Titolo Home page Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna MEMO - Multicentro Educativo Modena "Sergio Neri" Comune di Modena - Settore Istruzione
Dar voce ai personaggi > La passeggiata di un distratto > Il microteatro e i burattini cartonati
<<< 6 >>>
 

La parola agli altri personaggi e le diverse strategie degli insegnanti: il microteatro, i burattini cartonati, le interviste, il gioco dei travestimenti, dialoghi a teatro

 

Il microteatro e i burattini cartonati

Il contesto è quello del Micro-teatro. I bambini hanno disegnato le sagome dei personaggi opportunamente cartonati e plastificati dalle insegnanti. Il fatto che siano sorretti da piccoli bastoncini ne facilita l’uso da parte dei bambini, che  sono invitati ad interpretare lo stesso personaggio.

Burattini cartonati
È come sempre interessante notare i diversi punti di vista, i diversi immaginari, le diverse esperienze di riferimento.
Già in questi primissimi racconti risultano evidenti le difficoltà linguistiche e narratologiche dei bambini. I bambini si mettono nei panni di un personaggio, ma mentre raccontano dimenticano il processo di identificazione necessario alla recita, tornando a parlare in prima persona. Le frasi che troveremo trascritte in grassetto in cui i bambini scambiano di volta in volta soggetti, concordanze tra soggetti e participi, tra femminile e maschile, ecc… ne sono una chiara testimonianza.
Dal punto di vista narrativo, invece, va sottolineato come il "dar voce" ai personaggi di una storia dia vita ad interventi che con la storia nulla hanno a che fare. Si tratta piuttosto di nuove storie, di nuovi contesti, di nuove informazioni. I bambini dunque faticano a rimanere nei confini di una coerenza narrativa, almeno in questa prima fase. Ascoltiamoli mentre giocano ad interpretare i vari personaggi.

Il Barattolo

Io sono un barattolo e rotolo e, con voce piano, dico: “Che bello, rotoloooo!!!” e mi piace tanto che vado avanti e indietro e mi spingo da solo. Alla sera vado a nanna e dormo tanto.

Giacomo

Il Barattolo

Il Barattolo
Sono un barattolo e dentro di me c’era un messaggio che diceva: “Mi manca molto la mia mamma”. Era un bimbo che l’ha scritto, perché la sua mamma era andata in un posto. Io ero nascosto in un cespuglio e mi ha cercato un papà e ha letto cosa c’era scritto. Il papà mi ha preso su e mi ha portato a casa sua e ci ha messo dentro dei fiori per la mamma.

Francesco

Ciao, sono un barattolo e rotolavo per strada e chiamavo “Aiuto, aiuto!” a bassa voce, perché un vicino di casa, che stendeva le pedane, mi ha visto, mi ha raccolto e mi ha portato a casa sua. Io ho ringraziato tanto tanto e ci ha messo, anzi, dell’acqua per lavarmi. E dopo non mi ha buttato via, ma lo riciclava e mi ha usato come bicchiere. Posso dire che quella signora è stata carina , perché mi ha salvato: “grazie grazie e un bacione grosso”

Martina

Sono il barattolo che delle volte mi schiacciano e mi lanciano. Sai? C’era una volta che mi hanno lanciato giù da una montagna e dicevo: “Aspettate, aspettate! Basta, basta… mi gira la testa e mi viene il gomito!” Ma non mi ascoltavano e quando sono scesa dalla montagna mi sono fermata e sotto c’era delle macchine, ma per fortuna non mi hanno schiacciato. Lì giù ho incontrato un’amica che si chiamava “Bottiglia” e ho incontrato un amico “Pattume” e mi dice: “ Ciao” e mi racconta di tutte le immondizie che ci sono dentro. Io lo ascolto. Mi piacerebbe andare a vedere quanta roba c’è lì dentro, però c’è tanta puzza e decido di stare da un’altra parte. Che fortuna che non sono andata dentro, perché se no soffocavo e venivo schiacciata. Ho urlato forte forte: “Che fortuna!”

