Rami di uno stesso albero


"Rami di uno stesso albero", è il libro in formato digitale redatto da Antonella Bottazzi, insegnante del Gruppo Narrazione Orale, con prefazione di Franco Lorenzoni, pubblicato per la collana RicercAzione dalle Edizioni MCE.


Sinossi
Il cerchio narrativo è un luogo in cui ragazzi e insegnanti si danno un tempo di ascolto per raccontare e raccontarsi storie, per comprendersi reciprocamente. Il cerchio narrativo contempla il silenzio per un viaggio dentro se stessi e per una conoscenza non superficiale degli altri; per trovare la libertà di parlare. Luogo protetto di espressione di sé, offre la possibilità di attenuare pregiudizi, almeno provvisoriamente, per riconoscersi e ritrovarsi negli sguardi degli altri. È un mondo popolato di parole plurali, dove si impara ad ascoltare – sospendendo il giudizio – anche ciò che è molto lontano dalle nostre esperienze. Il cerchio narrativo garantisce a tutti il diritto alla parola, cercando di dare spessore al grande bisogno di democrazia nelle scuole.

https://store.streetlib.com/it/antonella-bottazzi/rami-di-uno-stesso-albero

 


Correlate a questa pubblicazione, anche se di fatto estranee ad essa, sono state realizzate numerose esperienze di narrazione orale che desideriamo proporre alla vostra attenzione.

 

Narrazione orale e apprendimenti scolastici

Esperienze di utilizzo della narrazione orale per veicolare e consolidare gli apprendimenti scolastici


Scuola primaria

Disciplina: GEOGRAFIA


MAPPE FANTASTICHE E MAPPE REALI.
Percorso di geografia in una classe quinta di scuola primaria.

di Antonella Bottazzi, Scuola Primaria “G. Rodari” di Modena, classe quarta.

Premessa e obiettivi
Questo percorso nasce dall’idea che, prima ancora di avere conoscenze specifiche legate alle discipline, i bambini, in particolare quelli di oggi, ricchi di stimoli visivi e narrativi (reali o fantastici che siano), abbiano già molte conoscenze e idee sulla realtà, anche quella che non hanno mai visto da vicino.
Contemporaneamente però accade che queste conoscenze siano mescolate in grandi contenitori che poco differenziano e poco classificano.
Uno dei compiti dell’insegnante è quello di sistemare queste idee e conoscenze in un contesto più chiaro e più vicino alla realtà, permettendo loro di cercare collegamenti logici, senza nulla togliere alla loro esperienza, alle emozioni, ai desideri, ai sogni.
Da questa premessa nasce l’idea di partire dal loro mondo immaginario, giocoforza coinvolgendo anche quello emotivo/affettivo.

Attività

  1. La mia piazza

Il primo input che ha dato l’insegnante è stato quello di chiudere gli occhi e di visualizzare la propria piazza, “la piazza che ti rappresenta, nella quale puoi mettere ciò che vuoi”.

Suggerimenti dell’insegnante durante la visualizzazione:

  • possono esserci edifici pubblici: chiese, musei, moschee, scuole, teatri, edifici privati, case, palazzi;
  • ci possono essere statue che rappresentano personaggi famosi o persone a voi care;
  • strade con nomi di personaggi famosi o persone a voi care;
  • ci possono essere fontane; può essere attraversata da un fiume; ci possono essere fiori, alberi, panchine, aiuole;
  • la piazza può essere pavimentata con forme e colori che vi piacciono.

Dopo la visualizzazione (dieci minuti circa) i bambini hanno iniziato disegnare la propria piazza e del tutto spontaneamente hanno cominciato a comunicare con i compagni, a discutere, a copiare le idee più belle di ciascuno. Ma nessuno ha costruito una piazza uguale a un’altra.
Tutti i bambini erano molto contenti di questa attività e molto gratificati dal poter inserire nel disegno ciò che più desideravano.
Il disegno è stato accuratamente colorato ed è stata richiesta una legenda che spiegasse alcuni segni.
Alla fine del lavoro (che ha occupato più interventi) ciascuno ha presentato agli altri la propria piazza, alla quale aveva anche dato un nome.

  1. La mia regione

Con la stessa procedura della visualizzazione prima e della rappresentazione poi, è stato chiesto ai bambini di immaginare e di disegnare la propria regione ideale.

