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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2011

            A testa alta. La testimonianza di suor Carolina, collaboratrice

            di don Puglisi, ucciso dalla mafia


            9 aprile 2011 - Varie.


            “La cecità degli altri è il motivo per cui la mafia vive tutt’oggi” così ha cominciato il suo
            discorso suor Carolina Iavazzo, martedì 5 Aprile presso la parrocchia della Sacra
            Famiglia, davanti a tanti giovani e in presenza del vescovo di Modena e Nonantola,
            monsignor Antonio Lanfranchi. Partendo dal brano del vangelo di Giovanni della
            guarigione del cieco nato e soffermandosi su coloro che avevano paura delle domande
            dei farisei sul fatto straordinario che Gesù aveva compiuto, ha attualizzato il passo
            biblico riportando la sua esperienza e quella di Don Pino Puglisi. Come il cieco aveva
            paura di essere giudicato, così anche chi vive nei luoghi della mafia ha paura di parlare, e
            spesso preferisce non ascoltare, per timore di dover fare una scelta. Suor Carolina e Don
            Pino Puglisi della parrocchia di San Gaetano a Brancaccio, uno dei quartieri più poveri e
            a maggiore densità mafiosa di Palermo, ebbero il coraggio di fare una scelta radicale che
            avrebbe cambiato per sempre le loro vite: dare un futuro ai ragazzi del quartiere, con la
            costruzione prima di un centro giovanile, intitolato “Padre nostro”, e poi di una scuola
            media di cui ancora l’intero quartiere era privo. La mafia, infatti, trova terra fertile in un
            luogo in cui la gente è ignorante, perché è proprio quella non conoscenza e non capacità
            di reagire che diventa linfa vitale per un’organizzazione che si basa sul terrore e sulla
            vendetta. “C’era bisogno di luce interiore” ha continuato Suor Carolina “per gli schiavi
            della mafia. I giovani dovevano imparare a camminare a testa alta, senza doverla piegare
            davanti a nessun padrone” (da qui il libro “A testa alta” di Bianca Stancanelli). Il centro
            “Padre Nostro” sostituì la scuola e così è rimasto tutt’oggi: un laboratorio, un luogo di
            aggregazione sano, dove i giovani sviluppano le proprie capacità. E’ una goccia nel mare
            della mafia, che però introduce un cambiamento di mentalità. Combattere la mafia
            comporta sempre un rischio e infatti iniziarono subito le intimidazioni: prima
            appiccarono il fuoco al cancello della chiesa, poi le minacce e le botte.. Don Pino Puglisi
            non si nascose, ma anzi scese in piazza e disse: “Voi uomini d’onore, siete forti solo
            perché siete nell’ombra, ma i veri uomini vivono alla luce del sole”.(da qui il titolo del
            film su don Puglisi) E ancora: “ Chi usa la violenza non è un uomo, ma una bestia!”. I
            così detti uomini d’onore furono colpiti duramente da queste parole, e alla fine decisero
            di ucciderlo. Don Pino Puglisi venne trovato la sera del 15 Settembre del 1993 in un
            mare di sangue, ma suor Carolina che lo vide ci ha detto che era morto in piedi, come se
            volesse rievocare una delle sue frasi più famose: “Più che uccidermi che cosa possono
            farmi?”. “Voi ragazzi avete la vita in mano” ha affermato la suora “ma dovete fare una
            scelta. Ci sono infatti due strade: quella nera, cioè di chi fa il male, e quella bianca, di chi
            invece fa il bene. Purtroppo esiste anche una terza strada, ed è quella grigia, cioè quella
            dei mediocri, che non lasciano nessun segno incisivo nella storia e che alla fine dei loro
            giorni si chiedono perché hanno vissuto. Si tratta di quelle persone che si rifugiano nel




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