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Si è quindi condiviso il riferimento agli orientamenti e ad una rilettura di questi, secondo lo stile delle indicazioni6.
La seconda scelta ha riguardato il quadro teorico: l’importanza della manipolazione diretta di materiali ha condotto in modo naturale alla valorizzazione di temi su cui stavo lavorando da tempo, con insegnanti di altri ordini scolastici (primaria e secondaria). Mi riferisco, in particolare, all’approccio di derivazione vygotskiana in cui è centrale la mediazione (messa in opera dall’insegnante) del sapere matematico attraverso l’azione su materiali concreti (artefatti) e rappresentazioni (segni).
Non è un caso che il quadro della mediazione semiotica sia alla base anche di altri progetti di formazione in servizio realizzati nello stesso periodo7 con insegnanti di scuola primaria e secondaria. Così lo studio di un artefatto (ad esempio il pallottoliere) è definito da un copione che si ripete, per altri artefatti, nei diversi gradi scolastici per mezzo di una sequenza di buone domande, nate dall’incontro tra riflessioni teoriche e realizzazioni nella scuola.
Come sarà illustrato in modo dettagliato nel caso del pallottoliere, il copione introduce varie voci (nel senso di Bachtin8) che consentono di sfruttare il potenziale semiotico dell’artefatto, cioè quel doppio legame che lo mette in relazione con consegne adatte all’età degli allievi, da un lato, e con i contenuti del sapere oggetto dell’insegnamento, dall’altro. Gli atti del copione sono organizzati intorno a queste domande: |
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