Suggerimenti dell’insegnante durante la visualizzazione:

  • decidete se ci sono monti, colline, pianure, se è bagnata dal mare, se ci sono laghi o fiumi;
  • pensate alle città, ai paesi, ai loro nomi e se sono moderni o antichi;
  • pensate a ferrovie, a strade;
  • decidete se ci sono aeroporti, porti;
  • date un nome alla vostra regione, ai monti, ai fiumi.

Viene fatta una legenda e successivamente tutte le regioni sono state sistemate su una base di cartoncino per formare “il nostro Stato”.

  1. Le nozioni

Dal sussidiario i bambini, aiutati dall’insegnante per la costruzione di alcune mappe (attuate nel laboratorio di abilità di studio), hanno trovato e studiato le informazioni relative ai vari paesaggi italiani (pianura, montagna, collina, laghi, coste…).
Dopo ogni argomento affrontato sul sussidiario i bambini sono stati invitati a costruire una mappa (es: la tua pianura ideale) con le stesse modalità delle precedenti.
Questa volta però si suggeriva ai bambini di attenersi alle nuove conoscenze, sia rispetto al territorio, sia riguardo alle attività economiche di quel particolare ambiente.
Dopo aver fatto il disegno della mappa e la relativa legenda, i bambini dovevano descrivere in forma narrata il proprio territorio, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista delle risorse e delle scelte effettuate per lo sfruttamento di esse.
Dopo la presentazione alla classe del proprio territorio, gli altri potevano dare suggerimenti eventuali per migliorare le condizioni naturali o economiche.

Riflessioni dell’insegnante
A mio parere, i bambini si sono sentiti molto protagonisti in questo lavoro, anche se per alcuni, nell’ultima fase, è stato più difficile mantenere la coerenza.
I consigli dei compagni venivano a volte accettati, altre volte respinti, ma in questo caso io richiedevo una motivazione e quasi sempre i bambini sono stati in grado di dare un significato alle proprie scelte. La discussione è stata molto ampia, sia durante l’esecuzione delle mappe che nella fase della presentazione.
Diversi bambini hanno fatto scelte ecologicamente importanti (es: nella mia pianura si circola solo a piedi o a cavallo) e questo ha stimolato anche altri bambini a cercare soluzioni che non avessero ripercussioni troppo negative sull’ambiente.
In modo per me inaspettato, questa attività ha permesso a molti bambini di raccontarsi anche sul piano delle emozioni e delle relazioni. Molte nozioni sono passate attraverso qualcosa di meno freddo della pagina del sussidiario (ma abbiamo studiato anche quelle).


Disciplina: ITALIANO


LA NARRAZIONE COME “MEDIATORE” DEL TESTO NARRATIVO.
“Pinocchio”, di C. Collodi

di Cristina Tioli, Scuola Primaria di Portile (Modena), classe terza

Prima giornata: attività preparatoria
Camminata per le strade di Portile, il paese in cui si trova la scuola, in cerca di acqua, a mo’ di indiani in esplorazione.
Le maestre raccolgono pezzi di legno e li consegnano a ognuno.
Al ritorno si trova una catasta di legna davanti al cancello della scuola. Ognuno risale con un pezzo di legno, i banchi sono contro il muro.
Musica di Puccini (quasi coetaneo e conterraneo di Collodi) di sottofondo.
Tè di saluto.
Racconto: ieri sera è passato di qui un signore anziano, ha salutato la sua vecchia scuola, ha preso il caffè con noi e ha raccontato della sua infanzia, che è stata dura e strana. Quando se n’è andato, ci siamo accorte che aveva lasciato un sacchetto con delle lettere.
Consegna delle lettere, da leggere la sera a casa.

Seconda giornata
Ambiente. I pezzi di legno del giorno prima stanno sui banchi. Sopra alla lavagna c’è scritto: «Ognuno costruisce la sua storia, o è la sua storia che costruisce lui?».
I banchi sono spostati vicino al muro. Pinocchio appeso in aula.
Attività di movimento: alcuni vecchi giochi del laboratorio delle fiabe.
Attività in gruppi. Alla fine ci dividiamo in 4 gruppi, in base ai mittenti delle lettere;