Sara

La mamma di Giovanni

Questo secondo personaggio permette ai bambini una maggiore identificazione e, come sempre capita con bambini di quest'età, il maggior coinvolgimento permette anche  una maggior resa.
I loro racconti adesso sono più ricchi di informazioni circa la propria vita personale e familiare. Se letti con attenzione, saranno in grado di dirci tanto di più a proposito di come i bambini vedono e giudicano Giovannino e i suoi comportamenti, dando vita anche a possibili ampliamenti alla storia originale.
Anche la coerenza linguistica e narrativa trova ora una propria compiutezza.
Da notare ancora, con simpatia e interesse, i diversi “modelli” di madre che i bambini rappresentano. I riferimenti personali e culturali sono indubbi ed espliciti.
Compaiono qua e là anche le parole che sono state oggetto di indagini precedenti.



La mamma di Giovanni
Ciao, sono Elisa, la mamma di Giovanni e sono coi capelli lisci, beige... e lunghi. Sai? Lavoro in una biblioteca e guardo i libri e li do ai signori e alle persone con la tessera. Giovanni mi viene a trovare e legge tanti libri, perché a lui piacciono tanto. Libri e colorare. Quando è in biblioteca non si distrae, quando va in giro da solo si distrae, perde tutto di sé, perché ha la testa fra le nuvole. Giovanni non mi fa arrabbiare, perché è tranquillo e mentre io cucino, lui gioca, o legge, o guarda la Tv.

Ludovica

Sono bella, con i capelli biondi e sono la mamma di Giovanni, il mio bimbo ricciolino. Dipingo sempre e faccio dei grandi quadri e li vendo a delle persone così prendo i soldi. Giovanni mi aiuta a fare i disegni, però delle volte va fuori con gli amici o da solo e si distrae, perde delle cose del suo corpo e poi io, con un bacio, gliele metto insieme.
Io faccio da mangiare a Giovanni e la nonna Nadia fa i tortellini, i passatelli, le lasagne e l’arrosto. Io e Giovanni mangiamo tutto!

Francesca

Ciao, io sono la mamma di Giovanni. Mi chiamo Roberta e sono tranquilla, buona, molto buona…perché non so dov’è Giovanni!
Io sono buona, buonina, buonissima…ma Giovanni è un monello! Va per strada e perde tutto quanto del suo corpo, veramente!. Ma poi, visto che il paese è piccolo, le persone lo conoscono tutte e portano a casa i suoi pezzi.

Marzia

…Sono  bella, molto truccata e il mio bimbo è molto bravo…

…Sono bella, molto truccata
e il mio bimbo è molto bravo…
Ciao, sono bella, molto truccata e il mio bimbo è molto bravo… delle volte sì e delle volte no, perché si dimentica di portarmi a casa la spesa. È un bimbo distratto, perché si perde a fare delle cose nella sua mente e allora è una cosa vergognosa!!!

Teresa

Durante il giorno io faccio la dottoressa, perché mi hanno licenziato… perché avevo un altro lavoro… e poi adesso faccio la dottoressa! E visito tanti ammalati!!! Così, vedi, io non mi preoccupo se Giovanni perde i pezzi, perché io so attaccarli!
Giovanni, a casa, guarda tanti cartoni alla Tv e poi viene a mangiare la pasta che preparo io, perché sono una brava cuoca, perché era il mio lavoro prima di essere licenziata…

Carolina

 

<<< 6 >>>

 

Torna su

 

© 2015. MEMO "Multicentro Educativo Modena S. Neri"
Viale Jacopo Barozzi, 172. 41124 Modena. Italia.
È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo analogico o digitale
senza il consenso scritto dell'editore.
Per informazioni scrivere a: memo@comune.modena.it