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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2012

            versato o meno che si rivelasse negli studi letterari. Un altro dei suoi tratti più
            immediatamente percepibili, l’ironia , che a qualche studente più suscettibile o più fragile
            degli altri proprio non piaceva, era, certo, un suo modo per difendersi da coinvolgimenti
            emotivi troppo diretti, ma aveva anch’essa una valenza altamente educativa:era un
            antidoto contro il sussiego e la saccenteria, un invito a sorridere e a ridere anche di se
            stessi senza mai prendersi troppo e pericolosamente sul serio. Amava fare battute in
            classe, alcune delle quali i suoi studenti, anche se ormai con i capelli bianchi ancora
            rievocano e si ripetono ritrovandosi e conversando“Ti ricordi quando Calzolari… ? e
            quella volta che Calzolari entrò in classe…?” E se talvolta la battuta non gli riusciva bene
            ne autocommentava l’inefficacia, finalmente suscitando un riso liberatorio e
            sdrammatizzante in anni in cui la scuola raramente dismetteva un volto serioso.
            Ma era quando leggeva i testi e dai testi e sui testi faceva emergere la fisionomia
            dell’autore (peraltro mai sottovalutando la difficoltà di chi doveva capire cimentandosi
            con fenomeni complessi e con una lingua spesso ardua) che la lettura “transibat in
            mores” si inverava , diveniva viva, si faceva vita. Il professor Calzolari leggeva gli autori
            quando l’insegnamento della letteratura era ancora, spesso, solo storia letteraria
            descrizione libresca di opere e autori con pochi apporti dalla lettura viva delle opere. Lui
            invece partiva dal testo, in questo davvero un antesignano, ma non lo leggeva
            teatralmente , con voce impostata ,ricercando l’effetto; leggeva senza enfasi, quasi gli
            paresse di essere un portavoce inadeguato a tanta grandezza, e tuttavia Paolo e Francesca
            e Ulisse e Ugolino e Petrarca e Tasso e Foscolo e Manzoni e Verga prendevano anima e
            forza alla sua lettura, mai più dimenticati .
            E a ben riflettere questa è una delle straordinarie specificità di un mestiere bellissimo e
            arduo come quello dell’insegnante: che nel bene o nel male egli “segna” la memoria dei
            giovani che lo ascoltano, imprime durevolmente in loro impressioni sensazioni e
            sentimenti, suscita trasporto o avversione per la sua figura e/o per la sua materia: e tutto
            questo poi gli studenti di un tempo fattisi uomini e donne portano con sè nella loro vita
            adulta.
            Così per molti di coloro che, suoi scolari, scelsero poi di diventare insegnanti a loro
            volta, fu proprio la fisionomia etica e conoscitiva del suo insegnamento , il suo modo di
            leggere i Classici e di farli vibrare in risonanze fortissime e segrete, a far emergere le
            ragioni profonde di quella scelta. Ma nella trama degli anni e dei giorni di cui si sono
            intessute le vite individuali anche chi ha intrapreso altri percorsi altre professioni con altri
            stili e modi di essere reca in sé, parte di sé talora inavvertita, qualcosa della lezione e della
            figura di Almo Calzolari.



                                                                                       Roberta Cavazzuti












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