  • Mastro Geppetto
  • “Pezzo di legno”
  • Mastro Antonio
  • Il Narratore

Il lavoro consiste nel mettere in comune il contenuto delle lettere, tentando di ricostruire e interpretare la storia che vi è nascosta, di comprendere il carattere dei personaggi e le motivazioni esplicite degli eventi che emergono dalla lettura.
Successivamente ogni gruppo racconta la sua storia, nel modo che hanno scelto.
Ogni gruppo trova sul tavolo della mensa un simbolo del suo autore di lettere: il pezzo di legno, la parrucca bionda di Geppetto, la pialla e il naso rosso di Mastro Ciliegia, un libro bianco per il Narratore.
Conversazione. «Pinocchio è una storia molto conosciuta, tutti ne avete già sentito parlare. Volete spiegarmi cosa sapete di lui?».
«Conoscete anche altri personaggi? Parlatemene un po’».
«Dove avete imparato tutte queste cose su Pinocchio?».
Attività sul testo di Collodi. Lettura animata del testo da parte degli insegnanti.
Consegna del testo ai bambini. Lettura silenziosa dei bambini. Sottolineatura di parole sconosciute con matita a forma di Pinocchio, regalata ai bambini. Spiegazione collettiva o dell’insegnante. Uso del vocabolario.

 

Qualche esempio di lettere inviate a ogni bambino:

 

Cara Cecilia,
c’era una volta…
Un re! Dirai subito tu.
No, amico mio, hai sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale si chiamava Mastr’Antonio, ma tutti lo chiamavano Mastro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre rossa come una ciliegia matura.
E Mastro Ciliegia pensò subito di farci una gamba di tavolino.
Io non credo fosse una grande idea, più avanti forse ti spiegherò perché.
Firmato: Il Narratore
Caro Matteo,
ti voglio raccontare una storia piuttosto strana che mi è successa l’altro giorno. Ero tranquillamente nella mia bottega e mi son trovato tra le mani un bel pezzo di legno chiaro. Non era certo legno pregiato, forse era adatto per il caminetto ma andava proprio bene per fare la gamba di quel tavolino che mi aveva portato la signora Paola da aggiustare.
Ho cominciato a levargli la scorza con la mia accetta e… ho sentito la voce di un bimbo che diceva: «Non mi picchiar tanto forte!». Ti assicuro, ho guardato dappertutto: nell’armadio, sotto al banco da lavoro, nel secchio della segatura, perfino fuori dalla porta, ma non ho proprio capito da dove veniva la vocina. Sono un po’ preoccupato, ma ti saluto volentieri,
Mastro Antonio

 

Cara Francesca,
quel rimbambito di Mastro Ciliegia un bel giorno mi ha preso tra le mani e mi ha guardato attentamente.
Ho pensato: “Che finalmente si sia accorto di me?”.
Per tutta risposta mi ha scorticato un lato con l’accetta!
Ho protestato! Ti pare giusto trattare così il tuo povero amico?
Il Pezzo di legno

 

Caro Francesco,
mi è venuta un’idea davvero curiosa.
Potrei costruirmi un burattino, ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, usare la spada e fare salti mortali. Con quello potrei andarmene in giro per il mondo a far spettacoli per i bambini e guadagnarmi quel tanto che mi serve per campare. Mi basta un pezzo di pane e un bicchiere di vino! Serve solo un pezzo di legno, un legno tenero, non di pregio, ma non ho nemmeno quello.
Il tuo pensieroso Mastro Geppetto


Scuola secondaria di II grado

Disciplina: LETTERATURA ITALIANA


PARTECIPAZIONE AL PROGETTO NAZIONALE “DELEDDA NELLE SCUOLE”,
Seminario celebrativo per il centenario di “Canne al vento”, Nuoro, 28-29 marzo 2014

di Giuliana Zanarini, Scuola secondaria di secondo grado “Grazia Deledda”, Modena, classe quarta

Obiettivi: Coinvolgere i ragazzi nella lettura della scrittrice che dà il nome alla loro scuola, di cui sanno poco. Migliorare il clima di classe.

Attività.

