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Sfida

Nella libera pratica dell'esplorazione e del gioco si inseriscono tutte quelle attività in cui il bambino mette alla prova i suoi limiti all'interno di una cornice di rischio che, normalmente, allarma l'adulto. In queste situazioni, di cui i bambini stessi decidono tipologia, intensità e margini,viene messo alla prova il loro livello di fiducia/sfiducia rispetto al controllo della paura e dell'ansia: arrampicarsi, saltare in basso, correre velocemente, scivolare a testa in giù nello scivolo ecc.
Installazione con corde sospeseSi tratta sempre di una spinta innata, sorretta dalla fiducia nelle proprie abilità e nel coraggio di assumersi responsabilità concrete legate alla valutazione di sè stessi e di quello che si è capaci o incapaci di fare. Una tendenza a esplorare il pericolo per comprenderlo e poterlo controllare, così come si fa quando si esplorano gli oggetti nuovi: di qui nasce l'impulso a giocare con il rischio stando lontani o avvicinandosi in sicurezza al pericolo vero e proprio.

Tali attività senso-motorie, elicitate dal piacere emotivo dell'azione in sé, sono orientate alla sfida verso se stessi e sviluppano sia la consapevolezza del pericolo sia la competenza per evitarlo o aggirarlo nelle situazioni future. La consapevolezza di questi due limiti è importante per il bambino in relazione all'acquisizione di una reale autostima, ma diviene deleteria quando l'intervento dell'adulto pone il limite teorico del "non ci riesci, non devi neppure provare".

Rotolare dalla collinettaIl bambino deve poter provare, perché un conto è sentirsi dire "non sei capace", altro è constatare i propri limiti dopo aver provato: nel primo caso si induce sfiducia e sconforto nel bambino, nel secondo lo si aiuta a raggiungere una serena consapevolezza di sè che non lede la fiducia nelle proprie capacità ma pone solo dei limiti momentanei.
L'adulto, poste regole precise di comportamento, deve dare fiducia al bambino, considerarlo capace di provvedere a sè stesso fino ai limiti delle sue possibilità.
L'osservazione condotta nei nidi e nelle scuole dell'infanzia insegna che i bambini, una volta maturata la consapevolezza dei propri limiti, non li superano ma li accettano come tali fino a quando, con il passare del tempo, si rendono conto di poterli oltrepassare per spostarsi su nuovi limiti più alti ed evoluti.
Si tratta di una vera e propria educazione all'esercizio della prudenza in cui il bambino impara a controllare le sue azioni e i suoi impulsi in un contesto di serena coscienza di sè in cui poter giocare il rischio, cioè svolgere attività muovendosi tra i pericoli ed evitandoli.
Il gioco sul proprio limite, affiancato dalla presenza non sostitutiva dell'adulto, introduce il bambino nella zona di sviluppo prossimale (VYgotskij), dove si realizzano gli apprendimenti adeguati alle sue reali potenzialità.

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