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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2010


            Questo è solo uno degli ultimi istituti religiosi che se ne va da Modena.
            Proviamo ad immaginare la Modena della metà del 1700, osservando le antiche strutture
            dei conventi ancora presenti. Tutti gli stabili intorno alla chiesa di S. Agostino tra via
            S.Agostino, Via Vittorio Veneto e via Berengario: Università, Ospedale, Biblioteca,
            Musei, erano occupati dagli Agostiniani. In via S. Agostino c’erano due conventi di
            suore. Nell’ex carcere d S. Eufemia un convento di suore. Nella parte Est della città il
            Seminario, il convento dei Francescani , dei Benedettini (ex distretto) e dei Gesuiti. Ad
            Ovest i Domenicani e le Domenicane, le Orsoline, le Figlie di Gesù. I Frati minori. Fuori
            dalle mura: le Carmelitane scalze, le suore del Buon Pastore. Vicino al cimitero i
            Cappuccini. E poi aggiungi le chiese e le canoniche, ecc… Quasi metà della città era
            occupata da costruzioni che ospitavano religiosi e religiose. Monasteri, chiese, conventi e
            ospizi. Probabilmente su una popolazione di circa 20.000 abitanti, potevano esserci più
            di cinquemila religiosi e religiose.
            Quasi tutti gli istituti religiosi storici sono oggi vuoti. La ragione della loro nascita è
            scomparsa, in quanto la pur lodevole opera di supplenza con ospedali, orfanotrofi,
            scuole e aiuto ai poveri, è stata in gran parte sostituita dalle istituzioni civili dello stato
            laico. I conventi erano spesso contenitori per ragazzi e ragazze difficilmente collocabili
            nella città. Oggi infatti non ci sono quasi più vocazioni “nostrane” e quelle che ci sono
            vengono dall’estero.
            Ma stanno nascendo anche a Modena nuove forme di comunità religiose più snelle e
            informali, che fondano insieme il desiderio di vita comunitaria e della preghiera,
            l’impegno per un servizio totale ai più poveri.
            Rimangono enormi contenitori vuoti: chiese, conventi e strutture, che nessun ordine
            religioso riesce più a gestire e che sono difficilmente riciclabili.
            Se la storia è maestra di vita. Per chi crede alla Provvidenza c’è un insegnamento
            nascosto. E’ venuto il tempo di una maggiore povertà per la chiesa, libera finalmente da
            ruoli e funzioni che non devono più essere sue. Disponibile a testimoniare il vangelo in
            leggerezza. Non è più il tempo, forse non lo è mai stato, di costruire grandi, visibili ed
            ingombranti strutture, ma spazi più snelli, multifunzionali. Che si propongono senza
            imporsi.
            I nuovi conventi saranno case domestiche per piccoli gruppi che accolgono giovani
            disposti a fare un’esperienza forte di preghiera e di servizio ai tanti emarginati della città
            moderna. Luoghi accoglienti e aperti dove si possa entrare e uscire senza troppi prezzi
            da pagare.
            E’ venuto forse il tempo che ai poveri vengano restituite case, beni e terre che
            nell’intenzione dei benefattori originari proprio a loro erano stati destinati e che negli
            anni sono diventati possedimenti e rendite spesso per i più ricchi.
            Questo ci insegna padre Armado l’ultimo redentorista che lascia tristemente Modena.

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