Qual è l'"atteggiamento intellettuale" del lettore che interpreta il testo? Oppure: per quali vie avviene il dialogo ermeneutico tra lettore e testo? La prima consapevolezza è quella del rapporto costante, in un testo, tra la sua unità e le parti che lo costituiscono; cioè della intrinseca ed emergente complessità dell'interazione tra testo e lettore. Il lettore non deve perdere di vista i particolari del testo, come fossero le preziose tessere di un mosaico oppure le maglie di una rete; ma al tempo stesso deve cercare di porre ognuna di queste tessere nel contesto complesso che esse costituiscono. Con le parole di Edgar Morin, proprio riguardo alla complessità come relazione tra il tutto e le parti, "Il globale è più del contesto, è l'insieme contenente parti diverse che a esso sono legate in modo inter-retroattivo o organizzazionale. Il tutto ha qualità o proprietà che non si troverebbero nelle parti se fossero isolate le une dalle altre." 8. E, citando le parole di Pascal: "Essendo tutte le cose causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e immediate, e tutte essendo legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce le più lontane e le più disparate, ritengo sia impossibile conoscere le parti senza il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto senza conoscere le parti" 9. Questo sguardo attento alla complessità del testo è la prima condizione, dunque, per la conoscenza e, aggiungiamo noi, per la lettura.
Uno psicologo come Jerome Bruner, attento all'aspetto culturale dei processi di conoscenza, lettura compresa, sostiene, in proposito, che "l'aspetto particolarmente interessante di una storia, intesa come struttura, è la strada a due sensi che percorre fra le sue parti e il tutto. Gli eventi raccontati in una storia ricevono significato dalla storia nel suo complesso. Ma la storia nel suo complesso è costituita dalle parti. Questo inseguirsi la coda fra parte e tutto porta il nome formidabile di "circolo ermeneutico" ed è ciò che fa sì che le storie siano soggette a interpretazione e non a spiegazione. Non si può spiegare una storia, tutto quello che si può fare è darne diverse interpretazioni" 10.
Il leggere ermeneutico, come abbiamo già detto, è in questi termini una pratica complessa. Impariamo a comprendere l'emergenza e la circolarità dei fatti del mondo facendo pratica di comprensione del testo. Questo diventa il nostro interlocutore, la voce con cui impariamo a misurarci per creare un'interpretazione. E a partire da questo dialogo impariamo anche la relatività di ogni comprensione rispetto al soggetto interpretante. Leggere è imparare a conoscere il mondo, e proprio per questo Umberto Eco durante un ciclo di conferenze ormai celebre, ha detto molto bene: "leggendo romanzi sfuggiamo all'angoscia che ci coglie quando cerchiamo di dire qualcosa di vero sul mondo reale. Questa è la funzione terapeutica della narrativa e la ragione per cui gli uomini, dagli inizi dell'umanità, raccontano storie. Che è poi la funzione dei miti: dar forma al disordine dell'esperienza" 11. E così potremmo glossare, nella nostra prospettiva teorica, le parole di Eco: l'incontro e lo scontro tra ordine disordine ed esperienza, che il romanzo impone al lettore, richiede la formulazione e la riformulazione continua di strategie di senso. Dando senso impariamo a ecologizzare le parole del testo, e per questa via "impariamo a imparare" nel mondo.
8 Morin E. I sette saperi necessari all'educazione del futuro , Raffaello Cortina, Milano, 2001.
9 ivi, citazione da Pascal B. Pensieri, Mondadori, Milano, 1994.
10 Bruner J. La cultura dell'educazione Feltrinelli, Milano, 2001 [1996], p. 135.
11 Eco U. Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, Milano, 2003, p. 107.
© 2015. MEMO "Multicentro Educativo Modena S. Neri"
Viale Jacopo Barozzi, 172. 41124 Modena. Italia.
È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo analogico o digitale
senza il consenso scritto dell'editore.
Per informazioni scrivere a: memo@comune.modena.it