La religione degli antichi Greci
La Grecia, sebbene fosse un unico paese, era suddivisa in molte poleis, ossia delle città-stato, ognuna delle quali aveva il suo re. Molte città-stato erano separate dalle poleis vicine da alte catene montuose che rendevano difficili le comunicazioni. I piccoli stati erano dunque tra loro indipendenti e talvolta si creava tra l’uno e l’altro una forte rivalità.
Anche se appartenenti a poleis diverse, gli antichi Greci praticavano però una religione comune, caratterizzata dal politeismo, credevano cioè in molte divinità, alcune delle quali erano associate alle grandi forze della natura (il vento, i temporali, il fuoco…) e ai sentimenti umani (l’amore, l’invidia…).
Poseidone, ad esempio, era il dio del mare e Afrodite la dea dell’amore. Ma su tutti regnava Zeus, dio dell’Olimpo, il monte più alto della Grecia, e, secondo la credenza delle antiche popolazioni, regno delle divinità.
Gli dei venivano adorati e pregati nei templi, edifici alti e maestosi, con imponenti colonnati esterni, che si ergevano, di solito, sulle alture del territorio, proprio per indicare la distanza tra divinità e uomini. L’area sacra, al cui interno si trovava la statua del dio da adorare, non era accessibile a tutti i cittadini: vi potevano entrare solo i “sacerdoti”, ossia coloro che avevano la funzione di intercedere presso gli dei e di interpretare il loro volere.
Nonostante la religione affermasse l’immortalità degli dei, gli antichi greci attribuivano a questi delle caratteristiche umane, sia dal punto di vista fisico che spirituale. Le divinità erano immaginate con i pregi e i difetti degli uomini: le narrazioni parlano di dei molto belli, forti e valorosi, ma anche di divinità gelose, crudeli e portatrici di guai. Nessuno osava sfidare la supremazia di un dio e i pochi che ci provarono dovettero pentirsene, perché gli dei erano gelosi e vendicativi. |