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LABORATORIO - LA REGINA DELLE NEVI (Andersen)

Le insegnanti sono invitate a suddividersi in piccoli gruppi con la consegna di leggere e analizzare ogni “stazione” della storia presa in considerazione (7 in tutto), individuando i personaggi che entrano in campo e come lo fanno.

Interessante notare come le parole (e non solo la voce) dei personaggi ci riportino nell'ambito dell'oralità. Ogni personaggio potrà parlare come sa o come noi lo immaginiamo facendo una operazione di contestualizzazione: diverse le caratteristiche fisiche, diverse le provenienze, diversi gli accenti. Ogni personaggio sarà unico e irripetibile e, nel dar loro voce e parola, sarà necessario far ricorso al mondo dell'oralità, così ricco di intonazioni, pause, esclamazioni, espressioni e mimica. A maggior ragione quando i personaggi saranno oggetti, animali o altro che vedono, sentono, pensano.
In questo caso potrà diventare rilevante anche il ricorso alle onomatopee, ai giochi di parole, alla ricerca di voci adeguate (ad esempio: come potranno parlare le forbici o un coltello, o un barattolo in una discarica?)
Gli obiettivi sono dunque molteplici:

Le consegne circa i personaggi sono mirate e precise: ogni gruppo deve dotarsi di una lettrice e le insegnanti sono invitate a scrivere il loro “pezzo aggiunto” in modo che si inserisca nella struttura scritta della storia.
Si decide di dar voce ai seguenti personaggi:

L’invito del docente è quello di:

In conclusione, scrivere una parte un po' più “orale” e leggerla con vivacità.

Riportiamo di seguito le "Parole dei Personaggi", inventate e scritte nel corso della mattinata (fai click per aprire e leggere).

La neve spazzata dal vento racconta…
La neve spazzata dal vento racconta:

L’inverno era arrivato sulla città. Il cielo era grigio, l’aria era fredda e pungente, tutti sapevano che presto sarebbe nevicato. Alcuni dei miei fiocchi cominciarono a cadere e, ben presto, i tetti della città furono coperti dal mio manto bianco e ghiacciato.
Ah, mi divertivo tanto a cadere trasformando le finestre delle case in piccoli e gioiosi teatri per i bambini che, incuriositi, stavano a guardare chiusi nel caldo della loro casa!
Ad un certo punto mi posai sul davanzale delle finestre di due bambini, amici fraterni, che si chiamavano Kay e Gerda. Come mi sembrava povera quella soffitta! Però i bambini sembravano felici, sorridenti e si vedeva che si volevano tanto bene. Ho sentito i loro nomi e, pur abitando in due soffitte diverse, ho capito che riuscivano ad incontrarsi ogni giorno per giocare e ascoltare le favole della nonna di Gerda.
Infatti la mia coltre bianca non impediva a Kay di salire le scale per incontrare ogni giorno la sua amica. Un giorno particolarmente freddo, in cui io mi ero addirittura trasformata in tanti ghiaccioli gocciolanti attaccati alle finestre della soffitta, sentii all’improvviso che alcuni dei miei fiocchi di neve, come impazziti, cominciarono a volare sempre più velocemente fino a trasformarsi in un vortice sempre più grande e minaccioso e che assumeva sembianze umane: una donna bellissima e delicata, ma fatta di un ghiaccio abbagliante, tanto che i bambini, spaventati, chiusero gli occhi sperando che tutto ciò scomparisse. Invece, riaprendo gli occhi, si accorsero che la signora di ghiaccio era viva e li guardava con occhi brillanti come stelle, anzi, li salutò con la mano e Kay si spaventò tanto da cadere dalla sedia. Ma lo sguardo della signora lo aveva colpito come se il ghiaccio si fosse frantumato in mille pezzi e come se uno di quei pezzi fosse entrato nel suo cuore. Guardavo la scena senza capire: Kay, riavutosi dalla paura, non era più quello di prima! Era sgarbato, non voleva più nemmeno ascoltare le storie della nonna, trattava male Gerda che, stupita, lo guardò uscire di casa con la slitta per andare nella piazza a giocare coi ragazzi più grandi.
Noh! Io volevo fermarlo, ma come potevo fare? Non volevo che andasse in pericolo allora iniziai a far scendere i miei fiocchi fitti fitti, in modo che lui non vedesse più niente intorno. Kay si spaventò molto, cominciò a chiedere aiuto, ma nessuno lo sentì, così i miei fiocchi diventarono sempre più grandi sino ad assumere la forma di “polli bianchi”.
Ad un certo punto però dovettero spostarsi per lasciare spazio alla magnifica slitta della Signora delle nevi che continuò il suo cammino portando con se Kay per fargli conoscere il suo mondo incantato.


