di Daniela Guerzoni
A qualunque insegnante sarà capitato di  vedere bambini che aprono libri e si mettono a leggere, a volte col dito che  segue la scrittura, altre assolutamente no: una vera e propria fabulazione che  viene chiamata La lettura dei non lettori.
    Il comportamento degli adulti influenza  sempre il comportamento dei bambini, perciò adulti che leggono indurranno  curiosità e attenzione verso i libri. Ma sarebbe sbagliato intendere l’imitazione come fatto puramente  automatico. 
    Mentre i bambini leggono compaiono stili  individuali e competenze lessicali e sintattiche, informazioni importanti  dal punto di vista didattico. Anche la sola scelta dei libri ci dà informazioni  circa i gusti e le preferenze individuali. 
    I lettori  non lettori possono avvicinarsi a testi noti e non. Nel primo caso  cercheranno di riprendere anche i contenuti che la lettura dell’adulto ha fatto  emergere, tralasciando o aggiungendo qua e là in relazione agli interessi  personali. Potrebbero anche modificare parti, personaggi, conclusioni a  dimostrazione di come anche l’imitazione non manchi mai di un aspetto creativo  e personale.
    Quando poi si addentreranno nella lettura  di testi non conosciuti, l’aspetto creativo sarà il vero protagonista del loro  narrare.
    I bambini inventeranno l’intera storia, a  volte suggerita dalle immagini, a volte solo un pretesto per raccontare col  linguaggio della narrazione ciò che hanno in mente: esperienze, sogni, ricordi  personali, piccole storie tutte loro.
    In entrambi i casi i bambini sono consapevoli del fatto che stanno "leggendo", perciò la loro  narrazione sarà diversa da quella tipica dell’oralità (!)
    Se l’insegnante chiederà di leggere col dito i bambini cominceranno  a fare i conti con la lingua scritta anche in termine di corrispondenza e di quantità: la lunghezza del loro racconto dovrà corrispondere alla lunghezza del testo  scritto e lo scorrere del dito sulla pagina mostrerà incongruenze possibili.
    Sarà interessante assistere alla sorpresa  dei bambini nell’accorgersi che, a racconto finito, c’è ancora tanto scritto  che rimane. Ci sarà allora chi riprenderà il proprio racconto per allungarlo  quel tanto che basta, chi lo ripeterà più volte semplicemente, chi tenderà ad  interpretare il resto non come racconto ma, ad esempio, come informazioni  aggiuntive, spiegazioni, regole, etc.
    Se l’insegnante proporrà La Lettura dei non lettori come attività  organizzata in cui tutti i bambini, a turno, potranno provarsi a leggere per  gli amici, ci si potrà accorgere anche delle loro competenze comunicative: in  che modo tengono conto degli interlocutori? Prendono a carico i compagni? Si  accorgono di un’attenzione non sempre costante? Cosa fanno per richiamare  l’attenzione? Lasciano spazio alle domande? Mostrano le immagini del libro?  Ecc.
    
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