Page 47 - Narrare i diritti
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Pensava spesso a qualche amico immaginario, chiudeva gli occhi, gli parlava, gli mostrava i disegni,

         i libri. Poi riapriva gli occhi e non vedendo nessuno scoppiava a piangere. Allora aveva inventato un

         gioco:  disegnava  per  ore  stelle,  cavalli  e  montagne,  ritagliava  con  furia  tutte  quelle  immagini  che


         tappezzavano le pareti della sua stanza creando un mondo di figure.

         Un giorno mentre si avvicinava come al solito alla finestra vide che sul davanzale si era posato un

         uccellino. Era grigio con il becco giallo. Schiacciò il piccolo becco contro il vetro e fissò Aida che, a


         sua volta, guardò curiosa il piccolo animale.

         I  loro  occhi  si  incontrarono  per  lunghi  minuti  quasi  a  incatenarsi  in  un  magico  incantesimo.  Poi

         l’uccellino se ne volò via.


         Aida  aprì  la  finestra  anche  se  era  severamente  vietato.  Vide  che  sul  davanzale  l’uccellino  aveva


         lasciato  un  piccolo  seme,  lo  raccolse  veloce  e  con  il  cuore  che  batteva  forte  richiuse  e  si

         accasciò a terra.


         Piano  piano  il  cuore  si  calmò.  Il    seme  nella  sua  manina  sudata  si  trovava  proprio  a  suo  agio,

         guardava con i suoi piccoli occhi di seme, trovava curiosa quella bimba dai grandi occhi neri.

         Aida prese un piccolo coccio e ci mise del cotone umido con  il quale avvolse il piccolo seme e così


         tutte e due cominciarono a farsi compagnia.

         Passarono i giorni e l’uccellino tornava a vedere quel mondo dietro la finestra. Si posava, muoveva

         la testina, si grattava una aluccia e poi ripartiva.
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