  • Dopo una prima fase di presentazione dell’autrice attraverso filmati, documentari e interviste, iniziamo a leggere Canne al vento per scegliere le frasi più significative, più belle, più emozionanti. Il libro è ricco di spunti di vita e di temi attuali, storie di giovani ragazze che si ribellano al padre, di un servo che uccide il proprio padrone, di amori e passioni, di drammi, di «canne in balia del vento».
  • Progettazione a classe aperta su come trasporre il testo attraverso i linguaggi più vicini ai ragazzi: il linguaggio musicale, il linguaggio grafico pittorico e creativo, e il linguaggio televisivo.
  • Creazione di un vero rap dal titolo: Canne in balia del vento.
  • I ragazzi danno una nuova forma alle frasi del romanzo scelte precedentemente, attraverso rappresentazioni grafiche, ideogrammi, poesie, grafici, immagini, parole in libertà e colori, che danno vita al libro Canne al vento… in libertà.
  • Un’altra pista di lavoro che si decide di realizzare è l’ideazione e la ripresa di un’ipotetica intervista alla scrittrice Grazia Deledda, attraverso la quale viene descritta in sintesi la trama del romanzo. Viene così realizzata un’altra riscrittura dell’opera rappresentata attraverso il linguaggio televisivo dell’intervista video: Canne al vento… in intervista.

Sono state scelte dagli studenti stessi due compagne per la partecipazione del Convegno Nazionale a Nuoro.

Riflessioni dell’insegnante
Nei progetti realizzati (la canzone rap, il libro, l’intervista televisiva) i ragazzi hanno saputo utilizzare le parole della scrittrice, solo apparentemente lontane da loro stessi, dandole nuova vita, legandole alla loro esperienza di adolescenti.

Questo è il testo rap:

È la storia di una famiglia trasandata
Dove la figlia scappò una sera disperata.
Questa scrittrice è molto popolare,
Ha vinto il Nobel,
E di lei ha fatto parlare.
Immagina una vita come una goccia da salvare,
Un’emozione unica che ti farà sognare.
Sullo sfondo di questa terra brulla,
Dove l’onore e il rispetto
Lo vivi già dentro a una culla.
Poco dinamica la vita di queste persone,
Dove il progresso non ha portato a nessuna convinzione.
Coglievi il senso, profondo e travolgente,
Tra gli occhi sbigottiti
In un giorno ormai cadente.
Tra la gente lo vedi,
Tra la gente lo senti,
Tra la gente lo vedi,
Tra la gente lo senti.

Rit.: La sorte è cieca e spietata
e questa cosa la scrittrice l’ha imparata.
Noi siamo canne in balia del vento,
uomini fragili guidati dal momento.

Ci sono state donne
Che hanno scritto pagine importanti,
Lasciandoci un valore davvero inestimabile.
Le loro storie uniche,
Di vita quotidiana,
Di questa terra brulla,
Di gente schietta e strana,
dove il progresso poi
ha cambiato figli e figlie,
di questa isola lontana,
piena di meraviglie.
Lei vive come tanti,
con l’inverno dentro al cuore,
come il grido di un gabbiano,
che rimbalza contro al sole,
mentre all’orizzonte il giorno adesso muore.
In questa terra poi
ritrova i suoi giorni,
sono qui le sue radici,
scavate dentro al tempo.
Perché la sorte ci stronca come canne,
canne al vento,
tanto dolore e tanto tormento,
in questa terra piena,
piena di cemento.

Tra la gente lo vedi,
tra la gente lo senti,
tra la gente lo vedi,
tra la gente lo senti.

Rit.: La sorte è cieca e spietata
e questa cosa la scrittrice l’ha imparata.
Noi siamo canne in balia del vento,
uomini fragili guidati dal momento.

Ma i tuoi racconti,
a noi sono arrivati,
e oggi ne parliamo emozionati.
La nostra scuola porta il tuo nome,
e noi speriamo di farti onore.


NARRAZIONE ORALE COME METODO DI INCLUSIONE SCOLASTICA

Esperienze di utilizzo della narrazione orale per favorire l’inclusione di alunni svantaggiati all’interno del gruppo classe


Scuola secondaria di II grado


PROGETTO BIENNALE CON ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI
di Anna Soresina, Liceo delle scienze umane “C. Sigonio” di Modena, alunni diversamente abili

Sintesi del progetto
Il lavoro è stato sviluppato in due anni scolastici: durante il primo anno hanno partecipato al cerchio solo gli alunni diversamente abili insieme ai loro educatori e insegnanti di classe, ma verso la fine del progetto è piaciuta l’idea di far partecipare anche alcuni compagni dei ragazzi. Questa nuova modalità è risultata positiva e il secondo anno il corso si è aperto, a turno, agli altri compagni di classe dei ragazzi disabili, attivando una maggiore reciproca conoscenza e comprensione.
Seguono le schede di lavoro elaborate durante il percorso. Ogni scheda è riferita a un incontro di un’ora circa. Gli incontri sono stati svolti a cadenza mensile.
Temi:

