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Il racconto di Gabriele

A turno i bambini sono invitati a raccontare agli amici una situazione, un’esperienza, un avvenimento anche lontano nel tempo, ma particolarmente significativo, almeno per chi lo ha vissuto.
Si organizza uno spazio conversazione disponendo le sedie in semicerchio. Il protagonista del giorno si pone di fronte, ma vicino ai compagni e inizia il suo racconto.
La parola a Gabriele:

Gabriele: sapete che cosa vi voglio raccontare? Sapete cosa ho fatto?
…lui dice “sapete, sapete… ma noi mica lo sappiamo!
Insegnante: è vero Debora, spesso quando iniziamo a raccontare usiamo l’espressione “sapete cosa…”, ma giustamente gli amici non lo sanno. Che suggerimento daresti a Gabriele per cominciare?
…lui deve dire: “Adesso vi racconto cosa ho fatto” e dopo ce lo racconta così lo sappiamo
Insegnante: Debora ha suggerito a Gabriele di iniziare dicendo “Adesso vi racconto cosa ho fatto”…chi di voi ha altre idee per iniziare un racconto?
…si può dire pure: “Volete sapere cosa ho fatto?”
…oppure: “Siete interessati ad ascoltare cosa ho fatto?”
…”Amici volete ascoltare la mia avventura?
…”Sarei proprio contento di raccontarvi una bella esperienza”
…”Ho voglia di raccontarvi cosa ho fatto”
…io direi: “ Io sono andata in montagna a sciare, a me è piaciuto tanto… volete sapere cosa ho fatto?”

Pausa: l’insegnante rilegge i suggerimenti degli amici, poi chiede: “Gabriele, ora che hai ascoltato i suggerimenti degli amici, come pensi di iniziare il tuo racconto?”
Gabriele: voglio raccontarvi che ho fatto un pupazzo di neve…gli occhi erano grandi grandi e la bocca era di legno
Pausa: l’insegnante riprende il racconto. “Gabriele ha detto: Ho fatto un pupazzo di neve, gli occhi erano grandi grandi e la bocca era di legno…
Gabriele: la bocca era cosi: a sorriso, poi ha anche il naso di neve, però ci era capitato per sbaglio
…cosa vuoi dire che era capitato per sbaglio?
Gabriele: che ci era capitato per caso perché la neve l’aveva formato
…allora forse cadeva ancora la neve e per questo si era formato
Gabriele: vedete, la neve cadeva così (muove le mani obliquamente)
Insegnate: con le mani ci hai fatto capire benissimo come cadeva la neve, prova anche a cercare parole che ci facciano capire come si muoveva la neve
Gabriele: la neve cadeva come gli aerei che precipitano
Insegnante: Gabriele ha raccontato “Ho fatto un pupazzo di neve, gli occhi erano grandi grandi e la bocca era di legno. La bocca era così: a sorriso. Poi ho fatto anche il naso di neve, però era capitato per sbaglio, perché la neve l’aveva formato. Si era formato perché la neve cadeva così, come gli aerei che precipitano…”
…ma il pupazzo l’hai costruito da solo?
Gabriele: no! L’ho fatto, l’ho costruito col mio papà, fuori in giardino
…eh certo, la neve mica si porta in casa!
…ma sul balcone ci viene e lo puoi fare !
…ma di solito si fanno in giardino…anche io e Fede l’abbiamo fatto in giardino

L’insegnante rilegge l’intero racconto lasciando in sospeso il discorso
…cosa ci hai messo ancora ?
Gabriele: ci ho messo la scopa come a un guerriero, in verità ci ho messo lo scettro di Halloween, che è come una specie di bastone nero e l’ho piantato qui sul cuore (indica la pancia)
…vuoi forse dire nella pancia ?
…nel petto forse?

Gabriele: no, l’ho piantato qui, sul cuore… o forse poteva essere la pancia…
L’insegnante rilegge l’intero racconto lasciando sempre il discorso in sospeso
…e dopo era finito? E dopo cosa hai fatto?
Gabriele: sì, mi ricordo che dopo era finito e io e mio padre abbiamo fatto ancora le palle di neve… era molto divertente, io ero molto felice!… E ho finito il racconto!
Insegnante: bene, ecco allora il racconto di Gabriele:

Il pupazzo di neve

Voglio raccontarvi che una volta ho fatto un pupazzo di neve con gli occhi grandi grandi e la bocca di legno. La bocca era così: a sorriso. Ci ho messo il naso di neve però era capitato per sbaglio. Era capitato per caso, perché la neve l’aveva formato. Si era formato perché la neve cadeva così, come gli aerei che precipitano.
Il pupazzo l’ho fatto, l’ho costruito col papà, fuori in giardino. Poi ci ho messo anche la scopa come un guerriero. In verità ci ho messo lo scettro di Halloween. Uno scettro è un bastone nero con una cosa infilata. Il bastone l’ho piantato qui nel cuore, o forse poteva essere la pancia. Mi ricordo che dopo era finito, io e mio padre abbiamo fatto anche le palle di neve, era molto divertente, io ero molto felice. E ho finito il racconto

 

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