Page 23 - la scuola fuori da scuola
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OSSERVAZIONI FINALI







             Nella parte introduttiva sulle “motivazioni” del nostro approccio abbiamo dichiarato esplicitamente l’orizzonte pedagogico in cui
             ci siamo mossi.

             Partecipazione e coinvolgimento

             Dei ragazzi - La risposta dei bambini ci è sembrata sempre estremamente positiva fin dalla classe prima e non è venuta meno
             negli anni. L’intensità della proposta è progredita nel tempo, ma la partecipazione è stata entusiasta anche quest’anno , in
             quinta, allorché si è ulteriormente diversificata e ampliata. Perché mai i bambini dovrebbe rifiutare un approccio che li avvicina
             al modo di esplorare e di conoscere che sperimentano anche in famiglia e nella vita ordinaria?

             Dei genitori - Semmai qualche perplessità, a volte, la si incontra con i genitori, alcuni dei quali rivendicano idee molto precise
             sul far scuola, più memori della loro esperienza personale che non di indagini e aggiornamento. Il modello e gli schemi da loro
             introiettati li spingono non di rado a posizioni difensive, tradizionali, poco aperte alle innovazioni che, peraltro, non sono altro
             che il rilancio di fondate pratiche pedagogiche, oggi poco in auge, ma con un fondamento teorico e una storia più che
             autorevoli. Fortunatamente altri genitori si mostrano più disponibili e col tempo imparano ad apprezzare l’entusiasmo e le
             conoscenze dimostrate dai loro stessi figli.

             Capacità di problematizzare

             L’approccio conoscitivo pratico consente ai bambini una conoscenza empirica e più concreta delle cose. Imparano ad entrare
             nella realtà e nella complessità di ciò che studiano.

             “Il territorio vissuto” consente loro di farsi un’idea precisa, per fare un solo esempio, di cosa è e come è fatto “un argine”:
             riescono a capire come è stato costruito e riparato nei secoli passati dagli “scarriolanti” e come viene invece rinforzato oggi con i
             mezzi meccanici odierni; se arriva una piena, riescono a immaginare a che forze vengono sottoposti e qual è il pericolo reale;
             distinguono una “zona golenale” che può essere invasa senza danni dall’acqua del fiume, dalla campagna sottostante l’argine
             che, se allagata, subirebbe gravi conseguenze. Sperimentano come il fiume è antropizzato con costruzioni come gli argini che
             oggi, oltre alla funzione principale di proteggere dalle piene, hanno assunto quella secondaria di pista pedonale e ciclabile per il
             tempo libero, mentre un tempo era una via per contadini e campagnoli per raggiungere la città e il mercato; e ancora, si fanno
             un’idea concreta delle distanze, dei tempi di percorrenza, delle fatiche del procedere a piedi …




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