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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2011

            solo è meglio che quella famosa centrale in Francia non esploda mai, ma che magari
            piazzarsi una trappoletta modello Fukushima proprio di fianco a casa non è poi il
            massimo della vita.
            Morale della favola? “Mah… forse non abbiamo proprio bisogno di questo nucleare,
            forse dovremmo rivalutare le energie rinnovabili, andiamoci cauti con questo nucleare”.
            Benvenuti nel mondo reale.
            Nel frattempo a Palazzo Chigi la solita équipe di professionisti – dopo analisi
            approfondite – è giunta alla conclusione che proporre il nucleare ad un Paese che aveva
            appena assistito ad un incidente nucleare sarebbe stato più o meno come chiedere ad un
            ustionato di accendere il fuoco. Per farla breve, con un colpo di bacchetta magica il
            referendum che un giorno c’era il giorno dopo non c’era più.
            Tutti rassegnati, mettiamoci l’anima in pace che qui non se ne fa nulla.
            Poi, di punto in bianco, cambio di rotta: si va a votare per il nucleare. C’è da stare attenti
            a guardare il TG mentre si mangia, perché queste notizie fanno andare il cibo di traverso.
            E così è ricominciato il carosello “Vota SI/ Vota NO/ Stai a casa o vai al mare che è
            meglio” in preparazione del referendum.
            Tutto tranquillo? Ma neanche per sogno. Ennesimo colpo di scena (Hollywood in
            confronto alla nostra politica è niente) ed ennesimo cambiamento di programma: si vota,
            ma il nucleare lo lasciamo fuori per stavolta. Quando si dice la coerenza.
            Perché niente nucleare? Non serve essere laureati per capirlo.
            Innanzitutto perché – l’abbiamo già ricordato – un referendum in cui non si reca alle
            urne almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto è considerato nullo.
            È chiaro che il quesito sul nucleare funzionava un po’ da “calamita” per attrarre votanti;
            eliminandolo, dovrebbe calare drasticamente l’affluenza. Quorum non raggiunto, tutto
            annullato, il Governo può andare avanti indisturbato con le norme approvate.
            Poi c’è l’effetto paura. Se si votasse ora, probabilmente vincerebbe il SI (abrogazione),
            non a seguito di profonde e ponderate riflessioni, ma per il semplice ragionamento
            centrale = Fukushima = grossi guai = non la voglio.
            La soluzione al problema è semplice: aspettare che la paura sia passata. In questo modo
            il popolo ha un ricordo sfocato della vicenda e basta una buona campagna per
            convincere la maggioranza che la centrale è solo un bene per il Paese.
            Il problema scorie e radiazioni, naturalmente, non viene neppure preso in
            considerazione.
            Il pericolo è proprio questo: se ora non diciamo no al nucleare, rischiamo di ritrovarci fra
            qualche anno con un branco di luminari che (al grido di “Sì perché Silvio dice che le
            centrali sono sicure”) vota senza la minima idea delle conseguenze di tale scelta.
            Il che è poi la speranza nascosta – neppure troppo bene, a dire il vero – di molti
            sostenitori del nucleare. Ecco perché il Governo sta disperatamente tentando di
            eliminare la scheda grigia dal referendum.
            Non so quanti altri cambiamenti ci saranno stati quando questo articolo verrà pubblicato
            (vista la tendenza, me ne aspetto almeno altri due). L’unica cosa che posso incitarvi a
            fare è andare a votare e pensare. La scheda che forse riceverete avrà un peso



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