  • la finestra
  • quella volta che mi sono arrabbiato molto
  • un lumino nel buio
  • verifica del progetto

Il momento iniziale di ogni incontro è caratterizzato dalla presentazione di sé attraverso brevissime note personali, ad esempio: “mi piace.., non mi piace..”, “il mio colore preferito è… perché..”, “oggi mi sento una giornata di sole/di pioggia/di nebbia…, perché…”.
In ogni incontro c’è un momento iniziale di spiegazione delle regole del cerchio.
Al termine di ogni cerchio, durante la settimana gli insegnanti e gli alunni raccolgono i titoli dei racconti e insieme elaborano un “cartellone memoria” (con disegni e titoli).

 

1° incontro

Tema: “La finestra”
Destinatari: ragazzi diversamente abili.
Tempo: un’ora.
Ambiente: aula video; sedie in cerchio; silenzio iniziale; candela accesa al centro; cartoncini con disegnati vari tipi di finestre intorno alla candela.
Presentazione: “Mi piace… non mi piace…”.
Input. Il brano di L. Einaudi Un’altra vita.
Narrazioni sul tema “la finestra”. Ognuno prende la cartolina a terra su cui è disegnata una finestra e racconta una storia legata a una finestra; appoggia il disegno ai propri piedi per comunicare al gruppo che il suo racconto è finito.
Memoria. Cartellone.

 

2° incontro
Tema: “La rabbia”
Destinatari: ragazzi diversamente abili.
Tempo: un’ora
Ambiente: aula video; spazio libero senza sedie; silenzio iniziale; al centro dell’aula un lenzuolo bianco che ricopre degli oggetti.
Attività di riscaldamento. L’insegnante spiega che occorre formare delle coppie per ballare al ritmo della musica di Bruce Springsteen Mrs. Mc Grath. Ad un suo battito di mani si cambiano le coppie. Terminata la musica si dispongono le sedie in cerchio e ci si siede.
Lancio del tema: “Quella volta mi sono arrabbiato molto”.
Si scopre il lenzuolo dove ci sono tanti fogli con delle scritte e dei disegni sulla rabbia: “quella volta mi sono arrabbiato molto…; che rabbia…; sono molto arrabbiato perché…”
Si mette al centro la candela accesa e si inizia.
A turno ognuno prende il foglio che desidera e racconta la sua storia, finito il racconto straccia il foglio in modo che la sua rabbia venga così sfogata e butta i pezzi nel cestino, poi un altro inizia a raccontare la propria storia.
Conclusione. Brano di Zucchero Wonderful life e piccolo rinfresco.
Memoria. Cartellone con foto e parole.

 

3° incontro
Tema: “Un lumino nel buio”
Destinatari: ragazzi diversamente abili e non, educatori ed insegnanti.
Tempo: un’ora
Ambiente: aula di musica, sedie in cerchio; silenzio iniziale; al centro un tappeto con palloncini colorati, pennarelli e la candela accesa
Attività preparatoria. Prima del cerchio ogni partecipante riceve una lettera con un biglietto personale di invito che l’insegnante timbrerà all’ingresso dell’aula.
Presentazione: “Io mi chiamo… e lancio la palla a…”.
Ascolto del brano: Berlioz, “Dies irae – Sinfonia nr. 14”.
Attività di Movimento: a sorpresa: arrivano alcune ragazze di 5ªM (sezione musicale della scuola) e tutti insieme si cantano filastrocche imparate precedentemente: La bella lavanderina; Io son contadinella; C’è nel bosco una casetta. Poi ci si risiede in cerchio
Input. Lettura di Orlev, La bestia d’ombra
Ascolto del brano: Mussorksky, Una notte sul Monte Calvo
Narrazione. Prima di raccontare si prende un palloncino, si racconta e dopo ognuno scriverà una traccia della propria storia (simbolo, scritta, disegno) sul palloncino.
Conclusione. Ci si sposta in fila indiana (la coda del serpente) si va alla finestra e si butta il palloncino nel cortile della scuola.
Ascolto del brano: Dukas, L’apprendista stregone.
Memoria. Cartellone

 

