Commenti dei partecipanti


Riflessioni di alunni della Scuola Primaria

 

“Per la prima volta in quarta siamo andati nell'aula nuova di narrazione. Prima di entrare la maestra ci ha fatto togliere le scarpe e ci ha detto di chiudere gli occhi. Poi ci ha detto di formare una fila tutti per mano e ci ha portati dentro. Appena entrati ci ha fatto aprire gli occhi e abbiamo visto una meraviglia: le pareti erano piene di disegni colorati, sul pavimento c'era un tappeto di gomma, ma la cosa che ci ha stupito di più erano i teli appesi al soffitto che, quando entrava la luce, si vedevano brillare di tutti e sette i colori dell'arcobaleno!”

“La prima volta che sono entrata nell'aula dell'arcobaleno ero emozionata moltissimo e quando ho visto i teloni colorati mi sembrava di essere libera come un uccello.”

“Io questa esperienza la vorrei fare ogni giorno, ogni anno, ogni minuto.”

“Mi sono sentita libera di raccontare tutto ciò che volevo e ho narrato cose che non avrei mai detto a degli estranei. Ora, in classe, mi sento più libera”

“Secondo me serviva a farci essere felici.”

“È stata un’esperienza che ha tranquillizzato me e i miei compagni.”

“Per me è stata un’esperienza bellissima perché ascoltando la storia di una persona si riesce ad entrare in quel racconto, e quando mi esprimo io gli altri entrano nel mio racconto.”

“È stato un momento che è servito per imparare a stare bene insieme, imparare e stare bene dentro me stessa, raccontare ed ascoltare, un momento magico e silenzioso. Un momento in cui si ascolta e si racconta il proprio essere.”

“Il cerchio è come una mano che va dentro al tuo cuore per prendere dei momenti della tua vita.”

“Io, nel cerchio, facevo correre libera la lingua, diceva lei ciò che voleva. Raccontavo le mie paure, le mie emozioni. Nel cerchio magico hai tempo per far sciogliere il ghiaccio che tiene ferma la lingua e parlare, raccontare, descrivere…”

“È stato un momento particolare dove le proprie tristezze venivano ascoltate e condivise con i compagni. Mi ha fatto capire che bisognava avere fiducia nel prossimo.”

“Serve a farsi conoscere meglio regalando una parte di noi, che per noi è importante, agli altri, per lasciare un "pezzettino" di noi nelle loro memorie.”

 


Riflessioni dei ragazzi delle Scuole Secondarie di Primo Grado

 

Leggi l'articolo "Il cerchio magico" >>>

Leggi l'articolo "Cerchio magico sui ricordi di sabbia" >>>

 

“Per me il cerchio della narrazione è un modo per stare insieme.”

“È un modo di esprimersi, senza fare uscire ciò che si racconta.”

“È un luogo dove si condividono momenti di gioia e di tristezza insieme agli amici.”

“È un posto rilassante.”

“È un posto dove ci si può sfogare.”

“È un posto all’interno del quale stanno “cose” tristi e “cose” liete.”

“È un cerchio di amici che si confidano segreti, sogni, ricordi.”

“È un momento durante il quale ci si guarda tutti in faccia.”

“È un rifugio dal quale le storie non escono mai.”

“L’attività di narrazione mi dà la possibilità di conoscere meglio i miei compagni, capirli ed aiutarli, fidarmi di loro.”

“Posso ricordare e rivivere il mio passato ed anche quello dei miei compagni, posso esprimermi senza paura.”

“Nel cerchio posso maturare, affrontando le mie paure e cercando di trattenere i commenti.”

“Posso sentirmi parte di un gruppo ed essere ascoltato con attenzione e rispetto.”

“Il fatto che ci fossero delle regole, condivise e stabilite, dava la sicurezza di potersi esprimere e fidare.”

“Mi è servito a mandare via la timidezza.”

 


Riflessioni dei ragazzi delle Scuole Secondarie di Secondo Grado

 

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“Nel cerchio di narrazione ci sono due regole fondamentali: niente è sbagliato e quando narriamo siamo tutte poetesse.
È un cerchio in cui dobbiamo parlare di noi, una narrazione collettiva in cui dobbiamo usare le espressioni “io”, “secondo me” spesso inutilizzate nei temi scolastici. Possiamo esternare quello che pensiamo eliminando l’oggettività che siamo abituate a seguire nelle tracce della prova di italiano.
È la difficoltà e la qualità di questo cerchio. Siamo finalmente libere di analizzare noi stesse e cercare al meglio che possiamo di narrarlo e far capire la nostra interiorità in chiave poetica.
Un’esperienza toccante che ha suscitato molti rimpianti ma che ha reso tutte noi per due lezioni “poetesse meravigliose”.”

