Page 38 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani
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Dal ponte Alto passavano tutti, anche i signori col calesse e invece, da me, solo
contadini! Guadagnavo sempre poco, forse la metà di Remigio, perché nelle terre del
ponte Basso – lì da san Matteo - c’era molta miseria. Remigio stava all’osteria a
raccontar le storie con i birrocciai e io, invece, sempre qui da solo, a spaccarmi la
schiena e a riparare il ponte tutte le volte che il fiume lo rompeva. Ero magro come
una saracca, lungo e secco, sembravo il bastone di un pastore, solo e povero in canna
e sempre con una fame da lupi.
Il mio lavoro, da vedere, non sembrava neanche un vero lavoro perché le persone
povere che passavano, tante volte non mi riuscivano neanche a pagare.
Quando mi andava bene, mi portavano due uova, un pezzo di lardo o un po’ di
verdura.
Dovevo stare sempre all’erta, perché, se capitava qualche guaio, se la prendevano con
me perfino quei poveracci di Rendevacca, che del fiume si godono solo le piene, tanto
che il Potestà aveva ordinato agli abitanti di Villanova di qua, che se la passavano un
po’ meglio, di aiutarli a tenere puliti i canali.
Un giorno d’autunno, molto freddo, il fiume era alto, quasi in piena.
Avevo passato tutto la notte di sorveglianza sull’albero: un pioppo alto e maestoso
che cresce proprio vicino al ponte, controllando il livello dell’acqua che saliva a
dismisura: ero stanco morto quando, verso mattina, arrivò giù un groviglio di grossi
rami che danneggiò il mio ponte: era un disastro! Dovevo ripararlo subito, e di tasca
mia, perché a quei tempi, se si distruggeva il ponte in nostra custodia, il pontiere
doveva pagare, con una multa, i danni causati.
Dopo l’incidente, venni a sapere da alcuni passanti che quel mucchio di rami
proveniva da ponte Alto. La colpa era tutta di quell’ubriacone di Remigio che, come al
solito, invece di rimuoverli subito dal fiume, era all’osteria a cantare e a bere con i
birocciai.
Mi misi in tutta fretta al lavoro per riparare il ponte e in pochi giorni tutto era
sistemato, ma io no! Ero furibondo, mi sentivo come se fossi stato imbrogliato, da
Remigio e dalla sorte!
Dovevo a tutti costi vendicarmi e trovare il modo di far chiudere ponte Alto, così tutti
sarebbero stati costretti a passare da me, al ponte Basso, pagandomi il dazio.
Volevo proprio vedere, a quel punto, se Remigio se ne sarebbe stato ancora a
tracannare vino all’osteria!
Mi venne una brillante idea: invitai il mio rivale all’osteria del Bottegone, proprio
quella che si trova a ponte Alto, con la scusa che volevo congratularmi con lui perché,
a mio parere, era il pontiere migliore di tutta Modena e dintorni. Così gli feci credere.
Ordinai molti bicchieri, tanto sapevo che Remigio non avrebbe detto di no; quando fu
abbastanza brillo e si mise a canticchiare le canzoni degli scarriolanti, lo
riaccompagnai in tutta fretta al suo posto di guardia, dove si addormentò di colpo,
russando come un ghiro.