Page 11 - Narrare i diritti
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Il  giorno  è  finalmente  arrivato.  Mi  sono  alzata  prestissimo  e  sono  andata  a  raccogliere  qualche


         fiorellino per ornare il mio capo e quello di mia sorella. Visto che abbiamo solo due sari ciascuno, ieri

         abbiamo lavato quelli migliori. Li abbiamo strofinati a lungo sulla tavoletta e poi li abbiamo appesi al

         vento ad asciugare.


         Ci  siamo  preparate  con  cura,  con  tutta  la  famiglia  che  ci  guardava  in  modo  strano.  Ad  un  tratto

         abbiamo  sentito  un  clacson:  era  il  pulmino  che  ci  avrebbe  portate  alla  cerimonia!  Allora  tutte  le

         bambine del quartiere, noi comprese, sono uscite dalle case di mattoni e lamiera e sono corse alla


         strada principale, affannandosi per paura che il pulmino se ne andasse. Sembravamo un fiume di

         fiori colorati che si agitava al vento.



         E quando siamo arrivate alla piazza del comune... sembravamo un  mare di fiori.
         Alla Piazza ci hanno fatto mettere in fila. Poi da un altoparlante è uscita una musica e alcuni signori


         molto ben vestiti sono saliti su un palco, dove hanno parlato al microfono per un tempo che mi è

         sembrato interminabile.  Ero  troppo agitata  per  ascoltare,  ma ho sentito  le parole “India”, “donne”,

         “nome” e “progresso”.


         A un certo punto i signori sono scesi dal palco e hanno cominciato a passare tra le fila di bambine. A

         ognuna chiedevano: “Quale sarà il tuo nome?” La bambina rispondeva e riceveva un pezzo di carta

         su cui veniva scritto il nome.


         Quando è arrivato il nostro turno, ho sentito qualcosa che mi scoppiava nel petto: volevo saltare,


         ridere e volare, ma visto che non potevo, ho fatto il sorriso più grande che potessi fare.
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