Page 9 - scrivere in prima
P. 9
Un intelligente intervento di N. Vretenar, insegnante MCE, fa notare come nelle classi in cui si fa
cooperazione educativa i compiti in realtà non si assegnano nemmeno a scuola!
I COMPITI A CASA E IL COMPITO DELLA SCUOLA
Non dare compiti a casa?
Ma normalmente non li diamo neppure a scuola.
Cioè cerchiamo di fare scuola in modo che il gruppo, in modo cooperativo, sia impegnato di volta in volta in attività significative, in
ricerche intorno a temi che abbiano un qualche interesse, in laboratori.
Evitiamo di rinchiuderci coi nostri alunni e alunne nel triangolo banale “spiegazione/studio – compito – valutazione”.
Le attività che proponiamo per stimolare la ricerca, l’espressione, la scoperta di regole, non le chiamiamo “compiti”.
C’è anche il lavoro individuale, ci sono anche l’esercizio e l’allenamento per consolidare delle capacità specifiche. Hanno senso
perché dopo si rivede insieme il lavoro, dedicandoci tutto il tempo che ci vuole, perché l’alunno/a, con l’aiuto dell’adulto, acquisti
consapevolezza dei suoi punti di forza e del lavoro che deve ancora fare per raggiungere degli obiettivi di cui ha chiara l’importanza.
Tutto questo richiede tempo, il tempo per il pensiero, per il confronto, per il fare, per il dialogo che aiuta gli alunni/e a prendere
coscienza dei loro percorsi, dei loro progressi, della strada ancora da fare.
Per questo siamo per una scuola dai tempi lunghi che renda impossibili i compiti a casa, siamo per il tempo pieno e per le scuole
aperte il pomeriggio. Siamo anche per le biblioteche aperte e accessibili con orario lungo, per città che offrano occasioni culturali
anche ai giovanissimi.
Siamo per una scuola dai tempi lunghi che educhi pure a ricercare personalmente, dopo l’orario, il piacere e il bisogno della lettura,
della scrittura, dell’espressione artistica; addirittura a trovare piacere in attività significative legate a percorsi scolastici, nello studio,
anche nell’allenamento (“esercizio”, se volete) per raggiungere obiettivi di cui si ha chiara l’importanza.
Ovviamente non siamo per i compiti “assegnati”, né a scuola, né tantomeno a casa se poi ai ragazzi/e viene inflitta l’umiliazione di
vederli ignorati o semplicemente corretti o valutati senza che sia dedicato al loro sforzo il giusto tempo per il confronto.
Ovviamente troviamo aberrante, perché fonte di discriminazione, la pratica di assegnare compiti a casa complessi e uguali per
tutti/e che qualcuno svolgerà facilmente e per qualcun altro saranno un ostacolo insormontabile: perché c’è chi è autonomo/a e
chi non lo è; chi padroneggia la lingua dei compiti e chi no; chi può contare sull’aiuto di adulti competenti e chi no; chi vive dopo la
scuola dentro spazi tempi e relazioni adeguate e chi no.
La scuola ha il compito di ridurre le disuguaglianze (“rimuovere gli ostacoli”, questo sì un compito obbligatorio). Assegnando a
tutti/e compiti uguali, complessi, da svolgere in solitudine, sapendo che non tutti sono in grado di svolgerli, piazza un ostacolo
consistente sulla strada, già faticosamente in salita, che tanti e tante devono percorrere, aumentando le distanze.
Fa precisamente il contrario di quello che dovrebbe fare.
È una responsabilità gravissima. 7
Nerina Vretenar

