Page 8 - Narrare i diritti
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Quando è nata la mia sorellina, la mamma ha pianto per sette giorni e papà si è dato mille colpi sul

         petto e sulla testa. Nessuna cerimonia del nome, nessun fiore, nessuna stoffa ricamata sulla culla,

         nessun canto. Non che queste cose ce le possiamo sempre permettere, ma non si è fatto vedere


         nemmeno il pundit, il sacerdote indù.

         Quando è nato Ganesh, invece, abbiamo fatto festa eccome. Le zie hanno preso quel poco riso e

         zucchero che avevano in dispensa e ce l’hanno portato in dono. Hanno cantato per tutto il giorno.


         Poi è arrivato il pundit che ha scandito con chiarezza la lettera G. Papà, allora, ha preso il bimbo in


         braccio e gli ha sussurrato all’orecchio: “Ti chiamerai Ganesh”.

         Per Naku piccola, invece, niente di niente! Immagino che anche per me sia stato lo stesso e ho il


         sospetto che sia perché siamo femminucce.

         Qualche tempo fa, però, è arrivato un signore: un signore ben vestito e curato con una valigetta e dei

         fogli in mano. È entrato nel quartiere e si è fermato di casa in casa cercando di evitare il fango e la


         sporcizia che scorrono per le vie qui intorno, e le galline che si intrufolano ovunque. Subito i bambini

         gli si sono accalcati contro in cerca di spiccioli o dolcetti. Lui ha distribuito qualche caramella ed è

         andato dritto alla prima baracca. I grandi erano spaventati e si chiedevano cosa mai volesse. Poi si è


         sparsa la voce: il 'funzionario', così si è presentato, cercava le Naku. In ogni casa chiedeva quante

         Nakusa ci fossero. A un certo punto è arrivato anche a casa mia. Io mi sono nascosta in un angolo
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