grande scoperta che appaga i bambini, proprio perché rientra in un contesto largo, denso di approcci e significati, molto lontano da esercizi sterili e specificamente scolastici.

Per quanto riguarda il racconto dell'esperienza, lasceremo la parola, in questo caso come in altri ove sia possibile, direttamente all'insegnante che l'ha condotta.

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