Le scarpe raccontano…
Le scarpe raccontano:

Siamo due scarpette rosse, belle…e viviamo nella bottega di un calzolaio. Quanti racconti abbiamo sentito dalle altre: racconti meravigliosi di balli, di pavimenti brillanti e incerati, di piedi profumati, di dame affascinanti… e, anche noi, sognamo di principi e principesse. Ma…
Un giorno nel negozio entra una bimba con la sua vecchia nonna…
-Ti ricordi cosa ti avevo detto? Avevo detto: nasconditi! Non farti vedere, sono due straccione!
-E’ vero, ma la bambina ha un viso gentile… le manine sono ruvide, ma le sue carezze sono delicate
-Guarda, guarda: la vecchia sta pagando! E’ fatta: ci portano via! Diventeremo brutte e sciupate come quelle che hanno ai piedi!
-Ma no, non preoccuparti. Andremo a camminare, alla scoperta del mondo!!!
Invece non è stato così: per molto tempo siamo rimaste chiuse dentro ad un armadio, ma per fortuna tutti i giorni Gerda ci veniva a guardare, ad accarezzare.
Finalmente un giorno Gerda apre la scatola…
-Che bello, chissà dove ci porterà? Ci sta infilando ai piedi!
-Ecco, ci prende
-Oh no! Che molliccio! Ma cosa sta facendo? Che schifo… ci sta rovinando… Fermati! Via di qua!
-Vedi che ha capito? Usciamo dai piedi…siamo salve!
-Mah… aiuto… cosa succede? Ma stiamo volando…
Splash
-Che freddo: l’acqua è gelida….
-Nuot, nuota verso al riva, raggiungiamola!
-No, io non vengo. Vacci tu!
Lentamente una scarpetta rossa affonda e si adagia sul fondale del fiume… Poco tempo dopo un pesce ne farà la sua dimora
L’altra, annaspando fino alla riva, riesce a camminare… e cammina e cammina… finisce nella storia di “Scarpette rosse”.


La cornacchia fidanzata racconta:
La cornacchia fidanzata racconta:

