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7. L'importanza delle parole intorno al testo

Il lavoro di lettura è sempre più della "lettura in senso stretto", cioè in senso decifrativo e decodificativo. Insomma, la lettura non si esaurisce mai in se stessa, come testimonia la documentazione delle attività didattiche nella scuola dell'infanzia, tra cui questo intero lavoro. Cioè, leggere non è mai soltanto la semplice esecuzione del testo da parte dell'insegnante e l'ascolto passivo della storia da parte dei bambini.
Il testo rappresenta piuttosto quello che è stato definito "un transito verso la faccia invisibile del mondo, qualunque esso sia" 17. A partire dalle prime righe di un racconto o di una fiaba, si deve innescare un vero e proprio lavoro interpretativo, un dialogo con il testo, ma anche tra i piccoli lettori/ascoltatori e tra loro e l'insegnante.
In altre parole, un percorso di voci che discutono, propongono ipotesi e perlopiù fanno oscillare il fuoco della conversazione tra mondo reale e mondo narrato. L'insegnante deve sapere valorizzare proprio questa necessità dei bambini di superare il testo, a partire dalla lettura di esso: portarlo nel loro universo esperienziale e, specularmente, portare il loro repertorio di conoscenze all'interno (e al servizio) del testo stesso.
Bisogna anche dire che in un contesto educativo, il piacere della lettura non è ostacolato, quanto piuttosto rafforzato dagli stimoli alla comprensione e alla messa in relazione tra testo e mondo. E in questo, come osserva Vanna Gherardi, è soltanto l'accortezza dell'insegnante a evitare l'insofferenza che le attività eccessivamente strutturate possono suscitare, con la giusta combinazione di libertà e di controllo; in pratica, costruendo progetti di lettura "concepiti come percorsi strutturati a maglie larghe su temi di interesse per il bambino" 18. Il rischio da evitare, sempre, è che nell'intrigo dello spiegare - del lavoro oggettivante sul testo - si perda la via del comprendere, ovverosia dell'abbracciare "la relazione irripetibile tra se stesso e il testo.

 

8. Leggere per comprendere il mondo

Non è vero che draghi, castelli e animali parlanti siano inutili alla comprensione della realtà. Invece valicare la soglia del fantastico, persino quando questo non si limiti a essere spazio di lettura, ma diventi manipolazione e reinterpretazione delle proprie esperienze, è uno dei più grandi regali che la letteratura in generale, e la letteratura per l'infanzia in particolare, possano fare al lettore.
La rilettura della vita ordinaria e quotidiana, infatti, diventa spesso un filtro attraverso il quale mutare prospettiva di riflessione; tanto per il bambino che ascolta e legge la fiaba e che a partire da essa racconta la sua famiglia e la sua sfera domestica, quanto per l'adulto davanti all'esperienza mediata del romanzo o del cinema. In entrambi i casi, leggere significa acquisire nuove chiavi ermeneutiche non univocamente legate alla verità del proprio vissuto o di quello dei nostri consimili, ma piuttosto alla verosimiglianza di una narrazione che per essere tale non ha bisogno certo di essere realistica. Piuttosto deve essere comprensibile all'interno di un patto tra testo e lettore, basato solo su variabili di coerenza interna al mondo fantastico narrato. Come a dire che leggere significa accettare che esistano i draghi con le ali verdi, sapercene ricostruire una immagine e affidarci a essa anche per comprendere gli esseri umani. Ma non certo accettare che, inspiegabilmente, le ali verdi del drago diventino rosse.
Le finzioni, insomma, raccontano e spiegano la realtà, ma solo se permettono al lettore un percorso coerente di comprensione e di interpretazione.
Come abbiamo sostenuto, sulla rivista Infanzia 19, l'educazione alla narrazione è un viatico essenziale per la comprensione del mondo. Cioè bambini e adulti interpretano il proprio percorso esistenziale alla luce di una personale sfera narrativa. A partire da essa, ciò che accade loro entra in dialogo con quanto hanno appreso dalla propria cultura. E, quindi, impariamo a comprendere la vita quando essa assume le coordinate della narrazione ed entra a fare parte di un ordine di coerenza costituito dal racconto della nostra esistenza.
E così il libro e la lettura assumono il ruolo fondamentale di veicolare la comprensione al di fuori della realtà del testo: costituiscono cioè la palestra ermeneutica dell'intelligenza del mondo.

 


17 F. Frasnedi, La lingua le pratiche la teoria , cit., p. 48.
18 V. Gherardi, "Leggere a scuola e nei centri lettura", in I bambini e la lettura. La cultura del libro dall'infanzia all'adolescenza , a cura di V. Gherardi e M. Manini, cit., p. 115.
19 Y. Martari, "Il mondo narrato. Le ragioni del racconto nella scuola dell'infanzia", in Infanzia , 2/2011, p.110

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