4° incontro di verifica
Tema: “Verifica del cerchio dei racconti”.
Destinatari: ragazzi diversamente abili.
Tempo: un’ora
Ambiente: aula video; spazio libero senza sedie; silenzio iniziale; al centro dell’aula un lenzuolo bianco che ricopre degli oggetti.
Attività di movimento. A coppie si balla al ritmo della musica (Avedis String Orchestra, Ave) muovendosi come se si dovesse tenere insieme una corda sulla quale cammina un funambolo.
Finita la musica si mettono le sedie in cerchio e ci si siede.
Narrazione. Al centro dello spazio ci sono quattro cestini: in tre ci sono dei cartoncini colorati, rosso per l’ostacolo, giallo per l’aiuto, verde per la scoperta; nell’ultimo ci sono dei pennarelli colorati. Ognuno prende un cartoncino per colore ed un pennarello. Si invitano i partecipanti a scrivere o a disegnare una parola, una frase o un disegno rispetto all’esperienza fatta. Dopo che tutti hanno scritto o disegnato si rimettono i cartoncini nei rispettivi cestini.
Si leggono quindi i cartoncini e insieme si cerca di capirne il contenuto e si condivide il messaggio applaudendo. L’autore dello scritto rimane anonimo o se vuole può svelarsi.
Conclusione. Alla fine si ascolta La cura di Franco Battiato durante un breve rinfresco.
Memoria. Cartellone

 

VERIFICA FINALE DEL CERCHIO DEI RACCONTI

OSTACOLO

AIUTO

SCOPERTA

 

 

 

rituale eccessivo (3)

parlare della paura

Novità

superficialità di alcuni partecipanti

esporsi in pubblico

i segreti

novità la 1ª volta

i nostri racconti

tutti si mettono in gioco

timidezza (4)

persona speciale (4)

ho conosciuto meglio colleghi e ragazzi

manualità non sempre facile (2)

il gruppo ,stare insieme (4)

ri-scoperta di sensazioni ed emozioni

mantenere il silenzio

aiutarsi a vicenda

mi faccio coraggio affronto le cose

nessuno (3)

mi sono aiutato

riesco a parlare con tutti

 

riemergere di eventi passati

riesco a divertirmi da sola

 

superare delle paure

vedere i ragazzi contenti

 

 

un lato nuovo delle persone

 

 

gli invitati delle altre classi

 

 

condivisione degli stessi sentimenti

 

 

è bello stare in cerchio

 

 

la forza del gruppo

 


NARRAZIONE ORALE E TEATRO

Esperienze di utilizzo della narrazione orale all’interno di un laboratorio teatrale


Scuola secondaria di I grado


PROGETTO DI SENSIBILIZZAZIONE VERSO LE TEMATICHE AMBIENTALI
Spettacolo teatrale con un’esperienza parallela di laboratorio “narrativo”

di Isabella Dapinguente, Scuola secondaria di I grado

La nascita del progetto
Nella stessa scuola secondaria erano previste due attività, nate inizialmente come progetti indipendenti: la rappresentazione dedicata agli alunni della scuola di uno spettacolo a tematica ambientale, commissionato da Legambiente Circolo di Modena e portato sulla scena dal Gruppo Teatrale Officina di Parole con un testo originale della conduttrice Isabella Dapinguente e un laboratorio di “narrazione teatrale” pomeridiano per i ragazzi che la stessa esperta conduceva, proponendo esercizi di derivazione teatrale e attività di narrazione secondo il metodo del cerchio narrativo.
I ragazzi del laboratorio avevano espresso il desiderio di portare in scena il loro lavoro; da qui l’idea di realizzare nel laboratorio di narrazione una scena scritta e interpretata dai ragazzi da collocare nello spettacolo di Legambiente per la scuola.

