Page 37 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale   in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena     classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani   
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Storia del nonno pontiere e della nipotina innamorata del fiume


         La storia si svolge nell’anno 1609, nella fertile e verdeggiante campagna di Villanova di
         Là.

         Ferdinando è un vecchio pontiere ormai a riposo, che aveva passato molti anni in
         povertà ma che, grazie alla sua intelligenza e anche grazie a qualche imbroglio, era
         riuscito a sopravvivere. Ferdinando aveva tanti nipoti, ma la sua prediletta era Argia,
         una bimba molto vispa e graziosa. Con lei si riuscivano a capire al primo sguardo,
         forse perché avevano nel sangue la stessa passione. Infatti Argia era attratta in modo
         irresistibile dal fiume Secchia; il suo sogno era quello di lasciarsi trasportare da tutte

         quelle acque, magari fino al mare, che non aveva mai visto.


         Nei giorni precedenti ha piovuto molto, sembrava non volesse più smettere, ma oggi
         è una luminosa giornata di sole primaverile; tanti piccoli fiori rosa, gialli e azzurri
         spuntano tra l’erba ai lati della carreggiata e nel canale che la fiancheggia la natura si
         risveglia: le api ronzano frenetiche sui fiori, gli aironi alti e snelli cercano i molluschi
         col loro lungo becco, le timide gallinelle d’acqua fanno la spola tra le canne per

         costruirsi un nuovo nido.
         Nonno e nipote stanno camminando per mano verso il fiume: hanno deciso fare una
         passeggiata all’aria aperta, fino al ponte Basso, dove lavora Vittorugo, l’amato papà di
         Argia, figlio del vecchio Ferdinando.
         La bambina, entusiasta e curiosa di tutte quelle acque che si muovono e si spostano,
         viene presa dalla curiosità: vorrebbe imparare il mestiere di pontiere, ma lei è nata

         femmina, e teme che il suo sarà un sogno irrealizzabile. Sulle prime si scoraggia un
         po’, poi l’entusiasmo prende il sopravvento, così chiede al nonno di insegnarle
         qualcosa.
         Ferdinando resta in silenzio: Argia deve saper che il pontiere non è un lavoro facile. Si
         deve custodire il ponte giorno e notte e, quando piove molto, tocca arrampicarsi sul
         pioppo e stare a guardare se arriva l’onda della piena.
         E’ un lavoro faticoso e ingrato, perché non sempre si guadagna abbastanza e a volte
         capita perfino di doversi arrangiare con gli imbrogli, come ha fatto lui tanti anni fa con

         Remigio, il vecchio pontiere di ponte Alto, quello che adesso è il suo migliore amico.


         Infine il vecchio si decide e, quasi a malincuore, comincia il suo racconto.
         <Ti ricordi del mio amico Remigio, quello che passa sempre a trovarmi con una
         bottiglia di lambrusco buono? Ai miei tempi, io e lui eravamo i due pontieri, io a ponte

         Basso e lui a ponte Alto.
         Remigio era basso e cicciottello, con una faccia simpatica: un tipo di compagnia,
         bonaccione, buongustaio e discreto bevitore, tanto che il suo ufficio, più che sul
         ponte, stava all’osteria del Bottegone.
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