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Articoli pubblicati nel blog VOCIDALBRANCO.IT - Anno 2012
Lettera impossibile
21 settembre 2012 - Varie.
Discorso tenuto da Roberta Cavazzuti al termine della cerimonia funebre (17 settembre
2012)
Caro Professore, questa è, purtroppo, l’ultima mia lettera delle tante che le mandai dal
1970, l’anno della mia Maturità, a oggi. E l’ho scritta e ora gliela leggo a nome di tutti
coloro che ebbero il privilegio e la straordinaria fortuna di averla come insegnante, di
incontrare, negli anni che contano, la sua ricchezza di mente e di cuore, quella
intelligenza nel senso etimologico di intus legere, leggere dentro, leggere a fondo e
quindi capire, che poi non hanno più dimenticato. No, non si sorprenda Professore, non
provi a negarlo: se Lei potesse dare uno sguardo intorno vedrebbe che la Chiesa è
gremita in gran parte di suoi studenti, certo dovrei dire ex studenti, ma noi, che abbiamo
ormai i capelli bianchi e spesso accanto a noi bambini che ci chiamano nonni, rimaniamo
tuttavia davanti a Lei suoi studenti per sempre e Lei resta il Maestro con la maiuscola che
ci insegnava “come l’uom s’etterna”. Ma La prego, non protesti per la citazione alta: non
si tratta di quell’enfasi e di quella retorica che Lei ha sempre aborrito e che ci ha
insegnato a non accogliere mai nella scrittura, ma dovrei dire nella vita. E’ che Lei
davvero ha improntato, ha orientato le nostre vite: non solo quelle di chi, cercando di
seguire senza mai eguagliarlo il suo modello, ha scelto – e siamo stati in tanti – di
insegnare e magari proprio Italiano; ma anche e vorrei dire soprattutto ha lasciato il
segno in uomini e donne che hanno intrapreso altre strade e sono diventati medici e
avvocati, ingegneri e commercialisti, politici e amministratori, giuristi ed economisti. E
tanto altro. E’ stato grazie a quello che Lei ha insegnato a tutti, coltivando non solo chi
era versato nelle Lettere, è stato grazie alla sua ininterrotta lezione di umiltà, a quel ne
quid nimis che Lei ci indicava come misura etica ed estetica, entro cui costringeva la sua
stessa sensibilità, le sue emozioni, è stato grazie a questo, dicevo, che i suoi studenti, pur
nel differenziarsi delle vite individuali, hanno portato nella memoria e nel cuore i valori
che Lei ci indicava; e lo faceva a mezza voce, con modestia, con l’aria di chi crede di non
poter trasmettere nulla di importante. Ebbene, tutto questo abbiamo raccolto e
conservato cercando di tradurlo nella trama quotidiana e difficile del nostro lavoro e
della nostra vita. Grazie di tutto perciò professore, grazie anche della sua ironia che a
volte non capivamo e che, qualcuno lo ha compreso forse tardi, era non solo il modo in
cui un uomo appassionato si difendeva dalle passioni, ma un prezioso strumento
educativo e conoscitivo, un invito al dubbio, a diffidare dei conformismi e delle verità
apodittiche, a relativizzare l’inevitabile egocentrismo adolescenziale. Infatti, nemico di
ogni narcisismo, lo ricordo bene, Lei mai leggeva ad alta voce in classe i temi belli, quelli
a cui dava, pur in una scala di voti come dire assai parsimoniosa, la sua approvazione;
leggeva invece i temi che avessero difetti di impostazione, di logica, di sintassi, senza
peraltro indicare mai il nome di chi si era trovato in difficoltà scrivendo: infatti Le
interessava solo che tutti noi capissimo che cosa non aveva funzionato in quella scrittura
perché tutti noi ne traessimo insegnamento.
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