L’umanità  ha avvertito l’esigenza di conservare le parole  molto presto. 
    Esattamente  da quando esse riguardavano patti e contratti che dovevano durare nel  tempo. Proprio a partire da questa esigenza, sono nate le scritture su  supporti stabili.
    I  primi supporti materiali, come la pietra o le tavolette di argilla, si possono  ancora trovare nei musei; e così si può vedere il percorso degli uomini verso  la scrittura: geroglifici, sistema  cuneiforme, simboli, ideogrammi, sino alla diffusione delle lettere e del  nostro sistema alfabetico. Tale scoperta risale a 4000 anni fa e si  evolve e si diffonde velocemente grazie alla leggerezza e alla funzionalità del  nostro sistema combinatorio che permette, con pochi segni diversamente  combinabili, di esporre una molteplicità di significati, dai più semplici ai  più complessi.
    Più  si diffonde l’esigenza di scrittura, più si rende necessario trovare strumenti  e supporti “leggeri”, sino alla nostra concezione di foglio e di libro.
    Nel  frattempo la scrittura diviene pervasiva: il “racconto orale” diventa  gradualmente “romanzo”, concetto tutto sommato abbastanza  recente. Basti pensare che sino al 1200 la scrittura non prevedeva intervalli:  nessuna pausa o separazione di parole; nessuna suddivisione del romanzo in  paragrafi o capitoli… insomma si presentava alla nascita come un corpo unico.
    Ancora  una volta (e la storia del pensiero scientifico lo dimostra) sembra verificarsi  un parallelismo tra il percorso evolutivo dell'essere umano e quello  dell'intera umanità; dunque ancora una volta filogenesi e ontogenesi viaggiano in modo parallelo e questo ci porta a guardare con estremo interesse  i tentativi di scrittura dei bambini.
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