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Orienteering

Maria Chiara Buzzega


Orienteering o corsa di orientamento è uno sport nato in Scandinavia e ha come obiettivo quello di raggiungere in uno spazio ampio e all’esterno, determinati punti di controllo (lanterne), leggendo la carta che rappresenta il terreno e sviluppando scelte individuali di percorso. 
La capacità di orientarsi nello spazio nasce da piccolissimi. Il bambino si orienta nello spazio, attraverso il proprio corpo, già in ambienti indoor, rotolando, strisciando, gattonando, correndo, e impara a muoversi in mezzo agli altri e agli oggetti della sezione.
L’esperienza di orienteering permette ai bambini, fin da molto piccoli, di diventare attenti osservatori e di riconoscere i punti di riferimento nell’ambiente circostante: sezione, salone e giardino.
Poi, con uscite frequenti nel quartiere e in città, quando frequenteranno la scuola dell’Infanzia, la loro esperienza si allargherà e, al contempo, si approfondirà.
OrienteeringI bambini osservano e raccontano quello che vedono: una casa con il cancello rosso, il supermercato dove vanno con la mamma e anche quello che potrebbero non rivedere a una seconda visita, ad esempio il camion dei Vigili del Fuoco con la sirena, la cacca di un cane sul marciapiede. L’orientamento avviene attraverso la vista, ma anche attraverso il tatto e i profumi: ad esempio alberi e piante da toccare, nelle aiuole fiorite.
I bambini raccontano nelle loro uscite quello che hanno visto, tentando un racconto in successione. “Abbiamo visto un palo, poi abbiamo visto una panchina, poi abbiamo visto due strade e noi abbiamo preso quella dritta”. Nelle verbalizzazioni emergono elementi topologici (sopra- sotto, alto- basso, destra-sinistra) e dimensionali (vicino-lontano, stretto-largo, alto-basso)
Queste preziose verbalizzazioni vengono poi fissate in una mappa che tenga traccia dei loro ricordi. Le mappe si riferiscono a qualunque ambiente: il salone- giardino della scuola, il parco pubblico, il percorso da scuola a casa.
La mappa può essere individuale. In essa, ogni bambino traccia il suo personalissimo ricordo, fatto di punti di riferimento rintracciati attraverso disegni schizzati su un quaderno per appunti, che i bambini hanno spesso con loro. La mappa diventa collettiva, invece, nel momento in cui i bambini decidono insieme, attraverso discussioni impegnative, quali punti di riferimento scegliere del loro percorso, aiutandosi con supporti visivi quali disegni e fotografie, precedentemente scattate da loro o dalle insegnanti.
Attraverso la lettura delle loro mappe, e successivamente delle piantine della città, sono capaci di indicare un punto nella cartina e di raggiungerlo. A volte, la maestra arriva in un punto prestabilito, poi chiede ai bambini di ricondurla a scuola fingendo di non ricordare la strada.
La capacità di orientarsi è stata riconosciuta e apprezzata anche dai genitori durante il fine settimana, perché i bambini volevano rivedere i luoghi già visitati con la sezione e mostravano di ricordare il percorso.
Alcuni progetti, qui riportati raccontano alcuni giochi in cui i bambini cercano le lanterne fissate su un punto della carta.
Possiamo, in conclusione, affermare che fare orienteering nella scuola dell’infanzia veicola competenze straordinarie nel bambino. Affina, infatti, la sua capacità di concentrazione, ragionamento e autonomia decisionale. Dal punto di vista relazionale, l’orienteering stimola fortemente la cooperazione tra i bambini, che si aiutano in caso di indecisione e difficoltà e aumenta l’autostima e la fiducia in se stessi.

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