I  risultati raccolti sono notevoli.
In  generale i bambini si sono accorti delle dimensioni dei libri, della quantità  delle pagine, delle immagini e delle scritte di copertina; del fatto che nelle  pagine ci fossero i numeri “come nell'appello”, della presenza di libri  per bambini e libri per “grandi”.
Si  sono accorti anche che i libri per adulti solitamente non hanno immagini,  mentre, nei libri di sole immagini, quelli “per bambini”, sono proprio le immagini che possono raccontare una storia.
In  particolare, le insegnanti attente all'ascolto dei bambini si accorgono che,  inizialmente, nascono brevissime conversazioni e curiosità: 
“ma sono così i libri?… Così tanti?” “Sì, esistono tanti libri veh? Me l'ha detto il mio papà!”
“quelli (libri senza testo scritto) non hanno la storia… solo noi abbiamo la storia quando la vogliamo raccontare, perché lì non ci sono le scritte… le parole sì, ma le scritte no!”
“questi libri sono strani…non ci sono le parole. Se non ci sono le parole come si fa a leggere?”
“questo è un libro difficile…non ci sono le figure! Ma è un libro sempre se ci sono le figure e se non ci sono!”
Molti  interpretano il libro come uno strumento che racconta una storia: le  immagini raccontano una storia che viene verbalizzata con ricchezza, mentre le parole scritte, poche in realtà, vengono interpretate come poco  significative dal punto di vista della narrazione. I bambini, in questa fase,  attribuiscono allo scritto soltanto una funzione “comando”: basta;  volta la pagina; finito; etc.
     Altri  bambini, invece, lo interpretano  come  uno strumento che racconta un'esperienza nota. Ad esempio Youssef, che  non parla italiano, legge un libro riproducendo il gioco dell'appello. Si  accorge dei numeri pagina dopo pagina, quindi li segna col dito e dice  fra sé “tre, due, nove, nove, quattro: Giuseppe, due: Arbi, tre: Thomas…”
Altri  bambini, invece, lo interpretano  come  uno strumento che racconta un'esperienza nota. Ad esempio Youssef, che  non parla italiano, legge un libro riproducendo il gioco dell'appello. Si  accorge dei numeri pagina dopo pagina, quindi li segna col dito e dice  fra sé “tre, due, nove, nove, quattro: Giuseppe, due: Arbi, tre: Thomas…”
Capita  di ascoltare bambini che discutono circa l'interpretazione di un titolo: “c'è scritto tutte le vocali…a, b, c,…f, g, h, e, m, g, z… Vedi com'è lungo?  Qui c'è scritto lungo: a, b, c, d… e c'è un signore! Forse parla di un signore  che ci ha un nome…”
    Inoltre  molti bambini cominciano a dare importanza al testo scritto, tentando di “leggere col dito” sino a voler “scrivere” da soli il titolo del  libro in questione.
 Per  qualcuno invece i libri rimangono solo giocattoli da impilare, da  contare, come Benedetta che prende alcuni libri e li dispone in fila come  fossero bambini, poi inizia a fare una conta, “Passa paperino con la pipa in  bocca…”
Per  qualcuno invece i libri rimangono solo giocattoli da impilare, da  contare, come Benedetta che prende alcuni libri e li dispone in fila come  fossero bambini, poi inizia a fare una conta, “Passa paperino con la pipa in  bocca…”
    Può  accadere di vedere  bambini che,  nonostante la familiarità che dovrebbero avere coi libri, almeno come oggetto  d'uso, cominciano la lettura a partire dall'ultima pagina.
    Altri, invece, ci dimostrano di essere in  grado di distinguere i giornali dai libri e ci dicono che i quotidiani  parlano della “Juve o del Milan”, anche se, il fatto che non risulti facile  ripiegare i quotidiani fa nascere qualche dubbio sul loro uso e la loro  funzione.
  Le  riviste non sono sempre “giornali” per  i bambini, a volte vengono confuse con “libri per grandi”. 
  L'Elenco  telefonico presente nello spazio  lettura ci riserva la sorpresa più grande, poiché, nonostante una struttura e  una scrittura molto caratteristiche, viene confuso con un libro di “storie… tante  storie, vedi i numeri?”
  I  fumetti secondo il parere dei bambini “non sono proprio libri… forse sì, ma sono da colorare!” Oppure sono “libri per grandi che non possono leggere i bambini”
    Invece  gli Spartiti musicali vengono interpretati adeguatamente dai bambini,  che anzi, aggiungono e suggeriscono canzoni e storie musicali: “È il libro  dei pallini, delle righe…no, è quello della chitarra e del fischietto”. L'insegnante  chiede: “Secondo voi cosa racconta?” “racconta delle canzoni, delle  storie, delle canzoni importanti… musica, signora, signora che canta”.
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