Apprendimento Cooperativo - Memo, Multicentro Educativo - dott.ssa Anna Segreto Memo, Multicentro Educativo Modena "Sergio Neri" Home page
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INTERAZIONE SIMULTANEA ED EQUA PARTECIPAZIONE,
FACILITATORI DI APPRENDIMENTO

 

INTERAZIONE SIMULTANEA

 

Un problema

In una classe tradizionale parla una persona per volta, in genere l’insegnante, e poi, a turno, i singoli allievi.  Viene cioè adottata una modalità sequenziale di interazione: uno dopo l’altro. La sequenzialità degli interventi lascia poco tempo per la partecipazione attiva di tutti e può produrre distrazione, lentezza, passività, tempi morti, noia o comportamenti di disturbo.

Una modalità frequente di conduzione della classe prevede la discussione guidata dall’insegnante o domande aperte poste agli allievi: Chi sa dire …?  Nel rispondere, per alzata di mano, spesso intervengono sempre gli stessi bambini: i più bravi, i più estroversi, …
Gli altri perché più timidi, o a più basso rendimento non si coinvolgono mai direttamente.

Una alternativa

Organizzando fasi di discussione in coppia, ciascun bambino ha più tempo per parlare ed è coinvolto in una interazione diretta con un compagno in una situazione che favorisce l’ascolto attivo. Il naturale desiderio di esprimersi e di parlare con i compagni nelle classi cooperative è indirizzato verso il profitto  scolastico. L’interazione simultanea offre quindi occasioni significative di praticare il parlato, la rielaborazione attiva e personale e permette un allenamento costante nella competenza relazionale e nella pratica di abilità sociali.

EQUA PARTECIPAZIONE

Un altro concetto cardine è il pari livello di partecipazione, cioè l’equa distribuzione dei compiti, del lavoro e dell’impegno richiesto all’interno delle coppie o dei gruppi.
Organizzando il lavoro in coppie, spesso accade che, se la consegna è vaga e generica, vi siano differenze di impegno tra i membri della coppia: uno si assume o è gravato dall’altro del maggior carico di lavoro, mentre il compagno si defila, fa il minor sforzo possibile, approfitta del lavoro altrui. Spesso il rifiuto di alcuni verso il lavoro di gruppo è collegato alla percezione di un senso di ingiustizia nel lavoro assegnato.

Serve un’attenzione aggiuntiva a come viene data la consegna e organizzata l’attività, ilgruppo può diventare uno strumento che penalizza i migliori e dà un alibi a chi non si impegna. Anche porre un semplice vincolo, ad esempio specificando “A e B a turno …”, orienta ad un’equa distribuzione dei compiti e dell’impegno.
Se gli studenti sono organizzati in gruppi e si dice: “Discutete come si potrebbe risolvere questo problema”, vi sono molte probabilità che solo qualcuno si impegni sul compito, mentre altri rimangono passivi o  distratti. Se invece si dice: “Da soli pensate come risolvereste questo problema” – “Ora spiegatevi  l’un l’altro in coppia quale procedura avete pensato di seguire” – “Adesso rivolgetevi all’altra coppia del gruppo e confrontate le diverse strategie di risoluzione” è più probabile un coinvolgimento attivo di tutti gli studenti.

 

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