INTERVISTA CON MARIA G. BARTOLINI BUSSI


Si cerca, piuttosto, di condurre le insegnanti ad una analisi culturale degli oggetti del sapere e del contesto in cui è svolta la loro attività, che dia loro la libertà di progettare e realizzare esperienze nuove. In questo modo si realizza una sinergia tra teoria e prassi, in una dialettica continua che consente di ampliare ed approfondire la riflessione teorica, da un lato, e di progettare e rileggere le esperienze realizzate nella scuola dall’altro.
Quando la comunità di pratica funziona, ogni membro contribuisce in modo attivo e paritetico con la sua professionalità. Le insegnanti devono sentirsi a loro agio, libere di esprimere dubbi, incertezze, posizioni critiche. L’esperienza è molto interessante anche sul piano scientifico, soprattutto in questi anni in cui la ricerca sulla formazione degli insegnanti di matematica occupa un posto speciale nella letteratura. In una comunità di pratica, i contributi delle insegnanti non sono mai mere repliche di attività presentate perché si intrecciano con i loro vissuti.
Consentono di leggere in filigrana il processo di interiorizzazione della relazione sociale vissuta nel gruppo: è come se la teoria, gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche prendessero nuova vita dalla narrazione di quello che è avvenuto nella scuola reale. A volte le insegnanti precorrono in modo intelligente ed istintivo i risultati di alcune ricerche.

 
Approfondimenti

Il versante istituzionale

Neri: insegnamento-
apprendimento un binomio inseparabile

Karen Wynn: numeri
nel primo anno di vita

Gelman e Gallistel: princìpi del contare

Il quadro teorico della mediazione semiotica

Chi è M.G.Bartolini Bussi

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