“Il nostro cerchio. Il cerchio della quinta C. Così noi usiamo chiamare quegli incontri di poche ore a cui durante questi cinque anni di superiori abbiamo avuto la possibilità di partecipare con un’attrice di nome Magda.  Ore piene di emozioni e sentimenti condivisi.
Gli argomenti sono vari, ma sempre che riguardano noi alunne, i nostri ricordi, la nostra adolescenza, il nostro vivere la scuola. In una scuola superiore, come nel nostro liceo, si ha tanto da studiare, poche ore per farlo e non c’è mai la possibilità di pensare a noi  all’interno di un contesto scolastico e del rapporto che abbiamo con questo.
Proprio per questo motivo, fortunatamente, siamo riuscite ad ottenere questi incontri che ci hanno permesso di riflettere su ciò. Una riflessione a volte dura, difficile, dolorosa, ma pur sempre bella.”

“Oggi a narrazione orale ci siamo soffermati per riflettere su come l le nostre vite e le nostre personalità sono in fondo il prodotto di una serie di imparamenti.
La scuola, la famiglia, gli amori e gli incontri offrono molte opportunità nelle quali troviamo sempre qualcosa, come la mia compagna che dell’amore ha imparato ad amare o l’altra che ha imparato l’importanza della dignità nei rapporti o ancora quella che dalla nonna ha imparato il valore della memoria e dei ricordi.
Molte sono le cose che impariamo dalla vita; se potessi azzarderei dire che sia sbagliato presentarsi agli altri con il pronome io, perché ognuno di noi è un noi e non semplicemente io.”

“Il cerchio narrativo secondo me è un modo per esprimersi apertamente alla gente che conosci e non avere paura di essere giudicato”

“Secondo me il cerchio narrativo è un lavoro didattico per cercare di unire la classe e cercare di sentirsi a proprio agio”

“Sono stata soddisfatta di me quando mi sono aperta ai miei compagni raccontando cose personali perché sono una persona abbastanza chiusa”

“Di me ho scoperto che trovo difficile aprirmi con gli altri, ma che con persone delle quali mi posso fidare, in questo caso la classe riesco spontaneamente.
Degli altri ho scoperto i loro lati più nascosti che magari non dimostrano di avere tutti i giorni  e ho imparato a capirli”
“Ho scoperto che raccontare qualcosa che mi appartiene a qualcuno interessato alla mia storia mi stimola e mi fa sentire capita dagli altri.
Ho scoperto che tutte le persone nascondono in loro qualcosa di toccante”

“Ho scoperto che condividere parti della mia vita mi ha liberato da certi dolori e ferite. Gli altri hanno qualcosa in comune a me”

“Ho scoperto di essere disposto, come gli altri, a raccontare”

“È una occasione di conoscere noi stessi e i nostri compagni con i quali sono solo all’inizio di un percorso ed è importante il modo in cui iniziamo”

“Ho scoperto che potrei comportarmi in modo più carino verso i miei compagni perché se lo meritano. Tutti hanno un lato nascosto che fanno fatica a mostrare”

“Penso che il lavoro nel cerchio mi abbia aiutato a vivere la scuola come luogo di relazione e a vedere la  mia prof.  sotto un’altra luce”

“Mi sono sentito un po’ a disagio all’inizio ma mano a mano che il tempo passava riuscivo ad aprirmi”

 


Riflessione di adulti

 

“È stato un momento di leggera spensieratezza in cui abbiamo condiviso il rumore della felicità”

“È stata un’esperienza rilassante e un momento di lentezza, che fatta all’interno del luogo di lavoro acquista ancora più valore. È stato divertente condividere ed ascoltare i vissuti altrui. Chi ha condotto il lavoro è stato in grado di mettermi a mio agio e mi sono sentita libera di raccontarmi.”

 


Riflessione delle conduttrici di esperienze di Narrazione Orale

 

“Sono emersi dei ricordi che ci hanno avvicinato e fatto conoscere più da vicino aiutando anche noi adulti a vederci non solo come educatrici-genitori ma come persone con vissuti emotivi e a volte comuni”

“Ci piacerebbe proporre questa metodologia fin dai primi incontri della sezione piccoli per crescere e conoscersi man mano creando sicuramente una qualità di relazione molto più alta. Abbiamo inoltre proposto di strutturare anche l’ultimo collettivo di giugno con formula narrativa per tutte le educatrici, le ausiliarie e la coordinatrice.”

