Il bambino che frequenta la Scuola dell’Infanzia sa parlare di cose che  conosce, comunica con l’adulto se motivato da bisogni o interessi, comunica  spontaneamente con gli altri bambini nel gioco, nel fare, nello scambio di  informazioni.
    Se a casa il bambino fa  domande continue, occorre fare attenzione affinché la scuola, agenzia educativa  per eccellenza, non diventi un contesto in cui il bambino si trova a dover  rispondere alle domande dell’insegnante. Ci aspettiamo che la scuola crei situazioni in cui il bambino senta il  bisogno di fare e farsi domande, cercare risposte confrontandosi con il fare e  il pensare degli altri, con il dire suo e degli altri.
    A scuola le parole devono  essere veicolo al proprio fare e pensare, veicolo di confronto con le idee e le  conoscenze degli altri, bambini e adulti. Le parole devono motivare un nuovo  fare insieme, un nuovo pensare insieme.
  Oggetto  di conversazione perciò sarà ogni situazione di vita quando parlarne serve a  chiarine il significato, aggiungere  conoscenza, motivare e sostenere il fare.
    Confrontarsi su come è fatta  o come si deve fare una cosa, ad esempio, chiarisce e migliora la presa di  coscienza della situazione e contribuisce ad aggiustare il proprio saper fare operativo.
    Osservare i bambini e ascoltare le loro conversazioni negli  angoli di gioco, magari riprese con una videocamera appoggiata lì per caso,  ci aiuta a cogliere questioni per loro rilevanti.
    Attraverso il linguaggio un  argomento può essere conosciuto nelle sue relazioni esterne, collegato cioè con  altri argomenti del mondo che contribuiscono a definirlo, ad ampliarlo, a  differenziarne i significati.
    Perciò, più che di contenuti  della conversazione, potremmo parlare di contesti  in cui sviluppare conversazioni: i contesti del fare e del pensare;  dell’accorgersi e del sentire. Contesti che, a loro volta, costruiscono  competenza linguistica.
    Il fare e le esperienze  percettive in particolare aiutano a comprendere meglio il significato delle  parole. È spesso la mancanza di esperienza percettiva ed operativa che rende  privi di significato, se non addirittura stereotipate, molte parole e spiegazioni  in uso tra gli adulti.
    Quindi nelle diverse  situazioni si impara a parlare delle cose, si impara a parlarne insieme agli  altri bambini che condividono la situazione, con la guida dell’insegnante che  del contesto è organizzatrice e responsabile, ma che nel contesto vive anche in  prima persona.
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