L’esperienza narrativa
Tema di un incontro del laboratorio di narrazione: il racconto di un’appagante esperienza nella natura.
Attività di riscaldamento. Esercizi di riscaldamento fisico volti a stimolare l’immaginario intorno a sensazioni pertinenti al mondo della natura, seguiti da piccole improvvisazioni di gruppo che prevedevano situazioni con la presenza di alberi.
Input. Video molto suggestivo tratto dal film Earth di Disney, che montava scene di natura e animali con una colonna sonora coinvolgente. Tutto il filmato era permeato da una sensazione di grandezza e meraviglia.
Lancio del tema: “Quella volta che la natura mi è sembrata una cosa grande”.
Narrazione. In cerchio e seduti a terra, ciascuno, dopo la narrazione, inseriva un sassolino di vetro in uno scrigno trasparente al centro del cerchio.
Prima di iniziare le narrazioni era stato spiegato ai ragazzi che le storie narrate sarebbero restate per loro, ma che dai loro racconti sarebbe stato preso spunto per costruire un testo teatrale.
Conclusione. Gioco degli “ambienti sonori”: veniva data l’indicazione di un ambiente naturale (esempio: spiaggia) e ogni ragazzo, uno dopo l’altro, contribuiva alla costruzione dell’atmosfera di quell’ambiente riproducendo costantemente, a occhi chiusi, un piccolo suono specifico a sua scelta (esempio il rumore di un’onda); i suoni di tutti si mescolavano per ricreare l’ambiente sonoro di quel contesto naturale.

La trasformazione delle narrazioni in testo teatrale.
Negli incontri successivi del laboratorio sono stati proposti giochi ed esercizi sulle immagini emerse dalle narrazioni dei ragazzi, senza trascurarne nessuna, in modo che tutte fossero valorizzate. Insieme ogni racconto stato sintetizzato in un’immagine rappresentativa che potesse essere descritta in poche parole. Quell’immagine, preceduta dalla frase “io mi ricordo…” è diventata il “copione” di ciascuno. Poi il lavoro è proseguito sulle intenzioni con cui pronunciarla e ciascuno a casa ha cercato un oggetto che potesse evocare a lui e al pubblico la propria storia.
Nello spettacolo è stata introdotta una scena ad hoc (la “Sala dei ricordi perduti” all’interno del “Museo”) in cui i ragazzi del laboratorio, confusi tra il pubblico dei loro coetanei, ricordavano improvvisamente, uno dopo l’altro (con un notevole effetto sorpresa per i compagni) alcuni frammenti della “terra come era” e riportavano, narrandoli, i frammenti concordati insieme delle loro storie.

Lo spettacolo
I ragazzi del laboratorio di narrazione hanno recitato con gli attori, davanti ai compagni della loro scuola, sono stati autori dei testi che portavano in scena e hanno visto valorizzata la loro esperienza narrativa.
Legambiente ha massimizzato il proprio obiettivo di coinvolgimento intorno ai temi proposti e lo spettacolo “Qui lo dico e qui lo annego - Stravagante visita guidata al museo del pianeta stufo” - ha goduto di una rappresentazione unica e irripetibile.

 


NARRAZIONE ORALE in gruppi di adulti – INSEGNARE LA METODOLOGIA

Esperienze di utilizzo della narrazione orale con gruppi di adulti, insegnanti e operatori sociali partecipanti al corso annuale di MEMO “Narrazione orale autobiografica. Valorizzare le identità per comunicare, socializzare, apprendere


Adulti - Narrazione individuale


LE SEDIE
di Anna Maria J. Janez, Elisa Domenichini e Clara Vaccari

Ambiente. Sedie in cerchio, ma rivolte con la seduta all’esterno. Sul tavolo c’è un cesto pieno di nastri, sciarpe, corde, cordoncini, fettucce. Su alcune sedie alle pareti ci sono coperte di vari colori. Nella sala d’ingresso i tavoli sono imbanditi con colori, fogli colorati, stoffe, spugna, ovatta, oggetti vari da decoro, forbici, spillatrici, colla, scotch.
Sotto le sedie in cerchio abbiamo sistemato dei bigliettini con azioni da compiere.
Accoglienza. Gioco della sedia e mimo. Ogni narratrice si dispone in piedi dietro a una sedia (ne manca una), poi al suono di una musica dolce, tutti si muovono in tondo; all’interruzione della musica si siedono. Chi rimane in piedi è fuori. Il gioco procede fino a che rimangono tre persone, che devono eseguire “la sedia del papa”, cioè in due con le braccia fare la sedia per il terzo che viene trasportato come il papa.
Alla fine del gioco, ognuno sceglie un telo, personalizza la propria sedia e si siede.
Ciascuno, a questo punto, deve girare la sedia e staccare il biglietto, leggerlo e mimare l’azione che vi è scritta.
Input. Powerpoint con immagini di sedie con sottofondo musicale.  L’ultima, un origami a forma di sedia, viene seguita da una spiegazione di come si esegue: ognuno piega il foglio tagliato in precedenza e lo abbellisce con il materiale pronto sui tavoli dell’ingresso. Poi i manufatti vengono messi su una sedia a caso.
Successivamente, dopo un giro di perlustrazione, ognuno dovrà scegliere la seggiolina che gli piace di più e sedersi a quel posto, tenendola in mano.
Narrazione. Tante sedie per tanti racconti. L’oggetto diventa storia.
Le narratrici hanno a disposizione qualche minuto per pensare e richiamare alla mente la storia che la seggiolina scelta suggerisce.
La narrazione avviene a turno. Alla fine della propria narrazione, si depone la sedia per terra.
Memoria. Finito il cerchio dei racconti, ciascuno deve comporre un limerick sulla base dei seguenti esempi:
se fossi una sedia / una sedia di legno / sarei una donna piena di impegno;
se fossi una sedia / una sedia dorata / mangerei soltanto cioccolata;
se fossi una sedia / una sedia da bambino / farei sempre il birichino.
Ognuno scrive il suo e poi lo legge ad alta voce in ordine libero.
Conclusione. Durante un conviviale rinfresco di chiusura, viene sistemato sulle seggioline di ciascun partecipante un bigliettino con la frase: “Il narratore è andato via, ma il racconto è rimasto sulla seggiola”.


