Page 12 - Il mio cento e lode
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La  stupidità  deriva
                                                                      “dall’avere  una  rispo-

                                                                      sta per ogni cosa. La sag-

                                                                   gezza deriva dall’avere, per

                                                                 ogni cosa, una domanda”.

                                                              Il	 pensiero,	 che	 ho	 sempre

                                                            apprezzato,	 appartiene	 al	 poe-
                                                         ta	 cecoslovacco	 Milan	 Kundera.

                                                      Credo	 raccolga	 al	 suo	 interno	 un

                                                   gentile	invito	allo	studio,	non	privo,

                                                però,	 di	 un	 importante	 richiamo	 al-

                                             l’umiltà.	Perché	si	può	finire	di	studiare,

                                         ma	mai	d’imparare.	E	soltanto	con	quest’ot-
                                     tica	si	può	intendere	il	traguardo	del	“100	&

                                Lode”.


                           Personalmente,	ho	sempre	ritenuto	i	valori	della	pas-

                     sione	e	della	curiosità	come	fondamenta	dello	studio.	Il

              ’vero’	studioso,	a	mio	giudizio,	confonde	il	lavoro	con	la	passio-

            ne,	ed	esprime	continuamente	la	curiosità	per	ciò	che	lo
            circonda.	I	suoi	impegni,	seppur	gravosi,	lo	spronano	ad	andare

            avanti;	l’interesse	per	la	materia	è	più	forte	che	il	disinteresse	per

            lo	studio.	Nel	mio	caso,	prendendo	alcuni	passaggi	con	la	dovuta

            leggerezza,	tutto	ciò	è	stato	effettivamente	vero.

            Il	mio	‘percorso’	iniziò	poco	più	di	cinque	anni	fa,	quando	optai

            per	iscrivermi	all’allora	I.T.I.P.	E.	Fermi.	Per	dirla	con	termini	un

            po’	romanzati,	fu	un	vero	e	proprio	colpo	di	fulmine:	non	appe-

            na	vidi	i	laboratori	di	chimica,	e	tutto	quell’ambaradan	di	camici

            bianchi,	decisi	che	sarei	diventato	Perito	Chimico.	A	nulla	valse-

            ro	i	rimbrotti	dei	Professori	delle	Medie,	che	volevano	mandarmi

            al	Liceo:	da	bravo	cocciuto,	quale	sono	tuttora,	mi	iscrissi	al	Fer-


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