I bambini iniziano dunque a giocare con titolo e copertina: cosa ci racconta la copertina; come si intitolerà questo libro, questo racconto appena letto... dandoci significativi riscontri circa il loro modo di intendere e di pensare a proposito di storie, racconti, libri e del “sistema scrittura” in genere.
Come si potrà vedere i bambini di tre anni faticano non poco ad attribuire un titolo che, come tale, abbia un qualche riferimento alla storia letta, sia coerente con essa, breve, ma in grado di raccontarci qualcosa della storia in questione. Piuttosto pensano ai titoli conosciuti delle fiabe tradizionali o raccontano pezzi di storia o inseriscono, per associazione, personaggi inesistenti come dall'esempio che segue:
Dopo la lettura del libro “Sono io il più bello” 1, l'insegnante chiede di giocare a "trovare un titolo" per la storia letta.
Sono io il più bello!
Babalibri, 2006...I Porcellini
...Biancaneve e i 7 nani ...Il lupo
Ins. Ma pensate a cosa voleva essere il lupo...
...il più bello
Ins.: Dunque come potremmo intitolarlo?
...ha soffiato tutto il suo vestito
...Piccolino
...Lupo
...Drago o lupo cattivo
...Cappuccetto
...del lupo brillo o brillo come le stelle
e ci sembra giusto non continuare e non forzare una soluzione che sembra ancora davvero lontana.
Ben diversa è la situazione a cinque anni, come dimostra la conversazione che riportiamo di seguito.
I bambini sono abituati da tempo alla discussione in piccolo gruppo (tre / quattro bambini in tutto) e hanno affinato le loro competenze nel tempo. Chiare e rigorose sono le strategie comunicative che l’insegnante utilizza: riformula, rilancia, procede di quando in quando a sintesi parziali e non risparmia i contributi paritari, cioè le informazioni che i bambini possono far proprie per arrivare ad una buona comprensione della richiesta. Da notare ancora è l’insistenza dell’insegnante che sa cosa è possibile chiedere ai propri bambini. Chiede uno sforzo notevole e non subito i bambini riescono nella risoluzione del problema, ma la discussione dimostra la loro graduale comprensione fino a sostituirsi all’insegnate e al ruolo di mediazione che essa ha svolto per buona parte della discussione..
Per ulteriori informazioni rimando all’Approfondimento “La Conversazione”
Siamo in una sezione di cinque anni e i bambini si stanno divertendo ad inventare storie a piccoli gruppi per poterle poi raccontare agli amici. Ormai esperti in questo tipo di attività e avvezzi alla co-costruzione di un testo, procedono rapidamente anche se i loro prodotti mantengono una certa ingenuità.
In questo caso trascureremo il processo di co-costruzione del testo, non solo perché trova spazio in altri contesti, ma anche perché l’obiettivo di questa esperienza sta nella ricerca di un titolo adeguato, ricerca cui si giunge grazie ad una sapiente discussione
Riportiamo la breve storia prodotta dal gruppo2:
C’era una volta una bambina, che è venuto il temporale, che veniva a piovere, che aveva tanto freddo e era tutta bagnata perché ci aveva l’ombrello coi buchi. Poi è andata a casa vicino al fuoco e si è addormentata.
Raccontata la storia agli amici, ci si trova di fronte ad un problema: che titolo diamo a questa storia per poterla ricordare e ritrovare?
A questo punto comincia una lunghissima discussione che merita di essere riportata per intero perche gli interventi dell’insegnante e i processi cognitivi e creativi dei bambini risaltano in essa con estrema evidenza.Insegnante: vi rileggo la storia, così sarà più facile trovare il titolo giusto
…la possiamo intitolare che tutti i giorni quando si sveglia e va a scuola ci sono i temporali
Insegnante: il titolo deve essere corto, non troppo lungo
…la bambina che andava alla fattoria
Insegnante: sul serio? Ma c’è una bambina che andava alla fattoria in questa storia?
…eh…no!
Insegnante: il titolo deve far capire un po’ quello che accade nella favola. Ad esempio, la favola che abbiamo letto ieri si intitolava “Teo l’uomo di neve” e parlava di un pupazzo di neve. Allora la nostra favola deve avere un titolo corto, che faccia capire un po’ cosa succede nella storia
…la bimba che va a scuola e poi torna a casa
…la bambina che va in un altro posto
Insegnante: ricordatevi che nella nostra storia la bambina si bagna perché c’è un temporale e perché ha un ombrello tutto bucato. Poi va a casa e si addormenta. Che titolo diamo alla storia?
…la bambina che ha messo i vestiti sul termo e si sono tutti asciugati
Insegnante: può andar bene il titolo di Giulia?
…no, è troppo lungo
…il lupo che diventa di ghiaccio!
Insegnante: ma c’è un lupo in questa storia?
…no!
Insegnante: chi c’è in questa favola?
…una bimba
Insegnante: allora nel titolo ci può stare “una bambina”?
…sì, ci vuole “una bambina”
Insegnante: bene “Una bambina”. Poi dovremmo metterci qualche altra parola su ciò che le è accaduto: c’era un temporale, s’è bagnata tutta perché aveva un ombrello coi buchi, è andata a casa, ha acceso il fuoco e si è addormentata…
…e poi quando si è risvegliata dopo tante ore, non c’era più il temporale
Insegnante: può darsi. Ma nel titolo cosa mettiamo?
…la bambina
…la bambina va a casa con il tetto coi buchi
Insegnante: può andar bene questo titolo?
…è un po’ troppo lungo
Insegnante:non era proprio la casa ad avere i buchi! Provate a pensarci ancora...
…la bambina che ci ha il temporale con tutti i buchi
…ma no! Vuole corto
…io direi…la bambina che va nel bosco e va a scuola
Insegnante: raccontate tante cose belle, ma non sono quelle che capitano alla bambina! Le capitano tante cose! Provate a ricordarle…
…lei cammina e cammina…
…si bagna perché ci ha l’ombrello coi buchi
…io direi “La bambina che l’acqua viene giù dai buchi”
…la bambina coi piedi scalzi
…ma non c’è nella storia!
…possiamo metterci “La bambina con l’ombrello bucato”. Sì, metterci il titolo!
…sì “La bambina e l’ombrello bucato”
Insegnante: va bene a tutti questo titolo?
Tutti: sì, va bene quello lì
1 Ramos M., Sono io il pił bello!, Milano: Babalibri, 2006. Immagine pubblicata per gentile concessione dell'Editore.
2 La conversazione è stata presentata da Marina Pascucci Formisano (Università della Sapienza di Roma) durante un corso di Formazione per insegnanti di Scuola dell’Infanzia del Comune di Modena, negli anni scolastici 2000 / 2004.
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