Adulti - Narrazione a coppie


LA CASA
di Maria Llimpe e Barbara Castagnetti

Attività preparatoria. Alcuni giorni prima viene chiesto ai partecipanti di portare un oggetto della propria casa. Prima di entrare nella stanza della narrazione, che è stata allestita per coloro che arriveranno, si chiede un attimo di silenzio e si dice che il lasciapassare per entrare è l’oggetto che ognuno ha portato.
Lettura di un pezzo tratto da “Qualcuno viene” di Franco Riva:
«Qualcuno viene, viene sempre. Non si sa da dove, non a quale ora, con quale vento o con quale cultura. Con quale dignità. Con quale umiliazione. Eppure, qualcuno viene, viene sempre».
Ambiente. Sedie in cerchio. Al centro c’è una tovaglia bianca con appoggiato sopra un grande oggetto coperto da una manta peruviana.
Presentazione dei partecipanti. Ognuno dice il proprio nome e presenta l’oggetto che ha portato. Dopo l’oggetto viene deposto al centro, sulla tovaglia bianca.
Formazione delle coppie. Una conduttrice toglie la manta e scopre un cesto di frutta che viene offerta ai partecipanti. Ognuno sceglie un frutto, quello che preferisce, e in questo modo si vengono a formare tante coppie perché ci sono due frutti di ogni tipo.
Narrazione a coppie. Viene spiegato come funziona: si formano le coppie e, dopo un tempo per pensare alla storia, ci si trova e ci si scambiano le storie. Sarebbe importante, durante questo tempo, parlare solo della storia, fare eventualmente domande al compagno per capire meglio alcuni particolari, fare attenzione alle parole usate cercando di entrare dentro la storia dell’altro. Dopo trenta minuti per lo scambio delle storie, ci si ritrova in cerchio e ognuno racconta la storia dell’altro in prima persona.
Il tema è il ricordo di una casa.
In cerchio, prima dei racconti, si canta una canzone facendo un girotondo.
Inizia la narrazione, ognuno racconta la storia dell’altro in prima persona. Le persone di ogni coppia raccontano uno di seguito all’altro.
Memoria. Come traccia e memoria delle storie, si chiede di scrivere su un foglietto colorato una frase o un pezzo della storia che ognuno ha raccontato. Tutti i fogli colorati vengono incollati su un grande libro realizzato con cartone e carta da pacchi: ogni pagina contiene le storie di una coppia. Viene letta da una delle consugttrici la frase scritta sulla copertina (copertona!) del grande libro:
«Ancora più strana era la casa della Baba Jaga. Posava su un mucchio di zampe gialle di gallina e camminava da sola e talvolta volteggiava come una ballerina in estasi.
[…] Vassilissa consultò la bambola: “È questa la casa che cerchiamo?” e la bambola rispose a modo suo: “Sì, questa è la casa che cerchi”».
(da Donne che corrono coi lupi, di Clarissa Pinkola Estés)
Vengono lette a voce alta le frasi di ogni storia scritte sui foglietti colorati
Ai partecipanti vengono serviti tè caldo e torte fatte in casa.

 

Risorse online


Casa Laboratorio di Cenci - di Franco Lorenzoni.

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