Page 18 - La nostalgia della speranza
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capacità dei protagonisti a non rassegnarsi, a non piegarsi
di fronte alle avversità: come il giovane studente Francesco
e la sua innamorata Martina, decisi a riprendere in mano il
controllo della propria vita per provare a costruirsi un futuro,
nonostante tutto... Quanti adulti possono dire di aver fatto lo
stesso, in questa Italia che cantava dai balconi la sua volontà
di non farsi piegare, e oggi appare sempre più chiusa in se
stessa, rancorosa e divisa?
“Noi che abbiamo detto sì ma volevamo dire no.
Noi che siamo andati avanti davanti alla nebbia più fitta
senza dire una parola.”
Così dice una delle canzoni di chiusura del testo della Quarta
A, e nel leggerla non ho potuto non pensare ai tanti e tante,
in Italia e non solo, che quel no invece lo hanno detto, e con-
tinuano a dirlo ancora. Adulti che immaginazione ne hanno
davvero poca, e ancor meno capacità di guardarsi dentro;
adulti che al senso di frustrazione sanno reagire solo con
rabbia, proclamando a gran voce il loro rifiuto della realtà e
della scienza, e perfino la decisione autodistruttiva di rifiuta-
re per sé e per i propri cari la protezione del vaccino.
Un abisso, rispetto alla sobria volontà di resistere che si respi-
ra nelle pagine di questo libro e nei pensieri non solo di chi
lo ha scritto, ma di tante e tanti come loro; perché noi non
abbiamo scoperto un luogo di eccezionalità, con il nostro la-
boratorio. Abbiamo semplicemente puntato lo sguardo su
un angolo di quel luogo più ampio, e troppo spesso narrato
in modo distorto, che è la scuola italiana: quella scuola piena
di difetti e di carenze, che ha arrancato e spesso sbagliato
nel gestire la DAD, nel capire che fare e come farlo, nell’orga-
nizzarsi per far fronte collettivamente a una sfida che faceva
tremare le vene ai polsi. Quella scuola che però, nonostante
tutto, non si è rassegnata: che ha continuato ostinatamente
ad ascoltare la voce di bambini e bambine, mettendosi in
gioco fino in fondo per stare dalla loro parte. Quella scuola
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