Page 47 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani
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I due pontieri (Seconda puntata, qualche anno dopo ...)
di Luca, Nicola, Gioyan e Pelle
Racconto in prima persona
Ricordo che era un brutto, bruttissimo giorno piovoso d’autunno; uscii di casa un po’
addormentato perché quella notte non avevo smesso di pensare all’imbroglio che
avevo fatto a Goffredo.
Mi diressi verso la locanda di Pietro, di fronte a casa mia, per bere un bel latte caldo con
pane vecchio da pucciarci dentro.
Dopo un po’, mi sono recato verso l’argine per andare a lavorare come passatore a
ponte Alto.
Quando salii sull’argine incontrai Amilcare: iniziammo a dialogare sui nostri figli che a
scuola, nonostante fossero figli di poveracci come noi, erano uno più bravo dell’altro,
perfino più acuti dei figli dei signori! Parlammo preoccupati della pioggia che da giorni
veniva giù a secchiate.
Dopo lui si diresse verso Modena, dove andava a lavorare come venditore di calzari in
cuoio che lui stesso fabbricava. Io invece salii sulla mia barca e iniziai a traghettare
persone, animali e merci.
Dopo vari trasporti, mi accorsi che il fiume si stava alzando sempre di più e che se
avesse continuato sarebbe esondato e avrebbe potuto causare gravi problemi a tutta la
campagna.
Io iniziai a preoccuparmi, accostai la barca al molo e la legai con il cavestro al grosso
palo d’ormeggio.
Ebbi il tempo di salire sull’ argine e girarmi.
Fu un colpo al cuore: travolta dalla corrente impetuosa, vidi la mia barca in mille
pezzi!!!
Osservando quel disastro, iniziai ad urlare come un matto:”Aiutooooooo! La mia barca
si sta sfasciando!” Mi girai e vidi Goffredo che correva in mio aiuto. Già ero imbarazzato
per quello che avevo detto e mi vergognai ancora di più scoprendo che chi accorreva in
mio aiuto era l’ uomo che io avevo imbrogliato.
Mi sentivo terribilmente in colpa!
Mi sentivo così male che decisi di togliermi quel peso: gli confessai tutto quello che
avevo commesso per guadagnare più soldi. Lui, arrabbiato e rosso in faccia, se ne andò
dandomi le spalle; mentre se ne andava, mi urlò: “Mi vendicherò!” e si allontanò
sempre più arrabbiato.
Il Secchia intanto si abbassava lentamente perché aveva smesso di piovere.