“Per me il valore aggiunto del progetto è l’accompagnare i ragazzi, attraverso attività mirate e curate, ad una conoscenza dell’altro che rompe il muro della superficialità e del pregiudizio.”

“È richiesta una grande disponibilità ed entusiasmo e anche quando tutto non va esattamente come si vorrebbe (e meno male)  stiamo comunque dando ai nostri ragazzi un’opportunità ma anche per noi insegnanti è un’occasione per metterci in gioco e  arricchirci umanamente e professionalmente.”

“Il cerchio è un’esperienza tutta da metabolizzare per me che la pratico senza studio né esperienza. Dopo il primo ero KO! Troppa responsabilità reggere i racconti e i silenzi (molti) dei ragazzi.”

“Il cerchio lavora nel profondo di noi, nella possibilità che diamo a noi stessi di essere, più o meno sinceri, più o meno veri. Quando si è pronti, questa possibilità può essere potentemente liberatoria e si guarda al mondo con occhi nuovi, grati che qualcuno abbia accolto e raccolto la nostra esperienza; a volte questa forza non c’è e la condivisione rimane su un aspetto più superficiale, quello che in quel momento possiamo sostenere di mettere in gioco. Anche il silenzio, quindi, è  significativo e l’osservazione di chi tace, diventa uno strumento notevole di osservazione del gruppo classe.”

“ ...stare nel cerchio è lo stupore di sentire la propria voce che narra un pezzo di vita, di tornare a quel preciso momento, di provare una nuova emozione perché altri occhi ti ascoltano e tu stessa hai già voltato pagina...sei già diversa.”

“Il cerchio è stata una occasione per conoscere meglio gli alunni, che ha modificato completamente il giudizio che mi ero fatta in precedenza su ciascuno. Alcuni di essi hanno rivelato una grande profondità e ricchezza che non si erano manifestati durante le ore curricolari.
Questo, unito a momenti di forte coinvolgimento emozionale, ha favorito la migliore comprensione delle esigenze di ogni singolo alunno, una più puntuale attenzione ai diversi comportamenti in classe, un atteggiamento più adeguato durante le lezioni e una più adeguata offerta formativa.”
L’impressione relativamente alla classe è che anche gli alunni siano più rispettosi gli uni verso gli altri o per lo meno che i loro atteggiamenti reciproci siano supportati da una maggiore consapevolezza; per un alunno in particolare i cerchi hanno aiutato l’inserimento nel gruppo classe e forse hanno favorito, grazie anche al confronto coi valori manifestati nei racconti dai compagni, l’assunzione di un atteggiamento scolastico più attivo e responsabile.”

“Stare dentro al cerchio è un’esperienza forte, ti mette di fronte alle tue debolezze e alle esigenze specifiche del momento, perché il ricordo che affiora per primo in quel preciso momento della tua vita ti indica dove dirigere la tua attenzione. In questo senso per me è uno strumento prezioso di indagine, ma allo stesso tempo rappresenta un momento liberatorio, di grande condivisione e crescita con i ragazzi, perché puoi metterti su un piano di relazione semplificato e diretto senza intaccare minimamente il ruolo educativo, i due piani restano distinti e anzi l’uno si arricchisce attraverso l’altro.”

“Personalmente sento il bisogno di esperienze profonde che facciano sì che l’esterno, il dover fare, non divenga qualcosa di superficiale e meccanico, ma di qualcuno, in questo caso Cenci, che mi aiuti a ritrovare la parte che di me può dare di più a scuola attraverso le relazioni e il relazionarsi e gestire le emozioni, o meglio tirarle fuori in un ambiente “controllato” dove non possono fare altro male se non quello che poi fa bene.
Fare l’insegnante non è un passaggio di dati, formule, regole e strutture, non solo almeno, ma è passare l’amore per lo scavo, la curiosità per gli altri e lo scambio.”

 


NOTA. Le immagini della pagina si riferiscono ad esperienze delle classi terze della Scuola primaria di Monteveglio (Valsamoggia), relative al progetto "Una natura da raccontare", anno 20015-2016. Tali esperienze sono legate a programmi di Educazione Ambientale nel Parco dell'Abbazia di Monteveglio, a cura dell'insegnante Maria Cristina Zamboni.

 


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