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La storia

Giulio Cingolani

"I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto"
(Giacomo Leopardi – Zibaldone, 527)

Il percorso di attività motoria nelle scuole dell'infanzia si è sviluppato in un arco di tempo molto lungo che è possibile sinteticamente dividere in due momenti: prendendo come riferimento il 1995, c'è stato un prima e un dopo con caratteristiche differenti ma anche con alcuni importanti elementi di continuità.
Nella prima lunga fase insegnanti ed esperti hanno approfondito gli aspetti della percezione, delle sensazioni relative al corpo da parte dei bambini, dello sviluppo dello schema corporeo, fase che si è conclusa con l'avvio di una riflessione basata su alcuni importanti ricerche.
In quegli anni indagini condotte in tutti i Paesi più sviluppati relegavano l'Italia agli ultimi posti relativamente al tempo che bambini e adolescenti dedicavano all'attività motoria. Contemporaneamente salivamo ai primi posti con le percentuali di bambini in sovrappeso e obesi. Inoltre, neuroscienze e neuropedagogia stavano dimostrando l'importa delle esperienze tattili e motorie per lo sviluppo dei bambini e delle connessioni tra funzioni motorie, linguistiche e cognitive. Ci siamo interrogati su tutto ciò iniziando anche ad osservare e analizzare i comportamenti dei bambini in vari contesti. Ci siamo resi conto delle scarsissime possibilità che avevano di muoversi soprattutto negli spazi esterni, di come non conoscessero gli ambienti (il proprio quartiere, la propria città, il territorio) perché continuamente “trasportati” lungo poche e rigide direttrici: casa-scuola, casa-centri commerciali, casa-palestre. Bambini quindi per nulla autonomi, spesso iperprotetti ed incapaci di muoversi liberamente negli ambienti in cui vivono.
Accompagnati dalle analisi di psicologi, pedagogisti, scrittori, urbanisti abbiamo riflettuto con le insegnanti sull'importanza del senso di appartenenza ad un luogo, della sua conoscenza attraverso l'esplorazione, di come l'ambiente sia una straordinaria, ricca, inesauribile fonte di possibilità, stimoli, sperimentazioni per l'attività motoria dei bambini. Abbiamo capito che i giochi (soprattutto motori) e il movimento non potevano essere relegati a pochi momenti iperstrutturati nell'arco della settimana ma che dovessero entrare costantemente nella quotidianità. Abbiamo costatato quanto fossero coinvolti, interessati, creativi i bambini, quanto fosse importante curare l'aspetto emotivo, il piacere e il divertimento, quanto la partecipazione attiva delle insegnanti fosse necessaria. I bambini inoltre sperimentavano situazioni-limite e sistemi di regole condivise.
Siamo partiti con alcune basilari attività: il camminare per andare alla scoperta di luoghi e ambienti, il giocare in questi nuovi spazi utilizzando ciò che c'era intorno uscendo dal condizionamento eccessivo del rapporto rischio-timori per arrivare infine a “portare i bambini fuori” con qualsiasi tempo.
È importante segnalare che queste prime attività hanno creato le condizioni per la collaborazione con altri settori del Comune (Urbanistica, Lavori Pubblici) e i bambini grazie alle loro esperienze, esplorazioni, riflessioni hanno fornito idee per la progettazione della loro città. Ci sono stati importanti momenti di traduzione concreta di questo lavoro: la partecipazione ai laboratori di progettazione urbana insieme a ingegneri, architetti, urbanisti e la grande mostra in cui sono stati esposti i progetti dei bambini; l'allestimento della mostra (“Panchinvento”) delle panchine disegnate e costruite dai bambini e il loro posizionamento nelle fermate degli autobus; la pittura delle pareti del sottopasso della stazione ferroviaria.
Analizzando la ricchezza e la molteplicità del sempre più alto numero di esperienze sono stati fissati altri cardini del progetto: l'importanza di osservare e ascoltare i bambini raccogliendo le loro idee e i loro interessi per poi farli confluire grazie ad una organizzazione flessibile nei setting educativi che venivano proposti; il coinvolgimento dei genitori sia nella parte teorica e programmatica ma soprattutto esperienziale; la collaborazione con gruppi e associazioni del territorio per offrire sempre nuove opportunità (ad esempio: arrampicata, ciclismo, escursionismo).
La scoperta e la pratica dell'orienteering prima e della straordinaria “cornice” dell'outdoor poi, hanno rappresentato il punto di arrivo di questo lungo processo. Infine nell'ultimo decennio anche i bambini, le educatrici e i genitori dei nidi hanno aderito al progetto aprendo una grande opportunità per analizzare e conoscere aspetti fondamentali dello sviluppo in una più ampia fascia di età: 0-6 anni, per riconoscere le loro incredibili potenzialità che per essere espresse richiedono solo spazi e tempi.
Il confronto e lo scambio tra insegnanti ed educatrici ha così permesso di rifocalizzare e ridefinire alcuni concetti fondamentali: l'osservazione del bambino, il rispetto dei suoi tempi, l'accettazione del bisogno di muoversi, il garantire opportunità di esplorazione e gioco libero, il ruolo degli adulti. Concludo con una sinteticissima nota metodologica. In tutti questi anni la ricerca-azione, la continua e costante sperimentazione ha permesso di far maturare e sedimentare nelle insegnanti, nelle educatrici, nei genitori cultura, consapevolezza, preparazione, interesse e passione.

I bambini ringraziano!

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