Il giorno in cui la principessa decise di sposarsi, io ero presente. Figuriamoci!
Neanche per sogno mi sarei persa l’evento dell’anno: la principessa si sposa!!!
Tutte le ragazze del regno (e anch’io d’altronde) desiderano sposarsi, ma voi, l’avete vista bene la nostra principessa? Finora non era riuscita a trovare nessuno, neanche lo gnomo più peloso, bavoso e brufoloso del regno aveva chiesto la sua mano.
La principessa, che oltre ad essere brutta, ma proprio brutta, aveva anche un orribile nome, si chiamava Orfea (!) e adesso ve la descrivo.
Noi cornacchie siamo sempre vestite con un tubino nero, lucido, elegante e senza pieghe…siamo sempre impeccabili. La principessa invece ha sempre i vestiti stropicciati, i capelli arruffati e sporchi. Noi siamo magre, con il corpo longilineo, lei, invece, è cicciottella, ma talmente cicciottella che spesso le sue damigelle di corte non riescono ad allacciare il suo corpetto.
Noi cornacchie andiamo fiere della nostra carnagione abbronzata, nero corvino anche d’inverno, mentre lei è sempre pallida, emaciata come uno straccio lavato.
Ma ciò che, secondo me, allontana ogni spasimante è la sua voce: una voce melensa, zuccherosa, diabetica! Non si può sentire… volete paragonarla alla mia voce altisonante, gracchiante, forte e squillante? Tutta un’altra cosa.
Beh, veniamo al dunque. Dato che capiva che sarebbe rimasta vecchia e sola, escogitò un piano, quella furbacchiona! Un piano? Una trappola! Orfea infatti convocò tutti gli uomini del regno con la scusa di sostenere un provino per diventare intrattenitore di corte, e una volta assunto il poveretto, si trovava costretto, a cusa di una postilla scritta nel contratto, a sposarsela! A sposarsela, vi rendete conto?
Non potevo assolutamente permettere che questo giovane cadesse nelle grinfie della principessa megera.
Pensai a un piano, ma non mi venne in mente niente… fu il mio fidanzato “servitore”, il “servanzato” a farmi venire l’idea. Egli aveva conosciuto nelle sue peregrinazioni una dolce bambina che cercava disperatamente “l’amico perduto”. La descrizione del mio “servanzato” coincideva con la descrizione del povero sventurato e così entrai in azione. Decisi di far entrare, in una notte di luna piena mentre la regina ronfava della grossa, la bambina che avrebbe liberato l’amico.
Purtroppo però ci rendemmo conto che il povero sposo sventurato non era l’amico della bambina e così dovette accettare il suo destino dannato e rimanere in gabbia fino a che “morte non li separi”!!!
Ovviamente per me la morale della storia è : “se si è sposata lei, si sposano tutte”, non temete!
E per me non è stato così. Io ho avuto un matrimonio felice e sereno.


Il coltello (un coltello lucido che brillava da far inorridire…) racconta…
Il coltello (un coltello lucido che brillava da far inorridire…) racconta:

Volete sapere cosa può capitare ad un coltello affilato?
Un giorno all’improvviso mi sono svegliato in mezzo ad un’orda di briganti violenti e Io che sono nato per stare attaccato alla cintola di un re! Creato con il miglior metallo di tutti i tempi e forgiato dalle abili mani di un fabbro dello Zar. Guardalo quel mio cugino fortunato, lui si che fa una bella vita. È l’amico fidato del capo: taglia, sgozza, fa profonde ferite, terrorizza gli amici col suo aspetto fiero e lucente!
Adesso ci mancava solo Gerda, questa mocciosa paffutella…io la ferirei non solo con le parole, come fa la mia padrona.
Pensa cosa mi tocca fare… il barbiere per le renne o passare per piuma facendo il solletico sia a quell’animale puzzolente, che a quella donna barbuta. Invece di dormire in un fodero di cuoio pregiato, vengo piantato come l’edera nelle crepe dei muri, rovinando l’affilatura della mia lama scintillante. Cosa penserebbero i miei avi se venissero a sapere la fine ingloriosa che ho fatto?! E, ancor peggio,  se vedessero che sono obbligato a dormire tra due mocciose come un orsacchiotto!!!
L’incarico più grande che ho avuto è stato quello di affondare la mia lama… tra i fili intrecciati di una sottile e usurata corda!
Sempre solo promesse, mai fatti e azioni… non è proprio il destino per un nobile coltello come me!


La renna racconta…
La renna racconta:

Me ne stavo tranquillamente seduta a pensare al mio nuovo ingaggio dell’anno affidatomi da Babbo Natale, un po’ preoccupata per i tanto lavoro che mi aspettava, ma felice, immensamente felice della gioia che avrei procurato a tanti bambini nel mondo, quando sentii un urlaccio che mi distolse dai miei pensieri. Non ci crederete, ma vidi un gruppo di briganti che stava assalendo una carrozza tutta d’oro, ma tutta, tutta d’oro, che luccicava tanto da abbagliare la vista. Era capeggiata da una vecchia brigantessa con una barba lunghissima e sopracciglia orribili che le cadevano sugli occhi. Questa vecchiaccia, oltre ad essere mostruosa, era anche cattiva, perché aveva tirato giù dalla carrozza una bambina dai riccioli d’oro e la stava per uccidere con un coltellaccio lucido da fare inorridire. Non potevo stare a guardare, dovevo intervenire! Stavo proprio per farlo quando fui interrotta dall’urlo agghiacciante della vecchiaccia, che era stata morsa da una marmocchia dai capelli tutti neri che spuntò fuori, improvvisamente, da un fagotto attaccato alla sua schiena e, allora, ah, ah, ah! Scoppiai in una grassa risata perché quel potente morso impedì alla vecchiaccia di uccidere la bambina. Sapete chi era questa marmocchia dai denti così aguzzi? Era nientedimeno che sua figlia! Mah! Mi tranquillizzai quando vidi che le due bambine si sedettero insieme, come due amiche, nella carrozza.
Così tornai ai miei beati pensieri, quando, sul più bello fui fui di nuovo disturbata da quelle due monelle. La monella dai capelli neri mi chiese di accompagnare in Lapponia la sua nuova amica dai capelli d’oro che, scoprii, si chiamava Gerda. Doveva cercare il suo amico adorato di nome Kay che era stato rapito! Pensate un po’, dalla Regina delle nevi!
Non ci pensai due volte, la feci salire in groppa e…pronti via, verso l’Aurora Boreale! Non stavo più nella pelliccia dalla gioia…a volte succedono cose che superano la mia fantasia e, credetemi, io di fantasia ne ho da vendere!


Il pidocchio (personaggio introdotto) racconta…
Il pidocchio (personaggio introdotto) racconta:

Eccomi qua, sono un po’ fastidioso, piccolo e nero, nessuno mi vuole ed è per questo che sono finito sulla testa del Troll, sull’unico capello che gli è rimasto.
Io, povero pidocchio affamato, ho dovuto assistere a cose incredibili, ho visto scene terribili, ma così terribili che sono dovuto scappare. Ora vi racconto. Quel pazzo di Troll che è persino più antipatico e dispettoso di me un bel giorno, o un brutto giorno (dipende da chi legge) costruì uno specchio molto particolare per guardare e pettinarsi quell’unico e ridicolo capello che aveva sulla testa.
Lo specchio era magico e faceva ingigantire tutte le cose, rendendo brutte anche le cose più belle. Quando il Troll vi si specchiava si vedeva come un leone con la sua folta criniera. Era talmente ridicolo che lo specchio cominciò a ridere così tanto da rompersi in centinaia di milioni e milioni di pezzi che, svolazzando, andarono in giro per il mondo e io insieme a loro. Quante cose hanno visto i miei occhi: pensate che uno dei pezzi più grandi dello specchio finì al Polo Nord, proprio davanti alla casa di Babbo Natale che, uscendo dalla porta per iniziare la consegna dei regali, si specchiò e immediatamente si vide in boxer e canottiera bianca davanti a tutti i folletti e alle renne che ridevano a crepapelle!
E questo ancora non è niente. Pensate a quel povero maestro che, specchiandosi in un pezzettino caduto, non si sa come davanti alla lavagna, vide la sua piccola lentiggine sul naso trasformarsi in un enorme bitorzolo peloso e purulento, che fece scappare a gambe levate tutti i 25 bambini. C’era chi scappava dalla porta, chi dalla finestra, chi si rinchiudeva nel bagno… Insomma fu una catastrofe!
E potrei raccontarvi ancora tante storie, come ad esempio quella del signore che si costruì con questi pezzi di specchio degli occhiali, oppure quella del nano che con lo specchio si costruì un bicchiere magico, e ancora e ancora!
Provate ad immaginarvelo…
Di quei pezzettini di specchio che svolazzano nel mondo ce ne sono ancora tanti e uno di questi è finito in questa storia: provate ad ascoltarla!

 

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