Page 27 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani
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Cronaca dal punto di vista di Vanda, moglie di Giovanni Dondin
Una bella domenica di primavera, vennero a pranzo mio figlio Altiero, mio nipote
Umbertino e mia cognata Luisa.
Poco prima di pranzare Umbertino mi chiese perché il nonno non lavorasse più ed era
sempre così debole e malconcio.
Così io gli risposi: “Vedi nipotino, è una storia difficile da comprendere: venerdì 23
settembre 1541, tuo nonno da quello che mi hanno riferito, stava legando la barca
verso mezzanotte ed era stanco morto. A un certo punto io andai a letto e poco dopo
sentii due colpi di rivoltella e tuo nonno entrò in casa imprecando e stappò un’altra
bottiglia di vino. Io gli chiesi: cos’è successo?” E lui mi rispose bruscamente:” stai zitta,
te lo racconterò domani !!!”
Il mattino seguente io mi svegliai e, mentre scaldavo il latte, bussarono pesantemente
alla porta due guardie del Duca e chiesero se qui abitava Giovanni Dondin.
Tutta agitata andai subito a svegliare Giovanni, ancora assonnato, si alzò dal letto e le
guardie lo presero in modo violento e lo misero su un carro trainato da un mulo
affiancato da sei guardie che lo portarono davanti al Palazzo Ducale.
Là lo sbatterono in una cella fredda e umida per circa 4 ore. Nel frattempo le voce che
Giovanni Dondin aveva sparato per intimorire la guida e un cavaliere del Duca, si parse
per tutta Modena.
Verso mezzogiorno fu preso da due guardie che lo rimisero nello stesso carro e lo
portarono fino alla pietra ringadora in piazza grande per eseguire la condanna data dal
Duca di tre tratti di corda! Tutta la piazza rimase in silenzio finché, non si sentì un urlo di
pietà per Giovanni da parte dei suoi familiari, fra cui, c’ero anche io!
Però l’illustrissimo Duca rispose: ”No! Non l’accetto, perché questa condanna
dev’essere esemplare per tutti i cittadini di Modena!“ però tuo nonno non voleva
saltare, allora due guardie da dietro lo buttarono giù.
Al primo tratto, si ruppe i legamenti della spalla e il naso, al secondo si strappò tendine
e si rovinò praticamente la faccia, nell’ultimo si spezzo il braccio destro. Poveretto!
Ed è per questo che il nonno non riesce più a lavorare. “ E adesso, andiamo a mangiare
che ho preparato i tortellini”
Nicolò, Lorenzo S e Simar