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Articoli pubblicati nel blog VOCIDALBRANCO.IT - Anno 2010
Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.
Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i
quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un
divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia?
Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord
est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di
raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata.
Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una
scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e
Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola,
compreso di lavagna interattiva multimediale.
L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra
indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno
contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non
essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da
quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle
mutande antiscippo.
Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di
satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della
più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti
bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste
di più alto profilo e interesse generale.
Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali:
levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la
propria faccia, a questo punto. Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore
che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del
rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.
I fatti dell’Aquila ne sono stata la prova.
Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di
vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al
nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la
comunicazione all’informazione, la propaganda alla verifica.
Ho fatto dell’onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire
non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1) respingo l’accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho
espresso pubblicamente -ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere
essendo una consigliera della FNSI – le avevo già mosse anche nelle riunioni di
sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un
lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un
arricchimento.
Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c’è più alcuno
spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci
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