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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2011

            dolce parolina viene istintivamente accostata a “competitività” o a “mercato libero”,
            quindi a “privatizzazione”, come se fossero logiche conseguenze e non risulta così
            nemmeno necessario argomentare il perché della proposta di privatizzazione.
            Ma così,provando a pensare a questa famigerata crisi economica, mi chiedo: ma non è
            che forse forse è stata causata da il nostro buon “mercato libero”, chiamato in
            confidenza “capitalismo sfrenato”, che dovrebbe far abbassare i prezzi dei nostri
            rubinetti?
            Provo allora a focalizzare meglio la questione e la logica di questa economia rispetto a
            una concezione pubblica.
            Una gestione pubblica dell’acqua mira a garantire un servizio di qualità, mentre una
            gestione privata punta diretta al profitto (anche solo questo argomento dovrebbe bastare,
            ma per masochismo continuerò). Una gestione pubblica mantiene sotto il demanio dei
            cittadini il bene in questione, mentre una gestione privata implica la perdita dalla
            collettività di questo bene, con un passaggio di mani facilmente manipolabile e altamente
            redditizio per le imprese, e un difficilissimo passo indietro in caso di cambio di rotta da
            parte della comunità.
            Inoltre se provo un attimo a immaginarmi quali saranno queste imprese mi figuro
            sempre le buone vecchie sette sorelle, perché purtroppo né nel settore dell’energia, né
            nel settore dell’agricoltura c’è spazio per le piccole, medie e grandi imprese, ma solo per
            quelle enormi. E queste imprese sono quelle che decidono chi va al potere e chi no
            ovunque vogliano, decidono che prezzo imporre, che guerre fare, chi far sviluppare e chi
            collassare, decidono come mantenere le monoculture di alimenti di seconda necessità nei
            latifondi del terzo mondo, o chi lasciar morire d’AIDS richiedendo strabilianti prezzi sui
            brevetti dei medicinali… insomma un po’ tutti gli equilibri della terra.
            Con queste prospettive penso che affidare la materia di cui siamo fatti per il 70% alle
            multinazionali (organizzazioni criminali legali), sarebbe circa come affidarla alla mafia
            (organizzazione criminale illegale), che per ora, più umile e tradizionale nello
            svolgimento delle contese, si accontenta della gestione dell’idrico in Sicilia.
            In Francia, dove la privatizzazione si configura come delega della gestione di un servizio
            pubblico a un’impresa privata, si è avuto un aumento medio del prezzo dell’acqua del
            50%, a Parigi del 154%; gli utili delle imprese sono lievitati al 60-70% degli utili totali. Si
            aggiunga la scarsa trasparenza delle concessioni con il relativo incremento delle occasioni
            di corruzione.”
            Umberto Santino
            L’acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali
            I lupi e gli agnelli
            -L’acqua è un bene prezioso- non sono paroline, e venderlo ai privati è come vendere un
            po’ della nostra libertà, sarebbe come vendere il sole o l’aria. L’acqua è di tutti perché
            parte dalle cime dei monti e arriva fino al mare e da esso evapora in cielo, gratis, se
            proprio si vuole monetizzare tutto. E chi è a monte non ha il diritto di sottrarla a chi è a
            valle (come sta accadendo col Giordano o con l’Eufrate), se no va a finire che chi è a
            valle se la va a prendere a monte e si torna agli scimmioni di “2001 Odissea Nello



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