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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2010


            nel 1953, il Teatro Pedrazzoli non riuscì ad ottenere la licenza per le proiezioni
            cinematografiche a causa dei ritardi nella costruzione e per alcuni anni ospitò solo
            spettacoli di prosa e balletto. Gli abitanti di Fabbrico decisero allora di dichiarare che il
            “Pluto” fosse un club privato e nacque così il “Circolo Amici del Cinema” che, di fatto,
            contava 3000 soci su 5000 abitanti. Le difficoltà tuttavia non erano finite; il “Pluto” fu
            infatti attaccato sul piano politico e accusato di essere un “covo di comunisti”, facendo
            leva sul fatto che la maggioranza dei cittadini aveva un orientamento politico di sinistra.
            Nel 1968, gli abitanti di Fabbrico decisero di portare il loro progetto alla Mostra del
            Cinema di Venezia e numerosi intellettuali, che proprio in questi anni stavano muovendo
            critiche agli aspetti istituzionali del festival, si rivelarono molto sensibili  alla questione
            del “Pluto”. Molti  di loro, tra cui Gian Maria Volontè, andarono a Fabbrico, dove
            vissero per un periodo, trasformando il “Pluto” in un luogo di scambio culturale e
            impegno sociale. Se però l’interesse della cerchia intellettuale stava nel rendere il Teatro
            Pedrazzoli un punto di partenza per una rivoluzione culturale su larga scala, gli abitanti di
            Fabbrico volevano solo ottenere un proprio cinema e la prospettiva della lotta
            studentesca rimaneva per loro qualcosa di astratto e lontano. In seguito a questa frattura,
            gli intellettuali lasciarono il paese, mentre il “Pluto” rimase aperto per lungo tempo come
            cinema e teatro. In un secondo momento, esso fu trasformato in discoteca e infine in un
            centro ricreativo per ragazzi. Dopo alcuni anni di abbandono, nel 2004 il Teatro
            Pedrazzoli è stato riaperto ed è oggi nuovamente un cinema, pur non potendo più
            contare sull’enorme afflusso di spettatori che ha caratterizzato la sua storia.
            Ripercorrendo le tappe principali di questa lunga e travagliata vicenda, Graziano Marani
            e Nico Guidetti  ricostruiscono un pezzo importante di storia del cinema di provincia,
            mostrando una realtà che le nuove generazioni spesso non conoscono.



            INTERVISTA A GRAZIANO MARANI


            DA COS’E’ NATA L’IDEA DEL DOCUMENTARIO? PERCHE’ AVETE SCELTO
            PROPRIO QUESTO SOGGETTO?
            Abbiamo cominciato a raccogliere materiali e testimonianze già dal 2001; l’idea era quella
            di raccogliere più testimonianze possibili finché i protagonisti erano ancora presenti.
            Siamo tutti cresciuti dentro quel teatro e, quando ci si è presentata l’occasione, ci è
            venuto spontaneo pensare ad un lavoro su questa entusiasmante esperienza.
            Il progetto del Documentario ha però preso corpo solo nel 2008, in concomitanza con le
            celebrazione degli anniversari: 1948 inizio lavori, 1958 la prima proiezione, 1968
            l’occupazione del Teatro.
            QUANTI ANNI AVETE IMPIEGATO PER PORTARE A TERMINE IL LAVORO?
            Abbiamo quindi impiegato gli anni dal 2001 al 2005 nel raccogliere il materiale, nel 2008
            abbiamo poi ripreso in mano tutto il girato e nel giro di 4 o 5 mesi abbiamo scritto,
            montato e ultimato “Tanto di cappello”.
            PERCHE’ IL FILM NON E’ STATO DISTRIBUITO?
            Per il momento non siamo ancora riusciti ad ottenere i diritti per l’uso commerciale di

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