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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2010


            Si discetta sulla loro mancanza di interessi, della loro fragilità come fruitori indifesi dei
            prodotti del mercato ecc. Sono oggetto di analisi da parte degli adulti. Vedi anche il
            documento del vescovo sull’educazione. I ragazzi caso mai avvertono un disagio
            personale, ma è una sensazione spesso inconsapevole o inconscia. Sanno di essere
            tutelati dalla famigli per i lunghi anni di studio, che passano spesso noiosamente sui
            banchi di scuola. Pensando ad altro. Il loro disagio può sfociare nella trasgressione e nella
            droga come ci insegna la tragica morte del diciannovenne di Carpi Enrico Rumolo.
            Ma c’è una crisi più profonda, consapevole e disperante. Che non trova risposte né a
            livello personale, né sociale o politico.
            Riguarda i trentenni e le trentenni. Hanno finito l’università. Da alcuni anni hanno un
            diploma. Molti sono alla ricerca di un primo impiego. Se ‘trovano da lavorare’ in
            industrie, in studi professionali, all’università o nel mondo della scuola, sono precari con
            contratti a termini che non sanno se saranno rinnovati. Lavori in cui non vengono
            sfruttate la loro preparazione professionale. Con poche tutele (ad esempio: ‘Devi firmare
            che se rimani incinta sarai immediatamente licenziata’), spesso con stipendi inferiori ai
            mille Euro. Non solo il lavoro non è gratificante, ma l’insicurezza e i bassi stipendi non
            permettono di programmare il futuro. Con la prospettiva di fare un muto per comprarsi
            una casa, dove vivere insieme. E ancora meno prevedere un figlio.
            Per la prima volta una generazione intera si sente scippata del proprio futuro. Da una
            parte ci sono ragazzi e ragazze spesso con titoli di studio e specializzazioni al ad alto
            livello, vere eccellenze preparati dalle nostre ottime università modenesi; dall’altra, le
            porte del lavoro sono chiuse sia all’università intasate dai vecchi baroni, che tengono
            gelosamente le loro posizioni, sia nel mondo del lavoro dove spesso non paga la
            professionalità e l’intraprendenza ma il privilegio e la raccomandazione. Molti giovani
            vivono così una vita d’ombra sotto l’ombrello (di chi l’ha) dei genitori e dei nonni che
            godono di qualche pensione. Chi può, trova lavoro all’estero dove regaliamo dopo aver
            speso milioni di Euro per la loro formazione, intelligenze e professionalità eccellenti.
            In verità questi giovani sono ormai uomini e donne mature, nel fiore della loro vitalità
            fisica e intellettiva. Si sentono tagliati fuori e vivono in un limbo di frustrazione.
            Matura progressivamente in loro un risentimento con la generazione dei padri e dei
            nonni che hanno consumato ormai risorse, spazi ed energie. Sembra che a loro non
            rimangano che le briciole.
            Di questa crisi, poco sanno gli adulti che parlano dei problemi dei giovani. Raramente
            essi stessi trovano lo spazio per esprimere la loro rabbia e i loro progetti.
            Anche perché, ed è la cosa più terribile, sembra non si aspettino più risposte dal mondo
            degli adulti.


                                                                                             Beppe Manni










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