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Percezione del corpo in movimento

Andrea Ceciliani


Il movimento spontaneo è l’espressione corporea rappresentata da quell’agire che solo il bambino può realizzare e nessuno può insegnargli, se non favorendo tempi e spazi opportuni per esperirlo.  In esso vediamo la ricchezza comunicativo-espressiva del corpo e l’importanza fondamentale che esso assume nei confronti di un’educazione integrale, intesa come procedura che tenga conto di tutti i tratti costitutivi della persona.

La motricità spontanea garantisce la personalizzazione delle esperienze, cioè il loro adeguamento alle potenzialità esprimibili, in quel preciso momento evolutivo, da ogni singolo bambino: una sorta di qualificazione della zona di sviluppo prossimale, dove il bambino può realmente rispondere alle sollecitazioni educative perché libero di interpretare la situazione come meglio crede e può.

Il dispositivo pedagogico dovrebbe caratterizzarsi come offerta di cornici di lavoro (contesti o setting didattici) all’interno delle quali sollecitare l’esplorazione individuale, per rafforzare la coscienza e la consapevolezza del sé in azione, attraverso comportamenti motori soggettivi e divergenti.
La libera esplorazione, in setting didattici opportunamente predisposti, facilita il coinvolgimento individuale e il rispetto dei bisogni di ciascun bambino: rispetto della fase egocentrica, vissuto personale, soddisfazione della curiosità, facilitazione delle conoscenze relative al proprio sé e all’ambiente circostante.
D’altra parte nulla può essere cosciente se non passa attraverso il vissuto affettivo personale, garantito dall’attività spontanea, cioè da esperienze determinate dalla ricerca del piacere di vivere il proprio corpo nella relazione con lo spazio, gli oggetti, gli altri.

L’esperienza è inclusiva quando è soggettiva, quando è vissuta liberamente, lontano da prestazioni attese o particolari, quando le mani, le gambe, gli occhi, che toccano, deambulano e osservano, trovano significato non nella tecnica esecutiva ma nel vissuto cognitivo-emotivo del “senso proprio” del “senso di sé”.

Il bambino sviluppa la sua intelligenza grazie all’azione senso-motoria sollecitata dalla curiosità di conoscenza e di appropriazione di spazi, oggetti, situazioni scelti tra quelli che l’ambiente offre. Più l’ambiente è ricco e vario, più il bambino ha la possibilità di trovare lo stimolo adeguato al livello di sviluppo intellettivo raggiunto in quella precisa fase evolutiva:

L’integrazione tra mente e corpo si risolve, infine, nell’espressione dell’intelligenza, cioè nelle modalità individuali e singolari grazie alle quali ciascun soggetto risponde emotivamente alle problematiche e alle esigenze che l’essere al mondo comporta in ogni momento 1.

La pratica senso-motoria, nella fascia d’età zero-sei, diviene il dispositivo fondamentale per assecondare lo sviluppo intellettivo del bambino grazie a esperienze da cui derivano conoscenze (sapere), abilità (saper fare) e competenze (saper essere in situazione). L’esplorazione, il gioco, la manipolazione, non sono altro che l’agire intelligente dell’essere in relazione con l’ambiente, manifestazione concreta e visibile dell’unità corpo-mente in cui il bambino integra l’agire ciò che pensa e il pensare ciò che agisce.

L’agire del corpo non è un’appendice da attivare o inibire ma è l’essere stesso al mondo, reca in sé una significatività soggettiva, colma di emozione e sensazione, che a volte può non essere compresa dall’adulto ma che è ben presente nel bambino 2. Il recupero dell’esperienza senso percettiva, come base del sapere primario, è fondamentale nella scuola dell’infanzia come attività trasversale basata sul corpo percipiente e riconducibile alla consapevolezza di sé e al piacere del movimento.

 

 

1 Ceciliani A. (2015) Corpo e movimento nella scuola dell’infanzia. Parma: Junior Spaggiari, p.33
2 Gamelli I. (2005)  Sensibili al corpo. I gesti della formazione e della cura. Roma: Meltemi

 


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