Page 44 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani
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Racconto storico verosimile
I DUE PONTIERI
Prima puntata
Goffredo di Freto e Uberto erano due pontieri della città di Modena.
Goffredo aveva ereditato il suo mestiere dal padre che aveva ottenuto dal Podestà la
concessione di tenere Ponte Alto anche per il figlio. Da quando il buon vecchio era
scomparso, dodici anni prima, nel 1588, lui, Goffredo ne aveva preso il posto ed era
ormai conosciuto da tutti i campagnoli di Villa san Pancrazio, di Villanova di là e da
molti cittadini dei quartieri del centro città che per un motivo o per l'altro transitavano
per il suo ponte. E poi era un tipo alla mano, di quelli che piacciono alla gente: sapeva
esser garbato senza diventar servile, e allegro e senza divenir sciocco.
Insomma, era considerato da tutti una persona giusta e dabbene.
Uberto, invece, era di famiglia più modesta; il padre era stato scarriolante, sempre
dietro a badare gli argini malaticci del fiume, che con quel suo caratteraccio irrequieto
da torrente e quelle sue sfuriate improvvise, ogni tanto ci riusciva, quel furfante, a
rompere qui o là, l'argine meno pronto e difeso. Ma, alla fine il vecchio babbo, Ugo, a
furia di rompersi la schiena col badile e la terra pesante, era riuscito a raggranellare
qualche soldo e una mattina, trepidante e sudato, si era presentato dal signor Podestà
in persona, che aveva giurisdizione sui canali e i ponti di Modena e, senza girarci tanto
intorno, gli aveva fatto capire che quel posto vacante e tanto ambito di “Passatore di
Ponte Basso” lo voleva lui - guardando dritto il Podestà negli occhi – sì, lo voleva lui per
il suo bravo figliolo, Uberto, ormai ventenne, forte e vigoroso, perché sperava il
pover'uomo che potesse condurre una vita meno di fatiche e di sudore...
E senz'attendere la risposta esitante del signor Podestà, un po' sorpreso, gli aveva
messo in tasca il sacchetto dei soldi, non pochi invero e bagnati dal suo sudore.
E salutando con un goffo inchino, il cappellaccio in mano, aveva dato un'occhiata severa
al signor Podestà, come se l'autorità fosse lui, Ugo, l'umile scarriolante di Villanova, e
l'altro il servitore, ... bofonchiando a bassa voce: “Allora quel posto è per mio figlio...,
intesi, eh, signore?”
E così era stato: se il Potestà fosse rimasto soddisfatto del gruzzolo di Ugo o se fosse
stato intimidito dalla determinazione del vecchio, non ci è dato sapere; fatto sta che di
lì a poco Uberto divenne “Passatore di Ponte Basso” e, a quanto ne sappiamo, ancora lo
è....
Sulle prime Uberto era l'uomo più contento del mondo; aveva fatto un bel salto nella
società: in un mese guadagnava il doppio del padre in una stagione intera e … quanto
sudore in meno!