Page 21 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale   in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena     classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani   
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Cronaca di Modena – 24 settembre 1541



           Condanna di Giovanni Dondin, passatore di Ponte Sant’Ambrogio


           Ricostruzione del senso della cronaca da parte di un gruppo di 4 alunni



           Giovanni Dondin, passatore del ponte di Sant’Ambrogio, nella notte del 23 settembre
           1541, in compagnia di un suo parente, non volle far passare attraverso il fiume Panaro
           in direzione di Bologna un cavaliere del Duca di Modena accompagnato da una guida.
           Ma la guida provocò duramente il passatore e il suo parente tagliando loro il cavestro
           (1).
           I due, adirati per la provocazione, non esitarono a sparargli dietro.

           Allora il cavaliere rientrò in città riferendo al Duca l’accaduto e denunciando il
           passatore e il suo parente.
           La mattina seguente il Duca diede ordine alle sue guardie di andare a prelevare i due
           e li condannò severamente al supplizio di “tre tratti di corda” (2) in piazza.
           Venne perfino il fratello di Giovanni a supplicare in ginocchio il Duca per ottenere la
           grazia, ma il Duca non la concesse perché voleva assegnare una pena esemplare che
           scoraggiasse altri a simili gesti di violenza.

           Pertanto Giovanni Dondin e il suo parente subirono la condanna in Piazza grande
           sabato 24 settembre 1541.


           Lorenzo A. – Nicolò – Giorgia – Torre (3)







           Note redazionali

           1 – Il “cavestro” è una corda, probabilmente quella con cui i passatori ormeggiavano le loro
           imbarcazioni.


           2 - La condanna a “tre tratti di corda” consisteva in un supplizio per cui il condannato veniva legato
           mani e spalle e gettato tre volte a faccia in giù dalla pietra Ringadora in modo che l’urto gli
           provocasse escoriazioni e fratture, slogature e distorsioni, tanto da renderlo invalido e
           compromettere seriamente la sua capacità di lavorare.


           3 – Dopo aver esaminato la cronaca del Lancillotto, con l’aiuto di Sara, i ragazzi, suddivisi in gruppi,
           hanno cercato di riassumere il contenuto della vicenda. Riportiamo il riassunto di questi quattro.
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