Page 55 - Studio dei ponti della zona e del mestiere del “barcaiolo o passatore” a Modena Progetto di storia locale   in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Modena     classe 5° A Menotti Ic1 Modena Insegnanti Paolo Zanni e Silvia Lotti consulenza Dott.ssa Sara Spallanzani   
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Gli editti e le cronache del tempo perdono pian piano le asperità del loro linguaggio
           lontano e il loro contenuto diviene gradualmente un ambiente visitabile anche
           attraverso l’immaginazione: il governo di Parma che nel 1754 ordina ai barcaioli della
           zona di stare in guardia nei confronti dei possibili malviventi, di non farli attraversare,
           di incatenare le imbarcazioni dopo la mezzanotte prendono forma visibile nella nostra
           mente;     comprendiamo         come      possa     essere     pericoloso     questo     mestiere

           apparentemente innocuo. Le cronache delle innumerevoli piene che distruggono i
           ponti in legno; il duca che dopo l’ennesima piena chiede denaro e legname agli
           abitanti della zona di Ponte Basso per ricostruire il ponte nuovamente devastato, ci
           aiutano a rivivere le avventure di coloro che ne sono stati protagonisti in tempi tanto
           lontani e tanto diversi, ma ugualmente umani come i nostri, dove conosciamo altre
           pene e altre preoccupazioni.



           Ma la vicenda che più ci commuove e che penetriamo a fondo, anche sul piano
           psicologico ed emotivo, oltre che razionale ed informativo, è la cronaca del 1541 di
           Tommasino de Bianchi su un certo passatore di sant’Ambrogio che ha in sorte di venir
           condannato dal Duca a tre tratti di corda. Quella storia ci diviene famigliare attraverso
           un laborioso esperimento letterario che consiste nel raccontare il dramma di Giovanni
           Dondin e del suo parente con racconti verosimili, insieme storici e creativi, dal punto

           di vista dei protagonisti di quella lontana vicenda. Così ci siamo sorpresi a raccontare
           con dovizia di particolari, reali o inventati, la bravata e le lacrime di un paio d’uomini
           che non abbiamo conosciuto ma che ci sono ormai vicini e famigliari.


           Per i nostri ragazzi si è così dispiegato un nuovo modo di far storia, non solo sulla
           pagina angusta del sussidiario, ma muovendo i passi dello storico – partendo da
           domande e interessi precisi – abbiamo realizzato un percorso complesso e completo,
           rigoroso e scientifico, al contempo conoscitivo, metodologico ed esperienziale, che ci

           ha arricchito non solo sul piano delle conoscenze, ma delle procedure, delle
           prospettive e della consapevolezza: ora sappiamo, sperimentalmente, che la storia ci
           riguarda!


           Perché riguarda i problemi e i progetti, le fatiche e le difficoltà di uomini e donne,

           bambini e bambine come noi ….
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