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Articoli pubblicati nel blog  VOCIDALBRANCO.IT  - Anno 2011

            parlare, raccontando che prevalentemente per pescare si usava la rete. Solitamente si
            pescava nei fiumi e nei canali. Infatti anticamente Modena era invasa da canali: Canal
            Chiaro, Canalino, Canal Grande…. Ogni canale corrispondeva ad un mestiere diverso,
            perché i lavori avevano bisogno di molta acqua. A nord di Modena sfociavano tutti i
            canali e vi era situato  anche un porto che fu in funzione fino al 1920, con l’ultima nave
            che salpò alla volta di Ferrara. I canali, oltre a servire per il lavoro, servivano anche per
            procurarsi del cibo e per il divertimento. Infatti i pesci erano richiesti perché costavano
            poco ed erano gustosi. Prevalentemente, nei canali, si pescava il pescegatto, ma anche le
            carpe, le savette e i cavedoni. Il secondo mestiere proposto nel documentario è
            l’allenatore di pallavolo. Viene intervistato il Signor Vignoli: inizialmente era un
            giocatore, ma dopo aver fatto un corso a Bologna e a Firenze, diventò allenatore. Vignoli
            racconta ai ragazzi che la pallavolo è stata importata dall’America durante la seconda
            guerra mondiale. Allora non c’erano le palestre e perciò si giocava solamente durante i
            periodi miti e soleggiati. La pallavolo era il principale divertimento, considerando che i
            ragazzi non avevano quasi niente, alcuni neanche le scarpe. La pallavolo divenne famosa
            a Modena quando la Minelli vinse lo scudetto tre volte di fila: 1953-1954-1955. Il signore
            Vignoli allenò per quarant’anni la Villa d’oro, vincendo tre scudetti: 1956-1968-1971. Il
            rimpianto più grande di Vignoli fu nel 1977 quando dovette lasciare la serie A perché
            non trovavano sponsor. Ora, le giovanili della Villa d’oro, sia maschili che femminili, si
            trovano in serie C. Infine, l’ultimo lavoro che abbiamo visto, è stato quello
            dell’impagliatore. L’impagliatore Giacomo Gianesi insegna questo lavoro a un ragazzo
            che non vuole perdere questo particolare mestiere. Innanzi tutto, l’impagliatore dice che
            le sedie si impagliavano d’inverno e venivano impagliate con un materiale che si trovava
            vicino ai canali e, dopo che era stato essiccato, si arrotolava su se stesso. Giacomo ci dice
            anche che per lavorarlo meglio doveva essere umidificato. Inoltre le sedie potevano
            anche essere impagliate con la foglie di granoturco. L’impagliatore era un mestiere che si
            tramandava da padre in figlio e spesso si svolgeva nelle stalle, dove c’era più calore.
            Il progetto O.R.M.E. è stato molto interessante e allo stesso tempo educativo, perché mi
            ha fatto capire l’importanza dei lavori del passato, i quali hanno consentito lo sviluppo
            della società, ma col trascorrere del tempo sono stati dimenticati. È bello vedere delle
            persone che hanno ancora voglia di trasmettere queste testimonianze.
            Elia Zacchini
            I B, Liceo Scientifico Wiligelmo
            A mio parere quello del progetto O.R.M.E è stato un ottimo, affascinante e attraente
            progetto con lo scopo di far scoprire e apprendere ai giovani d’oggi quali erano i mestieri
            di un tempo e come venivano svolti i lavori nella città di Modena e nelle zone ad essa
            circostanti. Un aspetto che mi ha particolarmente colpito è il rapporto fra le persone in
            un tempo in cui erano tutti più poveri ma si volevano più bene e i valori dell’amicizia e
            del rispetto erano diversi, migliori.
            Umberto Terenzi
            I B, Liceo Scientifico Wiligelmo
            In conclusione questo progetto è servito per farci comprendere non solo i lavori e le



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