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Articoli pubblicati nel blog VOCIDALBRANCO.IT - Anno 2010
Omaggio a Gianni Rodari al festival della poesia.
8 ottobre 2010 - Libri e Società.
Anche per quest’anno si è conclusa la sesta edizione del “Poesia Festival”. Le città
dell’“Unione Terre di Castelli” hanno ospitato poeti,cantautori e critici per una settimana
all’insegna della poesia e della letteratura.
Il festival si è concluso a Pozza di Maranello in grande stile con un omaggio a Gianni
Rodari; le sue poesie e filastrocche sono state recitate e cantate da Magda Siti e Paolo
Capodacqua e condotte da Sara Tarabusi.
Ottimo il coinvolgimento col pubblico da parte dei tre protagonisti che, con
canzoni,spiritosi balletti,umorismi sottili e domande rivolte soprattutto ai tanti bambini
presenti, hanno richiamato tanti applausi da grandi e piccini.
Chiara Bersanetti
TANTO DI CAPPELLO, Storia di un cinema di provnicia
8 ottobre 2010 - Cinema / Teatro / TV e Società.
“Tanto di cappello” è un documentario realizzato da Graziano Marani e Nico Guidetti
che, attraverso intermezzi western, scene comiche e le testimonianze di alcuni abitanti di
Fabbrico, racconta la vicenda della nascita e dell’attività del Teatro Pedrazzoli, costruito a
partire dal 1948 per opera degli stessi cittadini. La struttura del documentario è
abbastanza canonica e le riprese sono state effettuate in semplicità, ma la storia che esso
racconta è a dir poco straordinaria.
L’iniziativa di costruire il teatro nacque dalla necessità degli abitanti di Fabbrico di avere
un proprio spazio dove si potesse assistere a proiezioni cinematografiche e
rappresentazioni teatrali. I fondi necessari per l’acquisto del terreno edificabile e per la
costruzione della struttura furono raccolti dai cittadini attraverso una sottoscrizione
popolare. I cittadini fornirono anche il loro contributo in manodopera volontaria per
mettere in piedi il teatro. Tuttavia, prima che la costruzione dell’edificio fosse portata a
termine trascorsero diversi anni. Infatti, la morte di uno dei volontari (Franco Pedrazzoli,
che diede il nome al teatro) mentre partecipava alle operazioni di costruzione determinò
l’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura e ciò ebbe come conseguenza il
fermo dei lavori per alcuni anni. L’edificio, nel momento dell’interruzione della
costruzione, rimase senza tetto e per questo fu soprannominato “Pluto”, dal nome di un
vagabondo che viveva nel paese e che si rifiutava di indossare il cappello anche nelle
stagioni più fredde. Quando finalmente fu portata a termine la costruzione dell’edificio,
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