Page 42 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale   in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena     classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani   
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Tutti rimanemmo a bocca aperta, stupiti e senza parole ...
            Che dramma! Il fiume si stava portando via il nostro ponte!
            Fu una scena indimenticabile! Terribile e affascinante, al tempo stesso!
            Mai visto nulla di simile!
            Io e mio fratello comprendemmo la gravità della situazione guardando Ugo: era
            terreo, spaventatissimo, e si mise la testa fra le mani, gli occhi vitrei, pover'uomo!...

            Probabilmente pensava già, con terrore, alla visita del Podestà che avrebbe dovuto
            accertare le responsabilità dei danni...
            Se gli avesse dato la colpa per incuria o negligenza, povero lui!! Doveva pagare di
            tasca sua!!!
            “Succede sempre così: dan sempre la colpa a noi altri, poveri pontieri! Così il Comune

            ci guadagna il pagamento dei danni... Fan presto quei signori... Povero me! Poveri
            noi!” lo sentimmo bofonchiare, come soprappensiero...
            La moglie, Vanda, agitata per il fatto stupefacente, camminava nervosamente di qua e
            di là, borbottando sottovoce una preghiera... “Ave Maria ... Ave Maria ...” Stringeva la
            corona tra le mani; era una devota della Vergine.
            Gli operai di Ugo, trafelati e scuri in volto, erano divisi in due gruppetti: un paio
            cercavano di consolare il povero pontiere, dicendo che questa volta avevano fatto
            tutto quello che potevano, che lo stesso signor Podestà doveva riconoscerlo, che non

            ci sarebbe stata nessuna multa ... e via di questa passo....
            Tuttavia, la faccia livida di Ugo mostrava che i loro ragionamenti non riuscivano né a
            convincerlo né a tranquillizzarlo.
            Altri tre giovani garzoni cercavano di far riprendere Giorgino: prima gli diedero un
            bicchier d’acqua, poi di vino. L’acqua gli andò di traverso, ma il vino gli ridiede un po’
            di colore.

            E Lucio, che se avesse potuto, si sarebbe lavato col vino anziché con l’acqua, sentenziò
            tutto allegro: “Ve lo dico io che l’acqua fa male! Il vino, invece, resuscita anche i
            morti!”
            Intanto si era formato un gruppo di passanti che guardavano increduli “il ponte che
            non c'era più”! E commentavano i danni:
            “Adesso si dovrà passare da Ponte Basso...” diceva uno.
            “Sempre che il fiume non se lo porti via come questo...” diceva un altro.

            “E' probabile! Ponte Basso è più debole ancora...”
            “Speriamo che il fiume non esca... se no, poveri noi! I campi ... le case...le stalle...”
            “Chissà, ce ne vorrà di tempo per ricostruire il ponte!...”
            I più erano preoccupati per il percorso più lungo che ora molti dovevano fare per
            andare in città o per tornare in campagna, alle loro case.
            Ce n'era uno che stava per frignare come un bambino; si vedeva che non era delle

            nostre parti e doveva andare dalla sponda opposta ma si sentiva perso come un
            fanciullo che ha perso i genitori ...
            Allora    io    e   Carletto     ci   avvicinammo,       ci   faceva    pena...    Io    gli  dissi:
            “Sta tranquillo, c'è un altro ponte qui vicino... ! – dissi, e poi aggiunsi a voce più bassa
            - ... se non vien giù! Se vuoi, ti insegniamo la strada...”
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